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Le milizie libiche nuovamente coinvolte nelle violenze del Mediterraneo

La procura di Trapani ha avviato un’indagine contro ignoti sulle violenze denunciate dalla ong Mediterranea; l’Onu evidenzia in un rapporto che a Gaza è “genocidio”; teorie razziste dietro alle manifestazione a Londra.
 

1. Ancora violenze da parte delle milizie libiche

La procura di Trapani ha avviato un’indagine contro ignoti sui fatti denunciati dalla ong Mediterranea.

“Sulla notte degli orrori a cavallo tra il 20 e il 21 agosto, quando dieci migranti sono stati lanciati in mare con molta probabilità da uomini del governo di Tripoli, la procura di Trapani ha aperto un fascicolo d’indagine. È ancora contro ignoti e mira ad accertare le responsabilità dei fatti denunciati con un esposto da Mediterranea Saving Humans, l’ong che quella notte d’estate ha portato in salvo i naufraghi e che ora invita i magistrati siciliani a indagare per tentato omicidio”, scrive la giornalista Enrica Riera su Domani. E ancora: “Sulla notte degli orrori a cavallo tra il 20 e il 21 agosto, quando dieci migranti sono stati lanciati in mare con molta probabilità da uomini del governo di Tripoli, la procura di Trapani ha aperto un fascicolo d’indagine. È ancora contro ignoti e mira ad accertare le responsabilità dei fatti denunciati con un esposto da Mediterranea Saving Humans, l’ong che quella notte d’estate ha portato in salvo i naufraghi e che ora invita i magistrati siciliani a indagare per tentato omicidio.

Infine: “Tramite il suo esposto Mediterranea chiede alla procura siciliana che vengano sentite come persone informate sui fatti, insieme ai suoi attivisti e «all’equipaggio a bordo della nave al fine di acquisire informazioni su quanto accaduto che siano utili ad accertare i fatti e le conseguenti responsabilità penali. Per Mediterranea, alla luce dei fatti, non ci sarebbero dubbi: Il governo italiano appare complice del sistema”.


2. Servono vie sicure e legali 

Un nuovo rapporto How we can actually stop the boats del think tank British Future esorta il governo laburista ad ampliare l'accordo di asilo tra Regno Unito e Francia, sostenendo che solo una strategia costituita da rotte più sicure e regolarizzate, può ridurre gli attraversamenti irregolari della Manica.

 

“Lo studio British Future si basa ampiamente sull'esperienza degli Stati Uniti sotto la presidenza di Biden, dove un simile mix di cooperazione con i vicini, ampliamento delle vie legali e controlli più rigorosi delle frontiere ha ridotto i tentativi di attraversamento irregolare delle frontiere di oltre l'80% in un solo anno. Non si tratta semplicemente di sostituire l'immigrazione irregolare con quella regolare, ha affermato Steve Ballinger, curatore del rapporto. Offrendo un'alternativa credibile, si indebolisce il modello di business dei trafficanti. È quello che è successo negli Stati Uniti, dove gli attraversamenti irregolari delle frontiere sono diminuiti di oltre l'80% in un anno, dopo l'ampliamento delle rotte sicure", riporta InfoMigrants.

E ancora: “Il rapporto propone di accogliere dalle 25.000 alle 50.000 persone all'anno attraverso rotte regolari, e di rimpatriare rapidamente in Francia coloro che arrivano via mare. Sostiene che ciò rassicurerebbe l'opinione pubblica sul fatto che l'immigrazione è "sotto controllo", garantendo al contempo che il Regno Unito continui a rispettare i propri obblighi internazionali”.

3. Le Nazioni Unite: “a Gaza è genocidio”

Un'inchiesta indipendente delle Nazioni Unite ha concluso per la prima volta che Israele ha commesso un genocidio contro i palestinesi di Gaza e che i massimi leader del Paese hanno incitato al genocidio, in quella che è stata definita la scoperta più autorevole delle Nazioni Unite fino ad oggi.  “Oltre a sparare ai civili, le forze israeliane hanno ucciso intenzionalmente civili palestinesi a Gaza utilizzando munizioni ad ampio raggio che hanno causato un elevato numero di morti, secondo il rapporto”, scrive la giornalista Catherine Nicholls su Cnn. 

Nel frattempo l’Egitto continua a non voler accogliere le persone rifugiate da Gaza: “l'esercito israeliano ha già confinato i 2,2 milioni di palestinesi di Gaza in una piccola area della Striscia occupata. E il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ora accusato l'Egitto di aver scelto di imprigionare i residenti di Gaza che preferirebbero lasciare la zona di guerra [...]. Ci sono tre ragioni principali per cui l'Egitto si oppone a qualsiasi espulsione di palestinesi. In primo luogo, il Cairo sostiene di non poter essere complice di quella che equivarrebbe a una pulizia etnica dei palestinesi, una grave violazione del diritto internazionale. Costringere i palestinesi a lasciare Gaza eroderebbe ogni residua prospettiva di uno Stato palestinese. Le precedenti espulsioni forzate di palestinesi durante la Nakba (catastrofe) del 1948, e di nuovo durante la guerra del 1967 tra Israele e i suoi vicini, si sono rivelate permanenti. Molti dei palestinesi di Gaza provengono già da famiglie di rifugiati che furono sfollati dalle loro case nella Palestina pre-1948. Il re di Giordania Abdullah è stato altrettanto fermo nell'opporsi all'espulsione dei palestinesi nel suo paese”, scrive il professore Rory McCarthy dell’Università di Durham sull’Independent.


4. “Remigrazione” e razzismo nelle proteste a Londra

Le migrazioni sono state al centro delle manifestazioni dell’estrema destra a Londra.

“Gli slogan “Remigrazione” e “Fermate le barche” sono stati i più usati durante la manifestazione contro l’immigrazione convocata dall’estrema destra britannica il 13 settembre, a cui hanno partecipato circa 110mila persone. Probabilmente è stata la più grande manifestazione di questo tipo nel Regno Unito. L’ha convocata Tommy Robinson, leader del gruppo di estrema destra English defence league, dopo mesi di attacchi contro i centri e gli hotel che ospitano rifugiati e richiedenti asilo in diverse città del paese”, scrive la giornalista Annalisa Camilli su Internazionale. 

E ancora: “Tommy Robinson, pseudonimo di Stephen Yaxley-Lennon, ha definito l’evento la più grande festa della libertà d’espressione del paese e un’iniziativa per unire il Regno. Robinson, che ha 42 anni, ha fondato la English defence league nel 2001, un movimento apertamente islamofobo e xenofobo che ha organizzato nel corso degli anni numerose proteste anche violente contro gli stranieri e contro la presenza di comunità islamiche”.


5. La conta dei morti e dei dispersi in mare è infinita
Non si ferma la conta delle persone morte e disperse in mare. 


"[...] Secondo quanto riferito dall’UNHCR, al largo della Libia un’imbarcazione con 74 persone, per lo più rifugiati sudanesi in fuga da guerra e fame, si è capovolta con solo 13 sopravvissuti. Una notizia che arriva in concomitanza con l’annuncio dato dall’OIM di un’altra barca andata a fuoco, con a bordo, anche qui, 75 rifugiati, sempre sudanesi. 24 in questo caso le persone sopravvissute. Oltre un centinaio di morti, nello stesso tratto di mare, a distanza di un giorno l’uno dall’altro. E questo porta a un aggiornamento che conta oltre 500 persone annegate e 420 disperse (in pratica 920 morti), secondo OIM Libia, dall’inizio dell’anno fino al 13 settembre. Una data che sottolinea come, alla luce dei due episodi, i numeri, che rimangono sempre approssimativi e incapaci di raccontare per davvero il fenomeno, sono già cambiati", si legge su Nigrizia 

E ancora: "Se poi si sposta lo sguardo dal Mediterraneo all’oceano Atlantico centro-orientale, ci si accorge che anche là la conta delle persone morte in mare continua. Secondo la polizia spagnola, sarebbero oltre 50 le persone gettate in mare vive da un gruppetto di trafficanti. Per ora 19 in stato d’arresto, dopo i racconti dei sopravvissuti alla traversata avvenuta 11 giorni fa a largo delle isole Canarie".


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