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Back to school, senza cittadinanza
Foto via Dossier Statistico Immigrazione ([link removed])
Mentre le scuole di tutta Italia si preparano al nuovo anno scolastico, resta drammatica la situazione degli alunni e delle alunne di origine straniera, escluse dalla cittadinanza italiana. Nel frattempo, aumentano violenza e razzismo nei confronti delle persone rifugiate in Inghilterra.
1. Ritorno in classe senza cittadinanza
Italiani di fatto ma non secondo la legge. Oltre l’11% degli alunni e delle alunne iscritte a scuola non ha la cittadinanza.
“Continuano a chiamarli stranieri, inciampando nell’abitudine. Si soffermano sul loro background, provando a elencare solo le difficoltà. Li etichettano per riuscire a vederli con chiarezza, mormorando è impossibile. Secondo il Dossier statistico dell’immigrazione 2024 le scuole italiane nell’a.s. 2022/2023 contano un totale di 8.158.138 iscritti, l’11,2 per cento dei quali sono bambine/i e ragazze/i con cittadinanza straniera. Sono tantissimi, sono reali, riempiono le aule di scuola (e non solo) delle nostre città e dei nostri paesi ma noi, a quanto pare, non li vogliamo. Non li riconosciamo, non siamo in grado di sentirli parte di noi, di considerarli per ciò che sono: giovani italiane e italiani. È davvero ampia la stratificazione di domande, vuoti, abilità, conoscenze, conflitti e ricerche che si crea all’interno dell’identità di uno studente con background migratorio” riporta ([link removed]
i-reagire-sbn0583p) la scrittrice Espérance Hakuzwimana su Domani.
E ancora, si legge nel report ([link removed]) del Dossier Statistico Immigrazione: “Dopo le scuole medie, solo meno di un terzo degli alunni stranieri (32,9%) sceglie di proseguire gli studi in un liceo, mentre gli altri prediligono istituti tecnici (39,3%) o professionali (27,9%), dove la loro incidenza tra gli iscritti è quasi 3 volte superiore che nei licei (14,7% contro 5,4%). Inoltre la scuola continua a due velocità: ancora nell’a.s. 2022/2023 la quota di alunni stranieri in ritardo scolastico (26,4% con picco del 48,0% nelle scuole superiori) era 3 volte superiore a quella degli italiani (7,9%, con punta del 16,0% alle superiori)”.
2. Cresce il razzismo contro le persone immigrate in Inghilterra
Oltre 100.000 persone si sono radunate nella capitale britannica per uno dei più grandi raduni di estrema destra del Paese degli ultimi decenni.
“Il raduno Unite the Kingdom è stato organizzato da Tommy Robinson, un truffatore condannato con precedenti penali per violenza, e ha visto la partecipazione del miliardario Elon Musk tramite collegamento video. In mezzo a un mare di sventolamenti di bandiere e cori in stile calcio da parte di una folla numerosa che ha superato le aspettative, violenti scontri con la polizia hanno portato a decine di arresti” scrive ([link removed]) il giornalista Freddie Clayton su Nbc News. E ancora: “Robinson, il cui vero nome è Stephen Yaxley-Lennon, da tempo ispira raduni di seguaci per lo più bianchi e maschi, impegnati in campagne contro l'Islam e l'immigrazione. Ha definito l'evento di sabato come il più grande festival della libertà di parola della Gran Bretagna”.
In risposta è stata organizzata una contromanifestazione antirazzista: “alla contromanifestazione, organizzata dal gruppo di campagna Stand Up to Racism e a cui hanno partecipato le parlamentari di sinistra Zarah Sultana e Diane Abbott, la folla teneva cartelli con la scritta Welcome refugees [...]. Abbott ha accusato Robinson e i suoi alleati di aver diffuso "sciocchezze" e "pericolose" bugie secondo cui i richiedenti asilo sarebbero una minaccia [...]”, riporta ([link removed]) Al Jazeera.
3. La realtà delle persone migranti bloccate in Libia, Niger e Tunisia
A Ginevra, presso la sede dell’Unhcr è stato presentato il Book of Shame ([link removed]) (Libro della vergogna) dal collettivo Refugees in Libya con lo scopo di denunciare le atrocità ([link removed]) subite dalle persone migranti nel paese e le gravi mancanze dell’Unhcr nel garantire tutele in Niger, Libia e Tunisia.
“Il libro raccoglie dichiarazioni da aprile 2024 a settembre 2025 che spaziano dai centri di detenzione in Libia, ai campi isolati nel deserto in Niger e ai luoghi delle proteste in Tunisia. In Niger si parla in particolare del campo profughi di Agadez, inaugurato nel 2017 con fondi dell’Unione europea – erogati tramite il ministero dell’Interno italiano – e visto come parte di un nuovo programma regionale di protezione. Ufficialmente è un centro di transito, destinato a persone evacuate dalla Libia o intercettate in Niger in attesa di reinsediamento, in realtà è diventato un campo di confinamento nel deserto, con servizi totalmente inadeguati per le migliaia di profughi bloccati nel paese” scrive ([link removed]) il giornalista Stefano Mauro su Il Manifesto.
E ancora: “in questi anni l’Unhcr, responsabile della gestione, non ha mai dato seguito alle proteste – con manifestazioni e vittime – dei profughi relative alla carenza di cibo, di supporto psicologico e sanitario o alla totale mancanza di scuole o istruzione per i minori in una struttura dove oltre il 40% dei rifugiati sono bambini. Stesso scenario per la Tunisia dove, dopo il 2023, la situazione è totalmente cambiata in termini di accoglienza e attività di reinsediamento da parte dell’Unhcr. Anche a causa dei finanziamenti milionari europei per contenere i flussi migratori, delle dichiarazioni razziste da parte del presidente Kais Saied e successiva persecuzione dei rifugiati, con carcerazioni di membri di organizzazioni umanitarie”.
4. La Commissione Ue accelera sul nuovo sistema dei rimpatri
Nel suo discorso annuale sullo Stato dell'Unione (Soteu), la presidente della Commissione europea [Ursula von der Leyen] ha affermato che i rimpatri delle domande di asilo respinte devono essere accelerati e migliorati in tutta l'Unione, garantendo al contempo che il sistema di asilo rimanga "umano".
“Il nostro compito più importante è proteggere la nostra democrazia. Ma per farlo, dobbiamo anche dimostrare che la democrazia offre soluzioni alle legittime preoccupazioni delle persone. E in nessun caso ciò è più evidente che nel contesto delle migrazioni, ha affermato von der Leyen. Per questo motivo abbiamo proposto di triplicare i finanziamenti per la migrazione e la gestione delle frontiere nel prossimo bilancio. In questo modo potremo gestire efficacemente la migrazione e proteggere le nostre frontiere esterne. Ma è chiaro che serve di più”, si legge ([link removed]) su InfoMigrants.
E ancora: “certo, rispetteremo sempre i nostri obblighi internazionali. Ma dobbiamo essere noi in Europa a decidere chi si rivolge a noi e in quali circostanze, non i trafficanti di esseri umani. Stanno guadagnando milioni e milioni con le loro promesse ciniche, false e fatali”, ha sottolineato ulteriormente von der Leyen nel suo discorso.
5. Donne migranti e diritto alla salute
Nonostante le donne migranti rappresentino metà della popolazione migrante a livello globale, la loro situazione viene spesso trascurata.
“I dati del Dossier Statistico Immigrazione mostrano che una larga parte dell’immigrazione femminile in Italia avviene attraverso il ricongiungimento familiare . Tuttavia, molte donne intraprendono autonomamente il percorso migratorio, senza il supporto di familiari o partner. Il loro percorso si distingue dalla componente maschile per alcune specifiche caratteristiche poiché, il più delle volte, è segnato da esperienze di violenza, sfruttamento, stupri, tratta, abusi e ricatti di varia natura a partire dal Paese d’origine, fino alle nostre città che le continuano a coinvolgere e ricattare” riporta ([link removed]) l’esperta Gemma Martini su Melting Pot Europa. E ancora: “anche la percezione della salute delle donne è generalmente diversa da quella degli uomini. La relazione tra genere e salute si potrebbe facilmente chiarire attraverso questa frase: “Il tipo e il ritmo di lavoro degli uomini minaccia la loro vi
ta, mentre il tipo e il ritmo di lavoro del lavoro domestico femminile mette a rischio la qualità della vita delle donne”.
Infine: “[...]parlare della salute delle donne migranti non può ridursi alla “sola” questione della violenza: affrontare questa realtà richiede un cambiamento di paradigma nelle politiche europee e nazionali, occorre superare la neutralità apparente delle leggi e costruire strumenti giuridici e sociali capaci di riconoscere la complessità delle identità e delle esperienze”.
6. I nostri nuovi articoli su Open Migration
La Global Sumud Flotilla è in queste ore in viaggio verso Gaza. Iniziativa umanitaria internazionale portata avanti dalla società civile. La flottiglia è composta da più di 50 barche e partecipanti provenienti da 44 paesi. Salpate da Barcellona, Genova, Malesia, Tunisi, Catania, Siro, prevede di arrivare in Palestina a metà settembre. Un nuovo editoriale ([link removed]) di Patrizio Gonnella.
Borgo Mezzanone è un luogo noto, non tanto per il piccolo centro urbano, frazione di Manfredonia con circa 400 abitanti, quanto per l’insediamento spontaneo fra i più grandi d’Europa, dove da ormai vent’anni vivono in condizioni disumane migliaia di braccianti agricoli provenienti soprattutto dal Nord Africa e dall’Africa Subsahariana. Ce ne parla ([link removed]) Ilaria Romano.
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