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La strage di Natale nel Mediterraneo


Foto via X/Sea Watch

Durante la notte di Natale 117 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo a causa di un nuovo naufragio. Nel frattempo politiche sempre più restrittive continuano a reprimere i diritti delle persone migranti.

1. Un nuovo naufragio a Natale

Nella notte di Natale il Mediterraneo Centrale è stato il macabro teatro di un nuovo naufragio.

“Secondo Alarm Phone, nella notte tra il 18 e il 19 dicembre una barca con 117 persone a bordo, partita da Zuwara, in Libia, sarebbe affondata. L’allarme è stato lanciato il 20 dicembre, quando l’organizzazione è stata informata della scomparsa dell’imbarcazione e della perdita di contatto con il telefono satellitare [...]. Secondo le informazioni raccolte, l’unico sopravvissuto sarebbe stato trovato il 21 dicembre da pescatori tunisini, allo stremo delle forze, su una barca di legno. L’uomo avrebbe raccontato che, poche ore dopo la partenza, le condizioni meteo sono peggiorate drasticamente, con venti fino a 40 km orari e mare agitato. Il naufragio sarebbe avvenuto poco dopo”, riporta Melting Pot Europa. E ancora: “Per l’intero giorno abbiamo continuato a tentare di contattare la barca via telefono satellitare, ancora senza esito. Anche i contatti con le autorità non hanno prodotto risultati. Quando abbiamo chiamato la Guardia Costiera italiana, ci è stato confermato che avevano ricevuto la nostra email, ma la chiamata è stata immediatamente interrotta, senza fornire ulteriori informazioni o rassicurazioni”, scrive il giornalista Davide Falcioni su Fanpage, riportando l’Ong Alarm Phone. 

“Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni nel 2025 ci sono stati circa 1.200 tra morti e dispersi nel Mediterraneo centrale, mentre i migranti respinti sono oltre 26mila. È stato un anno estremamente violento in tutto il Mediterraneo, da Gaza al Mediterraneo centrale”, scrive il giornalista Michele Gambirasi su Il Manifesto.

2. La “legge del ghetto” in Danimarca

Una controversa legge danese, definita "legge del ghetto", rischia di violare le norme antidiscriminazione dell'Ue. Così ha stabilito la Corte di Giustizia Europea. La sentenza arriva mentre i residenti contestano gli sfratti e i trasferimenti forzati legati ai piani di riqualificazione abitativa regolati dalla legge.

“La Corte di giustizia europea (Cgue) ha stabilito che la controversa legge danese sull'edilizia popolare, spesso definita la "legge del ghetto" [...], potrebbe costituire una discriminazione basata sull'origine etnica, infliggendo un duro colpo all'approccio del Paese nordico all'integrazione [...]. In una sentenza emessa il 18 dicembre, la Corte ha stabilito che spetta ai giudici danesi decidere se la legge violi le norme Ue sulla parità di trattamento. Il caso tornerà ora ai tribunali danesi per ulteriori deliberazioni e interpretazioni”, si legge su Info Migrants. E ancora: “La legge danese del 2018 sull'edilizia popolare impone alle autorità di elaborare piani di riqualificazione per le cosiddette aree di trasformazione. Si tratta di quartieri con difficoltà sociali ed economiche, come disoccupazione, criminalità e basso reddito, e in cui oltre il 50% dei residenti e i loro discendenti è classificato come immigrato da paesi non occidentali. In base alla legge, le associazioni per l'edilizia popolare devono ridurre la percentuale di unità abitative pubbliche per famiglie in queste aree al 40% entro il 1° gennaio 2030. Per farlo, i proprietari possono demolire blocchi residenziali, vendere immobili a costruttori privati ​​o convertire appartamenti per famiglie in unità più piccole”.

Infine: “In risposta alla sentenza, le associazioni per i diritti umani hanno affermato di ritenere che la sentenza confermi preoccupazioni di lunga data. Dina Hashem, consulente legale senior di Amnesty International Danimarca, ha definito la decisione un passo importante nella tutela dei diritti umani e nel rispetto dell'uguaglianza di tutte le persone, aggiungendo che il diritto alla parità di trattamento, indipendentemente dall'origine etnica, è un principio fondamentale che gli Stati membri dell'UE sono tenuti a rispettare nella propria legislazione nazionale".


3. Un altro Tribunale contro la repressione di governo

Con l‘ordinanza del 3 dicembre 2025, il Tribunale di Agrigento ha sospeso il fermo amministrativo della barca a vela TROTAMAR III, del CompassCollective, un rete di attivisti impegnata nel supporto delle attività di ricerca e salvataggio.

“Tale operatività – peraltro necessitata dalla notoria violenza delle autorità libiche e della loro collusione con trafficanti di persone, oltre che dal mancato rispetto di basilari diritti umani in Libia – aveva comportato il fermo amministrativo dell’imbarcazione e la comminazione di una sanzione amministrativa nei confronti del comandante e dell’armatore. Con l’ordinanza in questione il Tribunale di Agrigento specifica che, stante la natura sostanzialmente penale della sanzione irrogata e, comunque, in base alla legge (art. 1, l. 689/81, il quale riflette i dettami di cui all’art. 25, co. 2 Cost.), devono essere considerati prioritariamente il principio della tassatività e determinatezza della fattispecie nonché il principio del divieto di interpretazione analogica”, riporta l’Asgi.

E ancora: “L’importanza di tale pronuncia, rigidamente ancorata a precisi e corretti parametri normativi e principi generali dell’ordinamento, consiste nel rafforzare la convinzione che la mancata comunicazione con i soggetti libici da parte delle imbarcazioni della cd. Flotta civile non può essere oggetto di sanzioni”.


4. Se anche le Nazioni Unite non sono trasparenti

L'Oim, l'agenzia delle Nazioni Unite per le migrazioni, rivendica l'immunità Onu per giustificare il suo rifiuto di rilasciare documenti sul suo programma di rimpatrio volontario assistito e reintegrazione (Avrr) finanziato dall'UE in Grecia.

“I documenti, ovvero le relazioni annuali del programma, sono stati presentati dall'agenzia all'Agenzia greca per la gestione dei programmi europei (Ydeap) e alla Commissione europea [...]. La quantità di informazioni pubblicamente disponibili sul programma è in calo da anni. Fino al 2020, il sito web dell'Oim pubblicava regolarmente dati sul numero di cosiddetti rimpatri volontari facilitati dall'agenzia. Tuttavia, a dicembre ha smesso di aggiornare i dati e, a gennaio 2022, la piattaforma è stata completamente disattivata [...]. A ottobre, il New Humanitarian ha rivelato come l'Oim Grecia visiti regolarmente i migranti detenuti per incoraggiarli a registrarsi per il rimpatrio. Ciononostante, il programma non è riuscito a raggiungere i suoi obiettivi di espulsione negli ultimi sei anni, nonostante abbia ricevuto oltre 60 milioni di dollari di finanziamenti, principalmente dall'Ue”, scrivono la giornalista Hope Baker e i giornalisti Anas Ambri, Phevos Simeonidis sul New Humanitarian.

E ancora: “A luglio, abbiamo chiesto alla deputata del Parlamento europeo Tineke Strik di presentare una richiesta analoga alla Commissione europea per ottenere i documenti dell'Oim Grecia. Anche questa nuova richiesta è stata respinta. L'Oim si è opposta alla divulgazione dei suoi documenti, citando ancora una volta i suoi privilegi e immunità. A ciò si è aggiunta un'ulteriore giustificazione: la divulgazione avrebbe messo in pericolo la sicurezza interna della Grecia. Interrogata sulle affermazioni dell'Oim, Strik è stata inequivocabile: l'immunità delle Nazioni Unite non può essere usata come scudo contro il controllo democratico, ha affermato”.

5. Leggi più restrittive sull’immigrazione in Canada

Il governo liberale del Canada sta portando avanti una nuova e radicale legislazione contro i rifugiati che, secondo gli osservatori, inaugurerà una nuova era di politiche di confine in stile statunitense, alimentando la xenofobia e la tendenza a fare degli immigrati dei capri espiatori.

“Il disegno di legge C-12, o Legge sul rafforzamento del sistema di immigrazione e delle frontiere del Canada, prevede numerose modifiche in materia di sicurezza delle frontiere, oltre a nuove norme di ineleggibilità per i richiedenti asilo. La procedura è stata accelerata e approvata in terza lettura alla Camera dei Comuni l'11 dicembre, prima che i parlamentari si alzassero in piedi per le festività. Se riceverà l'approvazione del Senato a febbraio, il disegno di legge diventerà legge”, scrive la giornalista Olivia Bowden sul Guardian. E ancora: “Una di queste modifiche è che le richieste di asilo presentate più di un anno dopo l'arrivo del richiedente in Canada non saranno più inoltrate alla commissione per l'immigrazione e i rifugiati del Canada, ma saranno invece inviate a un funzionario dell'immigrazione per una valutazione del rischio prima dell'espulsione [...].”

Infine: “Secondo un recente articolo di opinione di 40 avvocati e professionisti del diritto pubblicato sul Toronto Star, tali valutazioni dipendono dalla lettura del fascicolo da parte di un singolo funzionario e hanno un alto tasso di rifiuto. Gli autori hanno sostenuto che la nuova legge evoca alcuni periodi inquietanti nella storia del Paese in materia di diritto dell'immigrazione, tra cui le politiche di esclusione all'inizio del XX secolo che prendevano di mira specifici gruppi razziali, tra cui i sud asiatici e quelli provenienti da Cina e Giappone”.


6. I nostri nuovi articoli su Open migration

Bruxelles - Tra la notte di mercoledì 17 e la mattina del 18 dicembre gli Stati membri dell'Unione europea e i relatori del Parlamento europeo hanno trovato un accordo su due importanti emendamenti a testi legislativi che mirano a limitare fortemente il diritto di asilo per come lo conosciamo oggi. Ce ne parla Lorenzo Di Stasi.


Alaa Faraj era stato condannato a trent'anni, accusato come molti altri ragazzi di essere un "capitano". Ma lui, come tanti altri, con i trafficanti di esseri umani non c'entrava nulla. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo ha graziato ieri, riconoscendo la portata di una giustizia cieca. L’editoriale di Patrizio Gonnella.

 

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