Luoghi disumani come il campo profughi di Moria o il Cara di Mineo producono effetti devastanti sulla salute mentale dei rifugiati e richiedenti asilo. Uno studio di Medici per i Diritti Umani pubblicato sull’International Journal of Social Psychiatry mette in guardia Italia e Europa dalla logica dei grandi centri, definiti “luoghi ri-traumatizzanti”. Ce ne parla Serena Chiodo.
Dalla politica di accoglienza alla politica agricola. La PAC (Politica Agricola Comune) è la voce che assorbe la fetta più ampia del bilancio Ue e il Parlamento Europeo a fine ottobre dovrebbe esprimersi su una sua eventuale riforma. È qui che si inseriscono le lotte per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori agricoli sopratutto stranieri. Da Bruxelles ai campi del Sud Italia, Paolo Riva ci spiega le loro rivendicazioni.
Ecco poi la rassegna-web di questa settimana. Solo a settembre oltre 200 vittime in mare, l’Italia che ferma le navi Ong, la nave Alan Kurdi che sbarca ad Olbia tra proteste (leghiste) e solidarietà, "Italiani senza cittadinanza" che scrive a Lamorgese. Questo e molto altro nella nostra rassegna settimanale su rifugiati e richiedenti asilo.
Ad oggi, gli interventi di salute mentale per rifugiati e richiedenti asilo si sono sempre concentrati sui traumi subiti nei paesi di origine o lungo la rotta migratoria, tralasciando le condizioni di accoglienza post-migratorie. Le grandi strutture di accoglienza sono però “luoghi ri-traumatizzanti” con effetti deleteri sulla salute mentale di richiedenti asilo e rifugiati. Lo sottolinea uno studio dei medici di Medu appena pubblicata sull’International Journal of Social Psychiatry.
La Politica Agricola Comune (PAC) è la voce alla quale viene destinata la fetta più ampia del bilancio Ue. Per il periodo 2021-2027 ha potuto contare su oltre 336 miliardi di euro, in gran parte destinati direttamente agli agricoltori. A fine ottobre il Parlamento Europeo potrebbe votare la sua posizione sul progetto di riforma della PAC ed è qui che si inseriscono le lotte per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori agricoli. Da Bruxelles ai campi del Sud Italia, Paolo Riva ci spiega come.
Navi ong ferme, accordi con la c.d. Guardia costiera libica, operazioni di soccorso assenti. Tanti i fattori dietro un mese record per le morti in mare.