Nuove testimonianze provano i respingimenti di migranti in Libia. Mentre l’Europa non interviene, ai guardacoste libici sono delegati i soccorsi in mare anche quando ci sarebbero altre imbarcazioni più vicine.
1. 93 persone rispedite in Libia, tra loro anche un neonato
Sei morti e 93 persone - tra cui un neonato, nato nel momento del naufragio - sono state riportate nell'inferno libico.
Accade il 26 Giugno, mentre il barcone era stato avvistato essere in difficoltà e alla deriva giù dal giorno precedente. A raccogliere l’allarme era stata la nave Mare Jonio di Mediterranea, che lontana dal gommone ha rilanciato l’allarme. In zona erano presenti navi militari di diversi Paesi e una fregata italiana antisommergibili, ma nessuno è intervenuto e i migranti sono stati catturati dai guardacoste di Tripoli.
Ma non è tutto. Come riporta InfoMigrants, le Ong riferiscono che il soccorso in mare è spesso interferito dai guardacoste libici allo scopo di riportare indietro i migranti. Quasi 500 sono stati rimpatriati in Libia negli ultimi giorni secondo l'OIM, l’agenzia delle Nazioni Unite per le migrazioni.
Intanto mentre il Ministro Lamorgese convoca per martedì il terzo incontro con la maggioranza, Conte vede il premier libico Serraj. Per Alessandra Sciurba di Mediterranea: "Italia e Ue scelgono di non salvarli, parlare di emendare gli accordi con la Libia è un insulto all'umanità".
2. La situazione nel Mediterraneo
La nave Ocean Viking ha soccorso nella notte 16 migranti nel Mediterraneo, sono ora 180 le persone che si trovano a bordo. Come racconta Annalisa Girardi su Fanpage, “nei giorni scorsi un uomo era stato evacuato dalla nave per ragioni sanitarie, venendo trasferito in acque internazionali a bordo di una motovedetta della guardia costiera italiana”.
Intanto salgono a 30 le persone positive al coronavirus sulla nave-quarantena Moby Zazà.
3. Maggiori partenze?
“Migranti e sbarchi: torna l'invasione? +150%, +300%, +700%.” Si chiede il ricercatore Matteo Villa, che su Twitter spiega come di per se le percentuali non vogliano dire nulla,
posto ad esempio che “l'anno scorso abbiamo avuto il numero più basso di sbarchi da un decennio a questa parte”.
4. Nuove minacce a Nello Scavo
“Ferma i tuoi sporchi affari. Altrimenti ti fermiamo noi” è questa la nuova minaccia ricevuta dal giornalista di Avvenire Nello Scavo. A scrivere l’intimidazione via Twitter è Neville Gafà, ex direttore dell’Ufficio del Primo ministro di Malta.
Su Linkiesta, Andrea Fioravanti ha intervistato il giornalista che dichiara: “C’è un problema di trasparenza su ciò che l’Europa fa nei rapporti con altri paesi membri e con la Libia.”
5. Sul virus dello sfruttamento
“Ora sta emergendo una nuova verità, una verità che molti avevano previsto: dove non ci sono diritti il virus si propaga e travolge tutto. I lavoratori stranieri contagiati nel mattatoio Tönnies in Germania che vivono ai limiti dell'umana sopportazione, i braccianti stranieri che lavorano in Italia nelle terre del Nord, del Centro e del Sud trattati come schiavi, sono la testimonianza che abbiamo venduto l'anima al profitto. E l'abbiamo venduta sul serio perché prima ancora di pensare che ci sia una correlazione tra pandemia e immigrazione, dovremmo ammettere che ciò che accade non è legale, che non è giusto e che non deve accadere più. Non ci possiamo arenare sulla provenienza di chi è vittima, dobbiamo lavorare per sottrarre le vittime ai loro carnefici. Salvo poi scoprire che i carnefici siamo noi. Sì, perché l'Occidente avanzato e produttivo schiavizza gli immigrati, confinandoli nell'illegalità e dunque nell’assenza dei diritti essenziali”. Una riflessione su sfruttamento e diritti di Roberto Saviano su Repubblica.
6. Pattuglie al confine con la Slovenia
“È emerso che dalla fine di aprile c'è stata una ripresa dei flussi migratori specie nell'area balcanica dove stazionerebbe un numero elevato di migranti fra Bosnia, Serbia, e circa 50 mila in Grecia. In considerazione di ciò sono state riattivate le pattuglie miste italo slovene" ed è stato avviato un programma di controlli "mediante l'uso di droni". Sono le dichiarazioni del ministro degli Interni Lamorgese
Come ricordano gli attivisti del Baobab, i respingimenti all’interno della Ue sono illegali, e anche un tribunale sloveno si era pronunciato a riguardo.
7. La Legge sulla cittadinanza non fa respirare un milione di italiani
“In Italia esiste una legge razzista che costringe gli italiani e le italiane senza cittadinanza a chiedere il permesso (di soggiorno) per respirare nel proprio paese. Si tratta di una situazione di evidente ingiustizia che riguarda un milione di bambini, adolescenti e giovani adulti, ma che fatica a diventare la priorità da affrontare sia per chi governa che per l’opinione pubblica. L’attenzione è sempre focalizzata su qualcos’altro anche quando è il razzismo a finire sotto i riflettori, come nel caso delle recenti proteste negli Stati Uniti. In Italia una marea di indignazione si è sollevata contro le falle del sistema e i crimini della polizia d’oltreoceano, ma i molti che a loro volta, in Italia, sono stati bersaglio del razzismo culturale o addirittura istituzionale sono rimasti perplessi”. Partendo dal “I can’t breath” americano, Jovana Kuzman e Paula Baudet Vivanco raccontano su Jacobin Italia come le leggi sull’immigrazione e sulla cittadinanza non facciano respirare centinaia di migliaia di persone.
8. La paura del contagio tra rifugiati Rohingya
Il distanziamento sociale non è semplicemente possibile per il milione di rifugiati Rohingya che vivono nel campo profughi di Cox Bazar, nel sud-est del Bangladesh. Le famiglie vivono all'interno di fragili baracche di bambù, utilizzando servizi igienici comuni. A volte mancano gli elementi più basilari, come il sapone, mentre l’acqua è poca.
Di fronte a condizioni di tale insalubrità e sovraffollamento, le famiglie dicono di temere che il coronavirus possa portare al disastro.
9. Sugli attacchi alla solidarietà in Francia
“Non succede solo in Libia, succede anche nel nostro paese”
Michel Rousseau, membro di All Migrants (Tous Migrants), parla delle intimidazioni della polizia e degli attacchi legali che sono stati diretti contro il suo collettivo, attivo nel portare soccorso ai migranti che attraversano la frontiera.
10. Per l’Onu l'Ungheria dovrebbe ritirare la nuova legge sull'asilo
In una nota rilasciata lunedì scorso dall’Unhcr, l’agenzia Onu esprime la sua preoccupazione per una legge adottata dal Parlamento ungherese il 16 giugno in risposta alla crisi COVID. L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ha chiesto all'Ungheria di ritirare la nuova legge che permette di respingere i richiedenti asilo alla frontiera, in quanto potrebbe violare le leggi internazionali ed europee.
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