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Escludere, esternalizzare e punire

Mentre in Italia nulla cambia per i lavoratori e le lavoratrici migranti sotto Decreto Flussi, l’Ue continua ad esternalizzare i propri confini sulla pelle delle persone migranti. Un contesto sempre più globalmente securitario che non considera la tutela dei diritti umani fondamentali.
1. Nessuna novità sull’ingresso per lavoro in Italia
La campagna "Ero Straniero" ha pubblicato un comunicato esprimendo critiche in merito al Decreto Flussi recentemente approvato dalla Camera dei Deputati.
“Vi sono nel testo alcune novità che la campagna considera positive poiché vanno nella direzione del progressivo scardinamento del sistema rigido delle quote, verso un aumento delle domande che non ricadono più nei limiti annuali imposti dal decreto flussi, come nel caso degli ingressi extra-quota nel settore dell’assistenza alle persone anziane o con gravi disabilità. Ma niente è stato fatto – dal governo prima e nel corso del successivo passaggio alla Camera – per intervenire sulle conseguenze più gravi che l’attuale quadro giuridico comporta, e cioè la creazione di irregolarità rispetto a lavoratori e lavoratrici che con il decreto flussi hanno fatto ingresso in Italia, come la campagna Ero Straniero ha ripetutamente sottolineato nei dossier annuali di monitoraggio sugli ingressi per lavoro e ribadito nell’audizione presso la commissione affari costituzionali. Purtroppo i nostri rilievi sono rimasti completamente inascoltati”, si legge nel comunicato.
E ancora: “Dai dati forniti dal Viminale (aggiornamento a giugno 2025) emerge chiaramente che solo una parte, esigua, delle persone entrate con i click day degli ultimi anni – e cioè il 20% rispetto ai click day del 2023 e il 12% rispetto al 2024 – ha sottoscritto un contratto e ha un permesso di soggiorno per lavoro. Il resto, molto probabilmente, vive nel nostro Paese nella totale precarietà e senza documenti, a rischio sfruttamento”.
2. Il diritto di asilo è sempre più a rischio
Il diritto di chiedere asilo è sempre più messo in discussione in tutto il mondo, mentre i confini e il sentimento dell’opinione pubblica si fanno più rigidi.
“L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, l'Unhcr, sta promuovendo quello che definisce un "approccio basato sulle rotte”, scrive il giornalista Irwin Loy sul New Humanitarian. Al centro di queste politiche ci sarebbe la lotta la contrabbando e al traffico di esseri umani, tuttavia: “[...] alcuni osservatori si chiedono se l'importanza di aspetti come il controllo delle frontiere e i rimpatri sia più mirata ad affrontare le ansie xenofobe nel Nord del mondo”. In un’intervista a Elizabeth Tan, direttrice della protezione internazionale dell'Unhcr, quest’ultima, rispondendo alle critiche di tale approccio afferma: “Il nostro scopo non è ridurre il numero di richiedenti asilo che arrivano negli Stati Uniti, in Germania o nel Regno Unito – non è questo il nostro scopo. Anzi, sosteniamo che vengano prese in considerazione le richieste di asilo di chi arriva sul loro territorio. D'altro canto, ci sentite parlare continuamente dell'inadeguatezza del supporto ai rifugiati che si trovano nel Sud del mondo”.
E ancora, sostiene Tan: “Continuiamo a dire a Paesi come l'Australia, gli Stati Uniti e il Regno Unito – che hanno attuato qualche forma di esternalizzazione o che hanno cercato di attuare determinate politiche – che questa non è la strada giusta. Chiediamo un approccio più equilibrato: che sostenga i rifugiati dove si trovano, e che non li obblighi a proseguire. Se riescono ad andare avanti e a contribuire all'economia di un altro Paese, tanto meglio. Ma non è responsabilità di un singolo Paese”.
3. L’Ue continua a esternalizzare la detenzione di persone migranti
Sono stati stanziati 30 milioni di euro dal bilancio Ue per gli aiuti al Senegal per il controllo delle migrazioni.
“Nell'ottobre 2024, Jutta Urpilainen, ex Commissaria europea per i partenariati internazionali, ha visitato il Senegal. Durante la visita, ha annunciato che la Commissione avrebbe stanziato altri 30 milioni di euro per sostenere le autorità senegalesi nella lotta contro l'immigrazione irregolare. Secondo Urpilainen , il finanziamento "rafforzerà la capacità di fornire assistenza ai migranti, combattere la tratta e sensibilizzare l'opinione pubblica". Un recente reportage di Andrei Popviciu e documenti ottenuti tramite richieste alle istituzioni dell'UE offrono maggiori dettagli sui piani dell'Ue e del Senegal”, riporta Statewatch.
E ancora: “L'intervento è indicativo di una tendenza regionale più ampia di azioni finanziate dall'Ue che impongono misure di detenzione e ignorano le preoccupazioni relative ai diritti umani. Questo avviene sotto forma di "lotta al traffico di migranti", che è sia una condizione che un obiettivo del sostegno finanziario dell'Ue. Insieme, questi fattori costituiscono gli elementi costitutivi di una nuova era di “gestione” carceraria dell’immigrazione da parte dell’Ue nell’Africa occidentale”.
4. La Spagna apre due centri di detenzione in Mauritania
In un’inchiesta della testata giornalistica El Salto, sviscera gli accordi spagnoli per l’esternalizzazione delle frontiere in Mauritania, in particolare, per l’apertura di nuovi centri di detenzione.
“Dal 17 ottobre, la Mauritania dispone di due nuovi centri di detenzione per migranti, uno situato a Nouakchott, la capitale, e l'altro a Nouadhibou, al confine con il Sahara Occidentale, occupato illegalmente dal Marocco. Entrambi i centri sono stati istituiti dalla Fondazione per l'Internazionalizzazione delle Pubbliche Amministrazioni (Fiap), un'agenzia di cooperazione del governo spagnolo dipendente dal Ministero degli Affari Esteri. Le autorità spagnole affermano che queste strutture sono modellate sui Centri di Detenzione Temporanea per Stranieri (Cate) delle Isole Canarie e ammettono che, a differenza della Spagna, trattengono anche minori, compresi i neonati, una pratica vietata dalla legge spagnola”, scrivono i giornalisti Pablo Fernández, José Bautista e la Fondazione porCausa.
E ancora: “Negli ultimi anni, il governo guidato da Pedro Sánchez ha anche incrementato il trasferimento di equipaggiamento di intelligence e di polizia al regime mauritano, con l'obiettivo di reprimere la partenza di piccole imbarcazioni dirette alle Isole Canarie. Questa esternalizzazione del controllo delle migrazioni a paesi terzi, nota come "esternalizzazione delle frontiere" e attuata tramite la Fiap, ha portato la Mauritania a intensificare le retate per trattenere le persone migranti. Agenti della Guardia Civil e della Polizia Nazionale dispiegati nel paese partecipano a queste operazioni, che includono retate nelle abitazioni senza autorizzazione giudiziaria e arresti arbitrari basati sulla profilazione razziale”.
5. Omissioni di soccorso ai danni di minori sul confine bulgaro
Un'indagine di Frontex ha confermato che la polizia di frontiera bulgara non è intervenuta in seguito alle molteplici richieste di soccorso per tre minori egiziani, poi morti per ipotermia nei pressi del confine turco.
“L'agenzia di frontiera dell'Ue Frontex ha concluso che le autorità bulgare sono responsabili della morte di tre adolescenti egiziani, morti assiderati nei pressi del confine turco alla fine di dicembre, confermando le accuse di lunga data avanzate da gruppi umanitari che operano nella zona. [...] Frontex ha scoperto che la polizia di frontiera bulgara non è intervenuta nonostante abbia ricevuto ripetuti avvisi di soccorso e precise coordinate Gps, e che gli agenti hanno ostacolato le squadre di soccorso che hanno tentato di raggiungere i ragazzi”, riporta Info Migrants.
E ancora: “Nella cronologia dettagliata compilata in Frozen Lives, le squadre di soccorso hanno riferito di essere state ripetutamente fermate, perquisite e scortate lontano dalla zona dalla polizia di frontiera bulgara nella notte del 27 dicembre 2024. Le immagini incluse nel rapporto mostrano impronte di zampe di cane e segni di stivali attorno al corpo della prima vittima, che gli attivisti interpretano come prova che la polizia è arrivata sul posto prima di loro ma non è intervenuta”.
6. I nostri nuovi articoli su Open Migration
A quasi dieci anni dal referendum sull’Unione Europea e dalla vittoria del fronte Leave pro-Brexit, i temi della migrazione restano al centro del dibattito politico britannico. La figura politica più aggressiva su questo fronte resta Nigel Farage, ora leader di Reform UK. Tuttavia anche il partito Laburista sta adottando un approccio securitario in materia di migrazioni, assecondando i voti dell'estrema destra. Ce ne parla Angelo Boccato.
Il team di Open Migration
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