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Da essenziali a vulnerabili, i lavoratori stranieri nel post emergenza
 
Con non poco retorica sono stati raccontati come eroi durante le fasi acute dell'emergenza Covid-19. Poco istruiti, poco retribuiti, "necessari" al nostro sistema produttivo - Andrea Oleandri aveva parlato di loro a proposito della regolarizzazione, spiegando come questa dovesse  avere come primo obiettivo il riconoscimento dei diritti per i lavoratori - parliamo di tutti quei lavoratori, in gran parte stranieri, che svolgono occupazioni essenziali per le nostre economie. Ora una ricerca dimostra come in tutta Europa possano essere tra i più vulnerabili in caso di una nuova crisi economica. Come ci racconta Paolo Riva, nel nostro paese più che altrove.

Ecco poi la nostra rassegna-web di questa settimana. Sbarcati a Malta i migranti a bordo della nave cargo Talia, in quarantena a bordo della nave da crociera Moby Zazà quelli dell'Ocean Viking, il sogno di Musa Jawara, presentati a Roma gli Stati Popolari. Questo e molto altro nella nostra rassegna settimanale su rifugiati e richiedenti asilo.

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Contratti più precari, salari più bassi e occupazioni che raramente possono essere svolte da remoto: i cittadini stranieri che hanno dato un grande contributo durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria rischiano di diventare le prime vittime della conseguente crisi economica. Una problematica europea che vale ancora di più per il nostro paese, ce ne parla Paolo Riva.
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Doveva essere la stagione della discontinuità ma le navi che soccorrono migranti fanno ancora fatica a vedersi riconoscere un porto sicuro. E mentre Malta e Italia si rimpallano le responsabilità, uomini e donne attendono in mare in spazi angusti e in condizioni igieniche scarse. Paradosso ulteriore per chi adduce il pericolo di contagio tra i motivi per cui non farli scendere.
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