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Coronavirus: cosa sta accadendo lungo le tradizionali rotte migratorie?

Accordi controversi (come il Memorandum tra Italia e Libia), fondi europei destinati alla cooperazione e utilizzati invece per il controllo delle frontiere, la violenza della polizia lungo la rotta balcanica o nei centri per migranti in Libia. E poi ancora tensioni tra paesi mai sopite e migranti spesso usati come arma di ricatto, mentre su tutto aleggia la paura del contagio spesso usata per giustificare ben altri scopi. Sono solo alcuni degli aspetti toccati ieri dai giornalisti Nancy Porsia, Christian Elia e Giacomo Zandonini nel corso della diretta Facebook "Le rotte migratorie durente l'emergenza coronavirus". Ecco cosa ci hanno raccontato

Ancora un approfondimento dalla rotta balcanica. In uno stato di diritto, privare - senza legittimo motivo - un individuo della propria libertà di movimento non dovrebbe essere possibile. Nozione scontata? Non per chi intendeva fare domanda di asilo in Ungheria. Ora le zone di transito sono finalmente chiuse, ma Budapest non ha ancora alcuna intenzione di lasciar attraversare i propri confini ai migranti. Ce lo racconta Anna Dotti.

Chiudiamo con la rassegna-web di questa settimana. Le vite dei migranti contano? Per il Consiglio di Stato Riace fu “modello encomiabile”,  Malta potrebbe aver stipulato un patto con la Libia per respingere i migranti, a Lampedusa a fuoco due luoghi simboli dell'accoglienza. 
Questo e molto altro nella nostra rassegna settimanale su rifugiati e richiedenti asilo.

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Cosa sta accadendo lungo le tradizionali rotte migratorie? Ne abbiamo parlato in diretta Facebook con in giornalisti Christian Elia, Nancy Porsia e Giacomo Zandonini. Partendo dal lontano Sahel, passando per la Libia e attraverso la rotta balcanica e il Mediterraneo centrale, abbiamo approfondito questi aspetti con tre grandi conoscitori dei luoghi e della materia, i giornalisti Nancy Porsia, Giacomo Zandonini e Christian Elia. Un’occasione incredibile per approfondire molti aspetti rimasti purtroppo sopiti durante il periodo di emergenza.
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Privare, senza un legittimo motivo, un individuo della propria libertà di movimento non è possibile in uno stato di diritto. Sembrerebbe una nozione scontata, ma non lo era per i rifugiati che intendevano fare domanda di asilo in Ungheria. Ora - dopo l'intervento della Corte di giustizia dell'Unione Europea - Budapest ha acconsentito alla chiusura delle zone di transito dove intrappolava i richiedenti asilo, ma non ha ancora alcuna intenzione di lasciar attraversare i propri confini ai migranti. Ce lo racconta Anna Dotti.
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Nella settimana in cui in tutto il mondo - Italia compresa - migliaia di persone sono scese in strada per ricordare che la vita vale al di là del colore della pelle, alle frontiere europee tutto procede come sempre, tra violenze, fake news su invasioni imminenti e morti in mare.
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