
| Cronache dal Fronte Liberista |
Nella nuova puntata delle Cronache dal Fronte Liberista, Serena Sileoni, Carlo Amenta e Carlo Stagnaro discutono le notizie più importanti della settimana.
Il tribunale del Consiglio d'Europa contro l'invasione dell'Ucraina
Il Consiglio d'Europa ha approvato la formazione di una specie di tribunale di Norimberga per il crimine di aggressione contro l'Ucraina. La vicenda, che pure può sembrare ispirata ad un certo senso di giustizia, pone in realtà moltissime questioni dal punto di vista storico e giuridico, in quanto - proprio come fu per Norimberga - si tratta di un tribunale istituito a posteriori dei fatti che intende giudicare. Come può peraltro un organo, la cui giurisdizione non è riconosciuta dai soggetti giudicati, assolvere efficacemente al suo compito? In tempi di crisi della diplomazia e della politica internazionale, la domanda che si pone è se il ricorso a simili strumenti legali sia effettivamente utile alla causa degli aggrediti.
L'accordo USA e UK sulle tariffe e quello fra UE e Ucraina:l'unico dazio buono è quello che non esiste
Si è giunti ad un primo accordo fra Stati Uniti e Regno Unito, che prevede un significativo incremento dei dazi reciproci rispetto allo status quo precedente. Sebbene vi sia il sollievo del fatto che la quota sia inferiore a quella minacciata da Trump durante il Liberation Day, l'evidenza torna prepotente: non c'è dazio che tenga contro i benefici del libero scambio, anche in tempo di guerra. Un esempio sta nell'accordo emergenziale stipulato tra l'Unione Europea e l'Ucraina all'indomani dell'invasione russa, che prevedeva sostanzialmente l'azzeramento temporaneo dei dazi su una pluralità di beni, fra cui quelli agricoli, che ha non solo aiutato almeno una piccola parte dell'economia ucraina che diverrà ancora più importante con la ricostruzione, ma ha anche avvantaggiato i consumatori europei fornendo loro beni a prezzi più bassi. Quest'ultimo accordo è prossimo alla scadenza e, paradossalmente, vi è una forte resistenza della Polonia (o, meglio, dei suoi produttori) verso il rinnovo. Vincerà il buonsenso o la cara vecchia logica dell'accontentare pochi e farne pagare il prezzo a molti?
Trump colpisce ancora: l'ordine esecutivo sui prezzi dei farmaci
Il vecchio slogan di una nota pubblicità recitava: "Immagina. Puoi". Donald Trump sembra avere interiorizzato la massima, anche se forse non nel senso più positivo possibile. L'ultimo bersaglio in ordine di tempo degli ordini esecutivi del Presidente USA sono infatti i produttori farmaceutici, a cui Trump ha intimato di regolare i prezzi sui livelli più bassi applicati nei loro mercati esteri. Posto che è pacifico che i prezzi non si possano stabilire per decreto - a meno di non volerne poi soffrire le conseguenze - nel caso dell'industria farmaceutica vi sono considerazioni che spaziano sia dalla capacità di permettere la vendita di certi trattamenti in Paesi dal potere d'acquisto molto ridotto (si pensi ai farmaci per l'AIDS in Africa) che, in direzione inversa, sul costo sostenuto in patria da tali aziende per la ricerca, i cui benefici in effetti si espandono oltre la platea dei consumatori nazionali.
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