Quella appena trascorsa, dal punto di vista del soccorso in mare, è stata una settimana nevrotica: 3 ordinanze di divieto di ingresso in acque italiane per le navi delle ong, navi militari che sbarcano migranti senza problemi, multe combinate dopo aver accordato permessi. Intanto si attende di capire se un nuovo esecutivo a guida M5s Pd vedrà la luce, e se i recenti decreti sicurezza e immigrazione saranno superati.
1. Stato di emergenza: Eleonore forza il blocco
"La situazione pericolosa per la vita delle persone a bordo mi costringe a dirigere verso il porto più vicino".
Dopo un violento temporale è il Capitano Claus Peter Reisch a prendere la decisione: la nave Eleonore della Ong tedesca Lifeline - a bordo ci sono 104 persone - ha forzato il divieto di entrare in acque territoriali italiane e si è diretta verso il porto più vicino, quello di Pozzallo. La nave era in mare da 8 giorni ed è stata la prima, tra le barche delle tre Ong attualmente in missione, a ricevere il divieto dn ingresso firmato dai ministri Salvini, Trenta e Toninelli.
La nave è stata sequestrata subito dopo il suo arrivo nel porto di Pozzallo dalla Guardia di Finanza, mentre la Procura di Ragusa ha aperto un’inchiesta.
Salvini annuncia multe per la nave e si scaglia contro le ong, ma come ricorda il ricercatore Ispi Matteo Villa, se i 101 migranti a bordo sbarcassero, la situazione a oggi vedrebbe 472 persone sbarcate da navi Ong e 4.553 persone arrivate in Italia altri modi.
2. Mare Jonio: l’odissea continua anche dopo lo sbarco
Tutti a terra i migranti della Mare Jonio. Dopo che nei giorni precedenti le autorità avevano concesso a 64 tra minori donne e persone in difficoltà di scendere e dopo che il maltempo aveva costretto altre 3 migranti ad essere trasferiti sulla terraferma, finalmente anche gli ultimi 31 rimasti a bordo hanno potuto abbandonare la nave.
Parola fine al blocco dei 98 migranti salvati mercoledì scorso dalla nave di Mediterranea? Neanche per sogno. È di poche ore fa la notizia che le fiamme gialle multano i volontari per la violazione del decreto sicurezza bis, dopo che l'autorità portuale aveva concesso alla nave - oramai senza più nessun migrante a bordo - l'autorizzazione ad entrare in acque territoriali per ripararsi da una forte tempesta.
3. Libia: una Auschwitz a 120 miglia dall’Italia
Massimo Del Bene è un medico di fama mondiale e luminare della chirurgia della mano. Dall’ospedale San Gerardo di Monza, dove da anni ricostruisce gratuitamente (con i fondi della Caritas per coprire le spese vive) le mani dei migranti devastate dalle torture dei lager libici, ha visto passare decine e decine di migranti torturati le cui mani, parole sue, “non sono più utili nemmeno per vestirsi”.
Le storie che ha sentito raccontare dai suoi pazienti sono sempre le stesse e a Elisabetta Santon che l'ha intervistato per Rai News 24 si concede senza dubbi: “Abbiamo una Auschwitz a 120 miglia dalla costa italiana. E rimandarli laggiù significa riportarli a tutti gli effetti in un campo di concentramento. È il Medioevo che entra nella nostra civiltà”.
4. La nave Alan Kurdi fa rotta verso Malta
La Alan Kurdi, nave della ong tedesca Sea Eye con a bordo 13 migranti soccorsi lo scorso 31 agosto, si sta dirigendo verso Malta. Una volta giunta in prossimità di Lampedusa, infatti, si era vista costretta a cambiare rotta in seguito al divieto di ingresso firmato dal ministro dell'Interno Matteo Salvini e sottoscritto anche dai colleghi Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli.
Quello nei confronti della Alan Kurdi è il secondo divieto emesso in pochi giorni dal governo uscente, anche se con una nota stampa nella tarda mattinata di domenica 1 settembre, il ministero della Difesa ha fatto sapere che “in merito al divieto di transito e sosta nelle acque territoriali italiane imposto alla nave Alan kurdi si rileva che è necessario, nel più breve tempo possibile, portare assistenza a minori imbarcati e a tutte le persone bisognevoli di qualsivoglia forma di intervento nel rispetto, e per la salvaguardia, della vita umana”.
5. Quale politica migratoria?
Proprio in queste ore potrebbe concretizzarsi la nascita di un nuovo esecutivo, il Movimento 5 Stelle questa volta governerebbe in coalizione con il Partito Democratico. Nuovo governo che viene da pensare voglia allontanarsi dalla politica dei porti chiusi anche se finora, tra un divieto e l’altro, la svolta sembra lontana. Che il ravvedimento arrivi da Pozzallo? Il giornalista di Radio Radicale Sergio Scandura segnala che la città siciliana è pronta ad accogliere 29 persone salvate dalla nave militare Cassiopea, senza che questo desti allarmi o blocchi navali lunghi ore.
Ravvedimento che non c’è sicuramente stato nel partito leghista. Ieri il viceministro allo Sviluppo economico Galli ha dichiarato in tv che l’Italia paga la residenza in albergo a 3-4 milioni di migranti. Una bugia facilmente smentibile e che si è meritata il titolo di “panzana pazzesca” da Pagella Politica, la testata che si occupa di verificare le dichiarazione dei politici.
6. La Francia condanna gli identitari che tentarono di bloccare la rotta alpina
La loro condotta avrebbe potuto essere scambiata per un’operazione delle forze di polizia. È con questa motivazione che un tribunale francese ha condannato Clement Gandelin, Romain Espino e Damien Lefevre, rispettivamente presidente e portavoce di Generazione Identitaria, a sei mesi di carcere e alla perdita dei diritti civili per 5 anni.
I tre si erano fatti conoscere lo scorso anno quando, utilizzando anche un elicottero e un piccolo aereo, avevano tentato di chiudere un valico alpino utilizzato dai migranti che attraversavano la frontiera tra Italia e Francia.
Il tribunale ha anche multato il movimento di estrema destra per 75 mila euro.
7. Metaponto di Bernalda: dopo il rogo, lo sgombero
Almeno 130 migranti sono stati sgomberati mercoledì mattina scorso dai capannoni dell'ex complesso industriale Felandina nella piccola comunità di Metaponto di Bernalda in provincia di Matera.
Come ricorda Marina Luzz su Avvenire, lo sgombero è avvenuto dopo che lo scorso 7 agosto un rogo divampato all’interno dei capannoni era costato la vita a una giovane donna nigeriana Eris Petty Stone.
Quasi tutti gli uomini e le donne che avevano trovato rifugio nell’ex complesso industriale - occupato dal 2018 e che era arrivato ad ospitare più di 500 persone - lavorano come braccianti nei campi della zona. Su di loro pesa ora la mancanza di un piano di evacuazione e il rischio di perdere il lavoro:
“Il numero di alloggi predisposti in centri di accoglienza e dormitori non è sufficiente. Centinaia di uomini e donne non hanno alcuna idea di dove trascorreranno la notte. Pur riconoscendo l’insalubrità del sito sgomberato, in cui questo mese ha perso la vita una giovane donna in un drammatico incendio, gli sgomberi senza soluzioni abitative alternative non possono essere considerati misure sostenibili perché aggravano le vulnerabilità di queste persone ed i rischi per la loro salute", ha dichiarato Francesco Di Donna Coordinatore medico dei progetti di MSF in Italia.
8. Baobab è ancora sotto sgombero
Ennesimo sgombero del presidio di Baobab Experience a piazzale Spadolini, vicino la Stazione Tiburtina di Roma. Almeno una trentina di agenti in tenuta antisommossa sono intervenuti martedì mattina per accertamenti e “ripristino dell’ordine e del decoro”; l’operazione si è conclusa con 12 migranti portati in questura. Gli attivisti denunciano il comportamento degli agenti che, nel corso del controllo, avrebbero gettato coperte, vestiti e documenti.
“In questo contesto di odio e intolleranza inaccettabili, la nostra attività non si ferma e continueremo a denunciare e tutelare chi è privato di diritti e dignità”, fanno sapere gli attivisti.
Intanto, mentre in tutta Italia continuano gli sgomberi, a Cosenza qualcosa sembra andare diversamente: gli 80 occupanti dell'Hotel Centrale - migranti e famiglie del posto - hanno finalmente ricevuto una sistemazione dignitosa. Noi siamo stati a trovarli per raccontarvi della loro lotta e di una nuova idea per il diritto alla casa.
9. A Foggia il caporalato si combatte lavorando il pomodoro
Una linea di pomodoro trasformato da vendere sugli scaffali dei supermercati a un prezzo che tenga conto dei costi reali per produrlo: lavoratori regolarmente sotto contratto, costi per il trasporto della manodopera, spese di trasformazione.
Non è un utopia, ma il progetto presentato dall’Associazione No Cap di Yvan Sagnet a Foggia che ha già visto l’assunzione di 40 giovani da aziende del posto e che vorrebbe poi espandersi nel Metaponto e nel ragusano. È lo stesso Sagnet a spiegare alla Gazzetta del Mezzogiorno il perché di questi territori: “Abbiamo scelto le aree dove c’è grande concentrazione di lavoro extracomunitario e vi sono prodotti di grande commercializzazione. Un’operazione sociale, ma che punta anche sulla valorizzazione di un mercato, quello dell’ortofrutta, abbastanza bistrattato dalle grandi catene. Noi nel nostro piccolo vorremmo provare a invertire la rotta”.
10. Storia di un record finalmente italiano
Il suo allenatore non ha dubbi: “in carriera ho allenato gente fortissima, ma Great ha qualcosa in più: ha le potenzialità per diventare un fenomeno del salto con l’asta”.
Potenzialità che con un salto di 3,80 metri a 15 sono valse a Great Nnanchi il record italiano U16 di salto con l’asta.
Le imprese sportive di Great si intrecciano però con l’attualità italiana e con la politica che fatica a riconoscere diritti a tanti ragazzi nati e cresciuti nel nostro paese: il precedente salto - sempre da record - non era stato omologato record italiana perché secondo le regole di allora Great, che diventerà cittadina italiana a 18 anni, veniva considerata soltanto “equiparata”.
Poi la svolta, come riporta Open, in base all nuovo regolamento del Consiglio federal: ,anche gli atleti stranieri cadetti e allievi possono concorrere all’ottenimento delle migliori prestazioni italiane di categoria, dove siano tesserati per una società affiliata, siano residenti in Italia e nel nostro Paese frequentino gli istituti scolastici.
Per Great le cose erano già chiare da prima: “Come tutti gli atleti, io vorrei partecipare alle olimpiadi. E lo vorrei fare da atleta italiana”.
Scriveteci e diteci che ne pensate!
Il team di Open Migration