Migranti con regolare permesso di soggiorno sono stati trasferiti da Cas del territorio romano su una nave quarantena in rada a Palermo.
1. Migranti positivi al coronavirus sono stati trasferiti da Cas a Navi Quarantena
Le prime segnalazioni sono arrivate all’alba dell’8 ottobre: migranti con regolare permesso di soggiorno, uomini e donne “ospiti” dei Cas di Roma e di altre città d’Italia risultate positive al Coronavirus stanno per essere trasferite sulle così dette “navi quarantena”.
Si avvera così Il timore già espresso da avvocati e associazioni al momento dell’adozione della misura: le navi quarantena, da misura eccezionale destinata ai soli salvati in mare, rischiano di diventare nuovo luogo di detenzione per stranieri regolari e potenzialmente anche per italiani.
A Vincenzo Spagnolo che la intervistava per Avvenire, la ministra Lamorgese ha risposto in proposito: “Il trasferimento sulle navi adibite specificatamente alla quarantena è stato deciso per garantire l’applicazione delle misure di isolamento fiduciario dei migranti affetti da virus, a tutela degli altri migranti presenti nei medesimi centri e del personale che vi presta servizio, a causa del mancato reperimento di posti nelle strutture territoriali. Gli stessi migranti verranno ritrasferiti nelle province di provenienza, una volta accertata la negatività al virus. Ciò detto, è evidente che debba essere data priorità a una soluzione di queste emergenze nei territori e nelle regioni in cui i migranti sono ospitati, con il massimo impegno di tutte le istituzioni”.
Nel frattempo arriva anche la presa di posizione del Garante Mauro Palma:“Il trasferimento, inteso come allontanamento territoriale, diventa un elemento di criticità forte. Delocalizzare persone solo in virtù del fatto che risultano positive è un problema che si apre e ci sono diverse perplessità. Per i primi (ossia i nuovi arrivi) ho già scritto al governo: vorrei avere rassicurazioni sull’effettiva informazione che viene fatta sui diritti e rassicurazioni sulla capacità di rilevare i passati traumatici di quelle persone. Sul secondo punto, ossia sul trasferimento di chi è già nei Cas, chiederò chiarimenti al ministero perché mi lascia alquanto perplesso, questa non è una ospedalizzazione”.
Intanto a Bari, 80 persone sono risultate positive al Coronavirus: si sarebbero contagiate sulla nave quarantena nel porto della città.
2. Discriminazioni anche in aeroporto
Non solo Cas e Navi Quarantena, “L’Italia ha chiuso le porte ad almeno un centinaio di cittadini stranieri regolarmente residenti sul territorio nazionale per il timore di contagio da Covid-19″. A denunciarlo è l’Asgi, l’Associazione per gli studi giuridici, che ha certezza che ciò sia avvenuto almeno in 76 casi coinvolgendo persone originarie del Brasile, Bangladesh, e Repubblica Dominicana tutte respinte alla frontiera.
I dati, avverte il Fatto Quotidiano, sono aggiornati alla metà di agosto, quindi il numero potrebbe essere sensibilmente maggiore. "Persone trattate come dei detenuti e poi rispedite al mittente, nei Paesi d’origine, come pacchi postali. Ma ci muoveremo per vie legali" la presa di posizione dell'Asgi.
3. Rapporto Caritas Migrantes: meno nascite e meno acquisizioni di cittadinanza
“Rallenta in Italia la crescita della popolazione straniera residente: dal 2018 al 2019 si registrano appena 47 mila residenti e 2.500 titolari di permesso di soggiorno in più. A questo si aggiungono la diminuzione delle nascite (da 67.933 nel 2017 a 62.944 nel 2019) e le minori acquisizioni di cittadinanza (passate da 146 mila nel 2017 a 127 mila del 2019). In tutto, il numero dei cittadini stranieri residenti in Italia (compresi i cittadini comunitari), è pari a 5.306.548 (con un’incidenza media sulla popolazione italiana dell’8,8%), la maggior quota è rappresentata dai rumeni (1.207.919).” A fotografare lo scenario è il XXIX Rapporto Immigrazione di Caritas italiana e Fondazione Migrantes, presentato a Roma lo scorso 8 ottobre. Ne parla Eleonora Camilli su Redattore Sociale.
4. Liliana Segre: “sono stata clandestina sulle montagne”
“Io sono stata clandestina sulle montagne, sono stata richiedente asilo e so cosa vuol dire essere stata respinta”. L’ultimo discorso della Senatrice a vita Liliana Segre tocca molti aspetti relativi alla sua esperienza da richiedente asilo, un altro tassello di memoria che si è impegnata a tramandare alle nuove generazioni.
5. L’Algeria sta espellendo migliaia di richiedenti asilo in Niger
Secondo Human Rights Watch, le autorità algerine avrebbero espulso migliaia di migranti e richiedenti asilo presenti nel paese verso il Niger. Personale delle forze di sicurezza avrebbe organizzato vere e proprie retate alla ricerca di uomini e donne originarie dell’Africa sub sahariana in almeno nove città nelle ultime settimane. Anche minori sarebbero stati separati dalle loro famiglie durante gli arresti di massa. Migranti e richiedenti asilo raccontano di essere stati spogliati dei loro averi e di non aver avuto possibilità di presentare ricorso.
6. 12 pescatori partiti da Mazara del Vallo sono in arresto in Libia
Sulle sponde opposte del Mediterraneo, due gruppi di famiglie sono state trascinate in una piccola crisi internazionale, da quando la sorte di 12 pescatori italiani detenuti in Libia sembra dipendere da quella di quattro calciatori libici incarcerati in Italia per contrabbando di persone. A Mazara del Vallo, in Sicilia, i familiari hanno chiesto l'immediato rilascio di 12 uomini, parte di un equipaggio (gli altri sei sono tunisini) la cui imbarcazione è stata sequestrata il primo settembre scorso dalle motovedette libiche con l'accusa di pescare in acque territoriali. Sono stati portati a Bengasi, in Libia, dove il signore della guerra Khalifa Haftar avrebbe ordinato il loro arresto, a meno che l'Italia non rilasci i quattro libici le cui famiglie affermano siano stati ingiustamente condannati. Lorenzo Tondo sul Guardian.
7. Detenzione e alternative: uno studio analizza gli sviluppi durante la pandemia
Nell'ambito del "CPR Research Project", la Clinica legale dell'International University College di Torino ha studiato l'impatto della pandemia COVID-19 su alcuni centri di detenzione amministrativa in Repubblica Ceca, Italia, Slovacchia, Spagna, Svezia e Regno Unito. Lo studio ha analizzato gli sviluppi rilevanti che si sono verificati dopo lo scoppio della pandemia, come il rilascio dei detenuti, il ricorso a misure alternative e la situazione dei migranti che sono stati trattenuti senza interruzioni nei centri di detenzione.
8. Non solo Moria, a Lesbo il governo chiude altri 2 centri per migranti
Quattro settimane fa l’incendio che ha distrutto il più grande campo profughi d’Europa, quello di Moria sull’isola di Lesbo. Se mai più Moria è stato il refrain di quei giorni, quello che sta accadendo sull’isola va in tutt’altra direzione.
Mentre alcuni profughi vengono evacuati dall’isola per alleggerire il numero dei residenti del campo provvisorio di Kara Tepe, due altri piccoli campi sull’isola, definiti da diverse Ong e dai migranti che vi hanno risieduto “l’anti Moria”, stanno per chiudere. Si tratta del Pikpa camp e del primo campo di Kara Tepe - spiega Elena Kaniadakis su Euronews -, da non confondere con quello, più grande, che è stato costruito lì accanto per offrire un rifugio provvisorio ai 13 mila sfollati del campo di Moria.
“Finché l'Europa e il governo greco si saranno rifiutati di fornire alloggi e accoglienza dignitosi ai rifugiati, continueremo a difendere Pikpa, ora più che mai. Questa non è una lotta per difendere un luogo. Questa è una lotta per difendere la solidarietà, la dignità, l'uguaglianza e l'inclusione. Questa è una lotta per resistere all'agenda tossica di segregazione, contenimento, degrado, repressione, xenofobia e odio. Sappiamo di poter contare sul sostegno di tutta Europa - attraverso organizzazioni, istituzioni, politici e individui - e mobiliteremo questo sostegno con tutto il nostro potere. La decongestione dell'isola è l'unica soluzione, combinata con il mantenimento della capacità di accogliere persone in alloggi dignitosi come Kara Tepe e Pikpa. Il nuovo campo appena aperto, di sole tende poggiate sulla nuda terra, è disumano e inaccettabile” la nota di Lesvos Solidarity l’organizzazione che ha fondato il centro.
9. Una Task force per le ONG?
“La nave Alan Kurdi della Ong Sea-Eye è stata nuovamente sottoposta a un fermo amministrativo. È accaduto venerdì sera a Olbia. Si aggiunge alle altre navi umanitarie bloccate: Sea-Watch 3, Sea-Watch 4 e Ocean Viking. Solo Open Arms finora è riuscita a superare i controlli. «È ovvio che sono ispezioni politicamente motivate», afferma Valentin Schatz, ricercatore associato presso l’Università di Amburgo e l’Istituto per la legge del mare e il diritto marittimo. Schatz è consulente di Sea-Eye e rivela un elemento importante: nonostante le ispezioni che hanno causato i due fermi dell’Alan Kurdi siano avvenute in due porti diversi e lontani gli ufficiali sono gli stessi.” Un approfondimento di Giansandro Merli su il Manifesto.
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