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Subject I confini continuano a mietere vite
Date March 24, 2025 9:05 AM
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I confini continuano a mietere vite

Foto via Twitter/SeaWatch ([link removed])


8.938 persone sono decedute nelle rotte migratorie nel 2024 secondo l’Oim. Il numero più alto mai registrato in un solo anno; nel frattempo il sistema di accoglienza versa in uno stato di abbandono. La Svezia punta a restringere i criteri per l’ottenimento della cittadinanza.
1. Il 2024 è stato un anno letale per le persone migranti

Almeno 8.938 persone hanno perso la vita lungo le rotte migratorie nel 2024: il numero più alto mai registrato in un solo anno, riporta ([link removed]) l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim).
“Oltre che a livello globale, il 2024 è stato l'anno più letale mai registrato anche in numerose regioni specifiche, tra cui l'Asia (2.778 persone decedute), l'Africa (2.242) e l'Europa (233). Le 2.452 morti documentate nel Mar Mediterraneo nel 2024 non rappresentano il massimo storico annuale, ma il numero elevato dimostra la necessità urgente di sistemi adeguati di ricerca e soccorso, così come di percorsi migratori sicuri e regolari come alternativa a questi viaggi rischiosi. I dati definitivi per le Americhe non sono ancora completi, ma almeno 1.233 persone sono morte nel 2024, comprese le 341 vittime nei Caraibi e il numero record di 174 migranti deceduti attraversando il Darién”, si legge sul sito dell’Oim. E ancora: “Nel mondo, la violenza continua a essere una delle principali cause di morte per le persone in movimento. Dal 2022, almeno il 10% di tutti i decessi registrati tra i migranti è dovuto alla violenza. Nel 2024, questo è particolarmente evidente in Asia, dove quasi 600
persone hanno perso la vita lungo le rotte migratorie in Asia meridionale e sudorientale a causa della violenza subita durante il viaggio”.

Infine: “L'aumento delle morti è terribile di per sé, ma il fatto che migliaia di persone restino ogni anno non identificate rende questa tragedia ancora più profonda”, ha affermato Julia Black, coordinatrice del progetto Missing Migrants dell'Oim. “Oltre alla disperazione e alle domande irrisolte delle famiglie che hanno perso una persona cara, la mancanza di dati completi sui rischi affrontati dai migranti ostacola risposte efficaci in grado di salvare vite”.
2. Lo stato di abbandono del sistema di accoglienza

Il nuovo rapporto ([link removed]) “Accoglienza al collasso” di ActionAid e Openpolis rivela il pessimo stato del sistema di accoglienza italiano.

“Il parlamento [...] negli ultimi anni ha approvato varie norme che tuttavia non rispondono alle necessità che emergono dall’analisi del sistema di accoglienza andando, semmai, in direzione opposta. È il caso del decreto legge 20/2023, con cui il governo ha nuovamente escluso i richiedenti asilo dal Sistema di accoglienza e integrazione (Sai), seppur con alcune eccezioni, mentre al contempo riduceva, fino a quasi azzerarli, i servizi di assistenza sociale previsti nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas). Questi ultimi, inoltre, continuano a ospitare la maggior parte delle persone accolte, confermando il fatto che un fenomeno del tutto ordinario viene immotivatamente gestito come un’emergenza”, riporta ([link removed]) Openpolis. E ancora: “Un altro elemento di forte novità introdotto dal decreto è rappresentato dai cosiddetti “centri temporanei”, un vero e proprio nuovo circuito di accoglienza, completamente sforniti di ogni
servizio sociale, a cui le prefetture possono ricorrere temporaneamente in caso di necessità. Il ministero non ha rilasciato dati su queste strutture sostenendo di non disporre di queste informazioni. Una risposta che, oltre a rendere impossibile un vero e proprio monitoraggio civico, desta preoccupazione circa la capacità dello stato di conoscere effettivamente il funzionamento del sistema”.

Infine, vengono lesi anche i diritti dei minori non accompagnati: “con i recenti interventi la situazione è cambiata. Infatti, in caso di indisponibilità di posti nel Sai, prima di sollecitare l’ente locale, si deve verificare la possibilità di accoglienza nei Cas per minori. Le norme inoltre prevedono per questi centri la possibilità di realizzarli o ampliarli oltre i limiti di capienza, in deroga alla normativa. Inoltre viene esplicitamente aperta la possibilità che i minori trovino accoglienza nei Cas per adulti. Una decisione criticata anche dal garante per l’infanzia, che ha ribadito come non sia affatto opportuna la promiscuità di ambienti tra adulti e minori non accompagnati”.
3. La Svezia vuole rendere più difficile l’ottenimento della cittadinanza

Il governo svedese ha annunciato piani per rivedere i requisiti di cittadinanza. Le misure includono l'estensione del periodo di residenza e l'aumento dello stipendio mensile lordo richiesto.

“Alcune delle misure proposte includono: estendere i requisiti di residenza da cinque a otto anni, compresi nuovi test per la lingua svedese e la conoscenza della cultura svedese, introducendo un requisito di autosufficienza per i richiedenti la cittadinanza, tra cui, aumentando la soglia del governo precedente di sole 6.186 corone svedesi più (562 euro) le spese di alloggio e aumentare il minimo di sussistenza utilizzato nei casi di indennità integrativa salariale a uno stipendio mensile lordo di 20.000 corone svedesi (1.815 euro)”, riporta ([link removed]) Info migrants. Ciò si aggiunge a una serie di provvedimenti sempre più securitari che il governo svedese sta prendendo da tempo: “la Svezia ha implementato varie misure volte a rendere più difficile presentare domanda di asilo. Tali misure includevano la riduzione del numero di permessi di soggiorno temporanei per i richiedenti asilo, il rafforzamento del
ricongiungimento familiare e l'aumento dei requisiti di reddito per i visti di lavoro”.

“Il governo sta anche valutando un disegno di legge per impedire ai richiedenti asilo respinti di presentare nuovamente domanda di asilo senza prima lasciare il paese. La mossa mira a impedire ai richiedenti asilo respinti di andare "in clandestinità" e vivere discretamente per aspettare la scadenza dei quattro anni di prescrizione per l'asilo prima di presentare nuovamente domanda”.
4. Visti negati italiani negati a studenti e studentesse straniere

Il Ministero degli Affari Esteri continua a ignorare i ricorsi da parte di studenti e studentesse straniere extra Ue che chiedono visti per viaggiare in Italia.

“[...] Sono tanti i casi di questo tipo che evidenziano il potere discrezionale delle ambasciate italiane all’estero attuato nei confronti degli studenti stranieri e per cui la Farnesina ha dovuto soccombere più volte in giudizio davanti al Tar del Lazio e al Consiglio di Stato [...]”, scrive ([link removed]) il giornalista Gaetano De Monte su Domani. E ancora: “l’Amministrazione resistente ha ritenuto di dover rifiutare il rilascio del visto di ingresso per studio, evidenziando, unicamente, l’inadeguatezza dei mezzi di sostentamento esibiti dal soggetto sponsor al supporto economico del richiedente. Secondo il legale, il presunto accertamento poggia, tuttavia, su una totale carenza di attività istruttoria, rimanendo, nella sostanza, una mera congettura. Il sospetto, dunque, come per altri casi simili riscontrati da Domani, è che l’ambasciata abbia evidenziato l’esistenza del rischio migratorio
come base del diniego, ma senza poggiarlo su basi normative concrete. Da qui discende un gravissimo quanto lampante pregiudizio al diritto di difesa della ricorrente, tutelato dall’art. 24 della Costituzione”.
Infine: “di fronte a queste applicazioni arbitrarie e discrezionali della normativa sul rilascio dei visti da parte di molte rappresentanze consolari italiane all’estero e, nonostante le condanne, la Farnesina tace. Come nel caso dell’interrogazione parlamentare presentata l’8 novembre scorso rimasta tuttora lettera morta e, attraverso cui, la deputata, Rachele Scarpa, aveva chiesto al ministro Antonio Tajani se abbia piena contezza delle problematiche prassi delle ambasciate italiane nel mondo ed anche dell'ufficio ispettivo del ministero”.
5. La violazione sistematica dei diritti umani tra Polonia e Bielorussia

La Polonia sta portando avanti una nuova controversa legge, sostenuta dai leader dell'Unione Europea, per sospendere l'accesso all'asilo per i nuovi arrivati ​​che attraversano il paese attraverso la Bielorussia, dopo aver accusato Mosca di usare i flussi migratori come armi per mettere a repentaglio la sicurezza nazionale.

“A ottobre, [Donald] Tusk [presidente della Polonia] ha affermato che l'afflusso di potenziali migranti, molti dei quali provenienti dall'Africa e dal Medio Oriente, è stato orchestrato dalla Russia, definendolo "guerra ibrida". Si presume che le guardie di frontiera bielorusse stiano attivamente aiutando i gruppi che tentano di attraversare il confine, ha affermato Tusk in precedenza, nel tentativo di bloccare le risorse e destabilizzare la Polonia. La legge autorizzerebbe il governo a sospendere la registrazione delle richieste di asilo nelle zone di confine designate per un massimo di 60 giorni, che potrebbero essere estesi con l'approvazione del parlamento. I gruppi vulnerabili, tra cui minori non accompagnati e donne incinte, sono esentati”, riporta ([link removed]) il giornalista Bartosz Brzeziński su Politico. Tuttavia, “[...] le associazioni umanitarie hanno criticato il piano, definendolo illegale e avvertendo che
l'attuazione di respingimenti viola sia il diritto dell'Ue che quello internazionale sui rifugiati. Un rapporto pubblicato questa settimana [chiamato Brutal Barriers ([link removed]) , Oxfam] ha accusato le forze polacche e bielorusse di aver sistematicamente abusato dei migranti intrappolati nella foresta di Białowieża”.

Nel rapporto in questione, tra le violenze subite dalle persone migranti sono stati evidenziati: percosse, attacchi da parte di cani aizzati dalle autorità, rimpatri forzati da parte delle guardie polacche, torture e stupri da parte delle autorità bielorusse.
6. I nostri nuovi articoli su Open Migration

Sempre più persone in futuro si sposteranno a causa degli effetti negativi prodotti dal riscaldamento globale. Già oggi, in molti, più o meno consapevolmente, basano la propria decisione di migrare su questo. Tra casi studio, la necessità di riconoscere i rifugiati climatici, le politiche migratorie non possono che passare anche da un'attenzione sempre più crescente a questo tema. Ce ne parla ([link removed]) Ilaria Romano.

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