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La Libia continua a violare i diritti delle persone migranti


Foto via X/Sea Watch

Mentre la Camera salva i ministri coinvolti nel caso Almasri dall’autorizzazione a procedere, la Libia spara nuovamente contro un’imbarcazione con a bordo persone migranti.

1. La Camera salva i ministri coinvolti nel caso Almasri

Il 9 ottobre la Camera ha votato per la non autorizzazione a procedere contro il Ministro dell’Interno Piantedosi, il Ministro della Giustizia Crosetto e il sottosegretario Mantovano.

“L’aver voluto giurisdizionalizzare questa vicenda, affidandola subito all’indagine della procura, ha ridotto le nostre capacità difensive in parlamento, perché eravamo vincolati dal segreto istruttorio – ha detto [Nordio]. Quindi quella stessa timidezza o addirittura menzogna che ci è stata attribuita in questi giorni dipendeva proprio dal fatto che non si potevano esternare alcune considerazioni. In pratica è l’ammissione che, all’informativa dello scorso febbraio, appena due settimane dopo il soggiorno italiano di Osama Almasri, i ministri hanno mentito alle camere. La storia dei cavilli e delle presunte sviste contenute nel mandato d’arresto della Corte penale internazionale era un diversivo per coprire la questione di sicurezza nazionale che ha portato alla liberazione del boia di Tripoli”, scrive il giornalista Mario Di Vito su Il Manifesto.

E ancora: “Biel Rouei Lam Magok [che per primo denunciò il governo], tramite il legale Francesco Romeo, ha fatto sapere che proporrà al tribunale di sollevare il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato innanzi alla Corte costituzionale e ciò per ristabilire il principio secondo cui spetta all’autorità giudiziaria il potere di applicare la legge e garantire la celebrazione del processo nei confronti di Nordio, Piantedosi e Mantovano”, riporta la giornalista Enrica Riera su Domani.


2. Ancora violenze da parte delle milizie libiche

Le milizie libiche sparano nuovamente contro le persone migranti.

“Due persone ridotte in fin di vita dalle milizie libiche e altre ferite mentre tentavano di attraversare il Mediterraneo a bordo di un peschereccio fatiscente. Centodieci persone o più, fra cui diversi bambini, che disperate per oltre 12 ore aspettano aiuto in zona di ricerca e soccorso europea e solo oggi riescono a raggiungere Pozzallo. Mentre in Italia cresce la mobilitazione contro il rinnovo automatico del Memorandum Italia Libia, la traversata del Mediterraneo si rivela sempre più una roulette russa”, riporta la giornalista Alessia Candito su Repubblica. 

E ancora: “L’allarme è scattato ieri, quando dal barcone, che aveva già raggiunto le acque di competenza maltese, è arrivata ad Alarm phone una prima richiesta di soccorso. “Aiuto, i libici ci stanno sparando, uno di noi è morto, altri sono feriti”. In realtà, non sarebbero ancora stati trovati corpi sul barcone, ma due persone sono ferite gravemente. Un uomo, colpito alla testa da un proiettile, è in coma. Si stanno verificando le condizioni per un trasferimento urgente in un ospedale più attrezzato, ma le possibilità di vita sono scarse”.

3. In Libia trovati 61 cadaveri

I corpi di 61 persone migranti sono stati recuperati nel corso delle ultime due settimane, ha dichiarato l'organizzazione governativa libica Emergency Medicine and Support Center.

“Nelle ultime due settimane, i rappresentanti dell'Emergency Medicine and Support Center (Emsc), che opera sotto l'egida del Ministero della Salute libico, hanno recuperato corpi lungo la costa della Libia occidentale. Il 12 ottobre, l'Emsc ha pubblicato un comunicato stampa in cui elencava diverse operazioni di recupero. Lungo la costa tra Zuwara e Ras Ajdir, sono stati recuperati i resti di tre corpi a Mellitah e di 12 corpi a Zuwara [...]. L'area in cui sono stati recuperati i corpi si trova nella Libia occidentale, più vicina al confine con la Tunisia. Ras Ajdir è una città di confine. I corpi sono stati recuperati e trasferiti all'obitorio per l'autopsia e la documentazione, e in seguito sepolti nel cimitero di Abu Kammash, ha dichiarato l'Emsc”, riporta InfoMigrants.

E ancora: “l'Agenzia delle Nazioni Unite per le Migrazioni (Oim) stima che attualmente risiedano in Libia ben 894.890 persone migranti, di 45 nazionalità diverse. Questi dati provengono [dall'ultimo monitoraggio] degli spostamenti [...] pubblicato a ottobre, che ha esaminato i dati tra maggio e luglio 2025. Si ritiene che circa il 53% delle persone migranti si trovi nella Libia occidentale e circa il 35% nella Libia orientale, governata da un governo rivale guidato dal feldmaresciallo Khalifa Haftar. Secondo le stime dell'Oim, circa il 12% dei migranti si trova nel sud del Paese”.


4. I richiedenti asilo deportati in Francia vivono nella paura delle ritorsioni dei trafficanti

Il primo gruppo di persone richiedenti asilo deportate in Francia nell'ambito dell'accordo "uno dentro, uno fuori" del partito laburista ha espresso il timore di essere inseguiti dai trafficanti e di essere rimpatriati forzatamente nei loro paesi d'origine.

“Parlando da un rifugio per senzatetto a Parigi nella loro prima intervista con i media, un gruppo di sei richiedenti asilo provenienti da diverse zone di conflitto ha dichiarato al Guardian che si nasconderanno se le autorità francesi cercheranno di trasferirli in un paese europeo dove sono state prese le impronte digitali prima del loro arrivo nel Regno Unito. Poiché il Regno Unito non fa più parte dell'Ue, non è in grado di verificare le impronte digitali dei richiedenti asilo in un database europeo. La Francia, invece, vi ha accesso”, scrive la giornalista Diane Taylor sul Guardian. E ancora: "siamo molto spaventati per quello che ci succederà, ha detto uno di loro. Ci è stato detto che possiamo chiedere asilo in Francia, ma nessuno ci ha spiegato cosa dobbiamo fare. Sono scappato dai trafficanti a Calais quando sono andato nel Regno Unito e ho paura che mi trovino qui e mi uccidano".

Infine: “due dei membri del gruppo con cui ha parlato il Guardian hanno dichiarato di avere 17 anni, ma il Ministero dell'Interno ha stabilito che ne hanno più di 18. Sono un ragazzo che è stato trasferito con la forza in Francia, ha detto un [ragazzo]. Da quando siamo arrivati ​​in Francia non abbiamo ricevuto alcun aiuto per quanto riguarda l'alloggio, i vestiti, l'istruzione o altro, ha detto un altro”.


5. “Rimpatrio o prigione”: dentro l’Oim e il fallimentare programma di rimpatrio dei migranti della Grecia

Il nuovo ministro greco per l'immigrazione, Thanos Plevris, ha dato un ultimatum netto a coloro che definisce "migranti illegali ".

“Un disegno di legge  presentato al parlamento greco a luglio propone di riformare le procedure di espulsione dei cittadini di paesi terzi. I richiedenti asilo respinti potrebbero [scontare] una pena da due a cinque anni se rimangono privi di documenti. Il nostro obiettivo è accelerare i rimpatri, prima ancora che la procedura di asilo sia completata, ha affermato Plevris all'inizio di agosto, durante una visita ai campi [profughi] vicino ad Atene”, riportano i giornalisti Phevos Simeonidis, Hope Barker e Anas Ambri. E ancora: “da settembre 2023, il programma di rimpatrio dell'Oim sembra prendere di mira i cittadini georgiani in Grecia, che ora costituiscono oltre l'80% dei rimpatriati. Adla Shashati, direttrice del Forum greco dei migranti, ha affermato che ciò è dovuto al fatto che molti georgiani arrivati ​​in Grecia negli anni 2000 non sono riusciti a mantenere uno status legale nel Paese”.

Infine: “molti georgiani si iscrivono al programma di rimpatrio per evitare di essere inseriti nella lista nera per entrare nell'area Schengen, il confine aperto dell'Europa, secondo quanto riferito da un leader della comunità georgiana in Grecia, che ha parlato a condizione di anonimato. Alcuni georgiani, i cui rimpatri sono stati assistiti dall'Oim, sono tornati in Grecia dopo non essere riusciti a trovare lavoro in Georgia”.


6. I nostri nuovi articoli su Open Migration

La “nuova Lampedusa” greca nell’isola di Gavdos

Le persone sbarcano nell'ultimo lembo di terra europea, in pieno mar Libico, tra Creta a Tobruk: nel silenzio e nel buio. Ce ne parla Lidia Ginestra Giuffrida.


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