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Nella nuova puntata delle Cronache LeoniFiles, Serena Sileoni e Carlo Amenta approfondiscono le notizie della settimana, dall'albo Agcom per gli influencer, al dirottamento dei fondi Pnrr da Transizione 5.0, agli endorsement più bizzarri per i benefici della globalizzazione.
Se piacciono, regolamentali! L'albo Agcom per gli influencer
Agcom ha deciso di proseguire nel tentativo (già annunciato l'estate scorsa) di regolamentare gli influencer. L'Autorità ha istituito un albo a cui i creator che superano certe soglie di interazioni e follower sono tenuti ad iscriversi. Il garante ha inoltre reso noto che le infrazioni al codice di condotta che questi "devono" tenere in relazione ai loro contenuti possono valere sanzioni pecuniarie dai 250 ai 600.000 euro, oltre alla cancellazione dall'albo. Nella puntata viene spiegata la procedura bizantina prevista dall'Agcom per l'adempimento - che con nostra grande sorpresa non prevede notifiche via fax -, ma mentre ci chiediamo se l'Autorità sia l'organo più adatto ad occuparsi di una regolamentazione dalla dubbia necessità, la domanda che sorge è una sola: ma perché?
Transizione 5.0: soldi ce ne sono, ma non per chi lavora
Doveva essere la nuova via per innovare le imprese italiane e, come spesso accade, la pratica è stata infinitamente meno lineare. L'accesso ai fondi per Transizione 5.0 è infatti nel tempo diventata un labirinto di moduli e regole che hanno da una parte scoraggiato le imprese meno fornite delle risorse per far fronte all'onere burocratico, mentre dall'altra si sono trasformate, dopo il dirottamento dei fondi Pnrr da parte del governo, in una grossa perdita di tempo per le poche aziende che stavano seguendo l'iter. La storia ha una morale che in Italia si ripete troppo spesso: inutile vantarsi di aver messo a disposizione delle imprese l'ennesima cornucopia di incentivi salvifici, se poi si cambiano le carte in tavola ad ogni piè sospinto.
La globalizzazione non muore mai (per fortuna!)
Dichiarata defunta mille volte, la globalizzazione è più viva che mai. Persino Lula, ex simbolo del protezionismo sudamericano, oggi predica i vantaggi dell'integrazione economica. Dall'Economist alla realtà dei mercati, l'idea che la libertà di commerciare sia sinonimo di libertà tout court resiste e tocca versanti meno ovvi per chi la osserva da lontano, come per esempio la diversificazione del rischio. Oramai persino Paesi che non potrebbero essere più lontani dalla nostra idea di libertà (come la Cina) sembrano averne accolto i benefici: non sarà che forse siamo noi a prenderli per scontati?
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