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Nuovi attacchi razzisti e vecchie repressioni
Mentre sale la tensione in Spagna con nuovi attacchi razzisti nei confronti delle persone migranti, la Grecia decide di sospendere le richieste di asilo. Milioni di afghani rischiano l’espulsione dall’Iran.
1. Attacchi razzisti in Spagna
Diversi militanti neofascisti si sono resi responsabili di diversi attacchi nei confronti di persone migranti in diverse città spagnole.
“Lo scorso fine settimana è toccato a Torre Pacheco, cittadina di 40mila abitanti nel sud del paese, a cavallo tra Valencia e l’Andalusia. Dopo le prime aggressioni di venerdì sera, sabato nel centro agricolo in provincia di Murcia è andata in scena una battaglia campale tra militanti di formazioni neofasciste locali o giunti per l’occasione dal capoluogo, da Alicante e da Almerìa, e giovani nordafricani concentrati soprattutto nel quartiere di San Antonio. [...] Lo schieramento della polizia locale e dei rinforzi della Guardia Civil ha solo in parte impedito nuove aggressioni e scontri, frustrando le intenzioni di una ventina di estremisti di destra con il volto coperto che comunque hanno devastato il locale di un venditore di kebab”, riporta ([link removed]) il giornalista Marco Santipadre su Il Manifesto.
E ancora: “dietro la caccia agli stranieri e gli attacchi alle moschee, sempre più frequenti, non ci sono solo piccoli gruppi ma, accusano socialisti e sinistre, soprattutto l’odio diffuso da Vox, che non ha condannato le aggressioni di Torre Pacheco e anzi ha accusato le politiche “permissive” sull’immigrazione del governo di centrosinistra di essere all’origine di quanto è accaduto. La crisi dei socialisti – scossi dall’arresto per corruzione del numero tre del partito, Santos Cerdán, e dalle indagini su altri importanti dirigenti – ha convinto l’ultradestra a intensificare le campagne contro l’immigrazione, a suon di bufale e slogan razzisti. Una strategia che, a vedere i sondaggi, sembra pagare”.
2. La Grecia sospende le richieste di asilo
La Grecia ha annunciato di aver temporaneamente sospeso le procedure per la richiesta di asilo.
“Il passaggio verso la Grecia è chiuso, ha dichiarato ai parlamentari il primo ministro conservatore Kyriakos Mitsotakis. Qualsiasi migrante che entri illegalmente verrà arrestato e trattenuto, ha dichiarato. Il primo ministro, che ha voluto una politica migratoria fortemente restrittiva fin dal suo insediamento nel 2019, ha dichiarato che avrebbe informato l’Unione europea della sua decisione di “sospendere, inizialmente per tre mesi, le domande di asilo dei migranti in arrivo a bordo di imbarcazioni provenienti dal Nord Africa”, si legge ([link removed]) su Internazionale. E ancora: “la maggior parte degli arrivi avviene sull’isola greca meridionale di Creta e, non lontano dalla sua costa, sulla piccola isola di Gavdos. Le persone che chiedono asilo nell’Unione europea s’imbarcano dalla Libia, in particolare dalla città portuale di Tobruk, nella parte orientale del paese sotto il controllo del ma
resciallo Khalifa Haftar”.
3. Associazioni per la chiusura del Cpr di Brindisi
Si chiama No Cpr Brindisi ed è un network di associazioni che vuole battersi per la chiusura del Cpr della città.
“Tutti i Comuni della Provincia di Brindisi hanno ricevuto una lettera sottoscritta da 37 associazioni per la chiusura dei Cpr e l’abolizione della detenzione amministrativa per le persone migranti. Dopo la morte di Abel Okubor nel Cpr di Restinco si è costituito il Gruppo No Cpr Brindisi per continuare l’impegno che da anni le associazioni e i movimenti del territorio hanno assunto per la chiusura del Cpr di Restinco e di tutti i Cpr. La richiesta, destinata ai consiglieri e ai sindaci, nonché al presidente e i consiglieri provinciali, è di adottare un atto deliberativo di ferma contrarietà ai Cpr in quanto realtà patogene per le persone migranti, di cui violano i diritti fondamentali e mettono a rischio la salute e la vita” si legge ([link removed]) su Brindisi Today.
Così si legge nella lettera: “i Cpr sono luoghi da chiudere, strutture in cui la dignità umana è brutalmente calpestata, spazi di produzione della sofferenza, una vergogna legalizzata, per cui l'Italia è stata più volte denunciata dalle organizzazioni di tutela dei diritti umani, compresa la Cedu. Con il presente documento tutte le associazioni e i movimenti firmatari chiedono alle amministrazioni della Provincia di Brindisi e alla Provincia stessa l’adozione di un atto deliberativo entro 30 giorni dalla ricezione della presente [...]”.
4. Milioni di afghani espulsi dall’Iran
Secondo le Nazioni Unite, più di mezzo milione di persone afghane sono state espulse dall'Iran nei 16 giorni trascorsi dalla fine del conflitto con Israele, in quello che potrebbe essere uno dei più grandi sfollamenti forzati di popolazione di questo decennio.
“Per mesi, Teheran ha dichiarato la sua intenzione di espellere milioni di afghani senza documenti che svolgono lavori sottopagati in tutto l'Iran, spesso in condizioni difficili. Secondo l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), tra il 24 giugno e il 9 luglio 508.426 afghani hanno lasciato l'Iran attraverso il confine tra Iran e Afghanistan. [...] Sono state registrate 33.956 persone, mentre martedì sono state 30.635, dopo il picco di 51.000 di venerdì, in vista della scadenza di domenica imposta dall'Iran per la partenza degli afghani senza documenti”, scrive ([link removed]) il giornalista Nick Patron Walsh su Cnn. E ancora: “Mihyung Park, capo missione dell'Oim, ha dichiarato [che] ci sono migliaia di persone sotto il sole, e che è una situazione terribile. La scorsa settimana è stata davvero terribile".
E ancora: “Bashir, ventenne, ha dichiarato in un'intervista a Islam Qala, una città di confine nell'Afghanistan occidentale, di essere stato arrestato dalla polizia a Teheran e portato subito in un centro di detenzione. Prima mi hanno preso 10 milioni di toman (circa 200 dollari). Poi mi hanno mandato al centro di detenzione dove sono stato trattenuto per due notti e mi hanno costretto a pagare altri 2 milioni (50 dollari). Nel centro di detenzione non ci davano né cibo né acqua potabile. C'erano circa 200 persone lì, e ci picchiavano, ci maltrattavano, ha raccontato”.
5. La lunga procedura di asilo causa danni emotivi ai minori non accompagnati
Una nuova ricerca ([link removed]) dal titolo The Needs of Unaccompanied Asylum-Seeking Children and Young People Living in London del London Councils, organismo collettivo che riunisce le amministrazioni locali di Londra, rivela la tragica realtà della condizione dei e delle minori straniere non accompagnate in attesa di esito delle procedure di asilo.
“Il rapporto [...] presenta interviste dettagliate con 15 minori non accompagnati in diversi quartieri [...] di Londra. I risultati rivelano un sistema di asilo complesso che spesso non riesce a riconoscere o affrontare le esigenze dei minori non accompagnati che cercano protezione internazionale”, riporta ([link removed]) InfoMigrants. E ancora: “I giovani hanno descritto la procedura di asilo come lenta e incerta, con lunghe attese per le decisioni, che ha bloccato il loro futuro. Hanno affermato che i ritardi hanno avuto un impatto sul loro benessere mentale e hanno reso l'integrazione nella vita britannica molto più difficile. La mancanza di chiarezza nel processo, come la ricerca di un avvocato, ha lasciato molti di loro ansiosi, disorientati e isolati, incerti su quali passi intraprendere o sul supporto disponibile”.
Non mancano gravi criticità inerenti al trattamento discriminatorio di minori in quanto ritenuti “adulti”: “una delle lacune più spesso citate nel sistema di asilo è il modo in cui vengono attualmente effettuati gli accertamenti dell'età. Diversi minori hanno descritto questi accertamenti come invasivi e traumatizzanti. Quando le autorità hanno valutato in modo errato la loro età, alcuni sono stati collocati in strutture per adulti come gli hotel, privandoli dell'accesso ai servizi di assistenza all'infanzia e lasciandoli con un senso di maggiore isolamento”.
6. I nostri nuovi articoli su Open Migration
* Le parole con cui si scrive la storia di un continente hanno un potere immenso. Possono infatti contribuire ad innalzare muri di pregiudizio, seminare paura e distanza. Oppure possono riuscire a creare ponti di conoscenza, rispetto e sviluppo. Ce ne parla ([link removed]) Romina Vinci.
* La riacutizzazione periodica di crisi e violenze diffuse in quasi tutto il continente è la prima causa dell’emigrazione: in Africa sono almeno 25 milioni le persone che vivono al di fuori del paese di nascita, all’incirca una ogni cinquanta, e questo dato è destinato a crescere. Ce ne parla ([link removed]) Ilaria Romano.
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