Più controlli, più rimpatri, accordi con un paese dell’altra sponda del Mediterraneo per impedire le partenze. La nuova linea del Premier Conte sembra una copia di quanto già fatto in passato, intanto continuano le partenze e soccorsi e accoglienza non sembrano rientrare tra le priorità.
1. Migranti: ecco la “nuova linea” dettata dal Premier
Più controlli, più rimpatri, un nuovo accordo con la Tunisia per bloccare le partenza: questa la strada tracciata dal Premier Giuseppe Conte nell’ennesima estate di “emergenza” sbarchi:
“Non si entra in Italia in questo modo e soprattutto in questo momento di fase acuta non possiamo permettere che la comunità internazionale sia esposta ad ulteriori pericoli non controllabili. Ci sono migranti che tentato di sfuggire alla sorveglianza sanitaria: non ce lo possiamo permettere. Dobbiamo essere duri e inflessibili", ha detto il premier Giuseppe Conte”.
Se proprio in questa direzione sembrano andare le parole del Ministro degli Esteri Di Maio -che annuncia nuovi accordi con la Tunisia sul modello di quelli con la Libia - dagli alleati al governo del Pd arrivano i primi malumori (poi smentiti) “si torna a rincorrere la Lega”.
Intanto la Ong SosMediterranée denuncia nuovi respingimenti in Libia.
2. Intanto a Lampedusa i migranti dell’hotspot sono stati trasferiti su una nave quarantena
Sono iniziate questa mattina nel porto di Lampedusa le operazioni di trasferimento dei migranti ospiti dell’hotspot dell’isola sulla nave quarantena Gnv “Azzurra”, poi interrotto - come riporta il Fatto Quotidiano - per via delle raffiche di vento a 22 nodi.
L’obiettivo è allentare la pressione sull’hotspot di contrada Imbriacola, che ha superato di dieci volte la sua reale capienza.
3. Rotta balcanica: se l’Italia respinge i migranti al confine orientale
“Nessuna prova scritta, nessuna traccia, nessun documento pubblicamente consultabile. Migranti trovati in stazione a Trieste che salgono su un furgone, svaniscono come fantasmi e riappaiono in Bosnia, fuori dalla UE”, così Lillo Montalto Monella su EuroNews descrive quelle che il Viminale chiama “procedure informali di riammissione”.
Per il Viminale - che ha messo nero su bianco la sua posizione, in risposta ad un’interrogazione parlamentare dell’on. Magi - "Non comportano la redazione di un provvedimento formale", vengono fatte "per prassi consolidata" sulla scorta di un accordo di riammissione Italia-Slovenia siglato nel 1996, otto anni prima dell'entrata nella UE di Lubiana. Ma soprattutto, possono essere applicate "anche qualora sia manifestata [da parte dei migranti] l'intenzione di richiedere protezione internazionale", si legge nella risposta all'interrogazione parlamentare.
Diversa la posizione di Asgi che parla di respingimenti illegittimi e che ha denunciato il tutto in una lettera inviata al Presidente del Consiglio, al Ministero dell’Interno e all’UNHCR.
Secondo il Border Violence Monitoring Network, solo a giugno, ci sarebbero stati 20 casi di respingimenti illegali che hanno colpito 351 persone.
4. Che fine ha fatto la legge sulla Cittadinanza?
“Difendevano la capitana Rackete, ma non hanno ancora abolito i decreti Salvini [...] la missione in Libia va avanti come prima. Discontinuità col governo grillino-leghista: nessuna. Tutto cominciò a settembre, quando Zingaretti giurava: "E' tempo dello ius soli", così Susanna Turco sull’Espresso descrive lo smarrimento della sinistra al governo.
Già, che fine ha fatto la legge sulla cittadinanza?
Sulle prime pagine del Guardian Giacomo Zandonini ci racconta la storia di Luca, chef romano nato e cresciuto in Italia, senza cittadinanza nonostante i suoi 32 anni trascorsi nel nostro paese. Come lui, 900.000 ragazzi e ragazze nati e cresciuti in Italia non ne sono cittadini, perché una legge che riconosca i loro diritti non è stata ancora approvata.
5. Nel dramma di Alì i fallimenti dell’accoglienza in Europa
“Sognava di diventare un cardiologo, ma si è suicidato a 14 anni in un centro per famiglie di profughi respinti a Glize, nella regione olandese del Limburgo. A raccontare la storia dell'adolescente siriano, Ali Ghezawi, sono stati gli stessi genitori, il padre Ahmad e la madre Aisha. Al giornale olandese Het Parol, i Ghezawi hanno detto che il figlio non ce la faceva più a vivere senza una casa, ormai da nove anni, fin da quando erano fuggiti dalla loro città, Daraa, distrutta dalla guerra”. La drammatica storia di Alì, 9 anni di odissea tra Libano, Spagna e Olanda, prima della tragica fine.
6. Caso Treviso: un po’ di chiarezza su migranti e contagi
A Treviso, più di un terzo dei migranti accolti nella caserma Serena, sono positivi al Covid: come riporta sul Corriere del Veneto Silvia Madiotto, su 315 tamponi, dei quali 290 sui profughi, i contagi sono 133.
Secondo Zaia, i focolai nelle caserme e nelle strutture per i migranti nella sua Regione sarebbero “la prova provata che questi immigrati ospitati, anche senza titolo, devono essere mandati a casa”. “Se non avessimo queste strutture – riporta Marco Assab su Open – non avremmo avuto focolai”. In ultimo ha aggiunto che “siamo riusciti anche nelle case di riposo ad avere contagio zero. Questi ragazzi in perfetta forma fisica dovevano stare più attenti”.
“Nonostante la propaganda - come spiega Eleonora Camilli - i focolai di coronavirus nel centro di accoglienza di Treviso (e in altri) non sono legati agli sbarchi e ai nuovi arrivi. Il problema sono passi improvvisate e mancanza di indicazioni chiare”.
8. Caso Open Arms: il Senato da l'ok al processo per Salvini
Lo scorso 30 Luglio, il Senato ha dato il via libera al processo contro l’ex ministro dell’interno Matteo Salvini. Il leader della Lega è accusato di sequestro di persona e omissione di atti di ufficio per aver impedito, nell’agosto del 2019, lo sbarco di 107 persone soccorse dalla nave spagnola Open Arms – fatte rimanere a bordo per venti giorni.
Protagonista dell’intera vicenda è proprio la Ong spagnola che tramite la sua difesa presentò prima ricorso al Tar del Lazio e poi sollecitò l’intervento della Procura di Agrigento, riuscendo a far sbarcare tutti i naufraghi. Legale di Open Arms è l’Avv. Arturo Salerni, la Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili (di cui Salerni è presidente) lo ha incontrato per fargli qualche domanda sul caso e sui suoi possibili sviluppi.
9. Iscrizione Anagrafica: le motivazioni della Corte Costituzionale
“Negare l’iscrizione all’anagrafe a chi dimora abitualmente in Italia significa trattare in modo differenziato e indubbiamente peggiorativo, senza una ragionevole giustificazione, una particolare categoria di stranieri”: così i giudici della Corte Costituzionale spiegano perché avevano dichiarato illegittimi i decreti sicurezza, voluti da Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno. Lo racconta Annalisa Girardi su Fanpage.
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