La conferma arriva dal tribunale di Messina che condanna a 20 anni di reclusione tre scafisti fermati a settembre. A riprova della sentenza le ultime notizie dal paese nordafricano: migranti ammassati in celle e l’uccisione a sangue freddo di 30 uomini come vendetta per quella di un trafficante.
1. Sentenza da Messina: in Libia si tortura
A Messina tre scafisti, fermati lo scorso settembre, sono stati condannati a 20 anni di carcere. Torturavano i migranti nei campi libici e sono stati inchiodati grazie alla testimonianza di alcune delle loro vittime.
A innescare le indagini i racconti di cinque migranti, arrivati a Lampedusa a inizio luglio, tratti in salvo dal veliero Alex di Mediterranea. Oltre questo reato i tre dovranno rispondere anche di sequestro e tratta di essere umani per le violenze avvenute nel centro di detenzione libico di Zawiya (proprio dove ci aveva portato Lorenzo Bagnoli con questo approfondimento).
Come spiega Nello Scavo, per la prima volta un tribunale conferma che le prigioni finanziate da Italia e Ue sono luoghi di tortura.
Intanto, nella città di Mizdah - 160 chilometri a sud di Tripoli - il 28 maggio scorso trenta migranti sono stati uccisi e undici sono rimasti feriti per mano dei trafficanti: si è trattato di una vendetta per l’uccisione di un noto trafficante di esseri umani della città.
2. Il Mediterraneo è un campo di guerra
Nell’indifferenza dell’opinione pubblica che prima si indignava, nel Mediterraneo si continua a morire per cercare di sbarcare sulle coste europee.
“Ma chi sarebbero i cattivi - si chiede Roberto Saviano su L’espresso - le autorità maltesi? Intendiamoci, buone non sono per niente, ma noi? E le autorità italiane che conoscono la posizione delle imbarcazioni in avaria ma se non entrano nelle aree di competenza non intervengono? Noi cosa saremmo? Noi da quale parte stiamo? Che ruolo ci spetta? A Pasqua, mentre sui cieli italiani si libravano elicotteri con il compito di dissuadere le grigliate sui terrazzi, mentre monitoravano le spiagge per cacciare quell’unico passante solitario, in mare c’erano quattro gommoni alla deriva. Come lo so? Alarmphone ha dato l’allerta: c’erano 250 persone in mare su imbarcazioni in difficoltà e nessun soccorso”.
Proprio negli ultimi giorni il nostro Governo aveva più volte preso posizione contro le “politiche” di Malta.
3. La paura del contagio è l’altro fronte libico
Restando in Libia, oltre alle violenze delle milizie e l’imperversare della guerra, è il diffondersi del Coronavirus l’altro grande fronte a far paura (qui la giornalista Nancy Porsia ci raccontava cosa significa essere intrappolati in un paese in guerra durante un'epidemia mondiale).
Fabio Tonacci su La Repubblica, racconta le testimonianze raccolte nel centro di detenzione di Zintan che “ospita” oltre 700 persone: "Costretti a dormire in 24 in una cella di sei metri quadrati, è impossibile difenderci dal virus".
4. Rider: Uber Italy commissariata per caporalato
Da quando le app di consegna a domicilio sono diventate una realtà di uso quotidiano, per migliaia di potenziali fattorini si sono spalancate le porte della "gig economy", i cosiddetti lavoretti gestiti tramite applicazioni per smartphone. A Milano due terzi di loro sono migranti e sebbene portino in spalla lo zaino delle più famose app di consegna a domicilio, raccontano di non lavorare direttamente con le piattaforme e di avere degli intermediari. Lorenzo Pirovano ci raccontava in questo articolo la quotidianità dei riders stranieri di Milano e di come la Procura avesse annunciato l’apertura di un’indagine conoscitiva sulle loro condizioni di lavoro e sulle imprese che ne gestivano le consegne.
Quell’indagine ha portato al commissariamento di Uber Italy per caporalato sui rider.
“L’amministrazione giudiziaria è stata disposta dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano alla filiale italiana del gruppo americano e l’accusa si riferisce a quello che i giudici ritengono un vero e proprio sfruttamento dei fattorini in bicicletta addetti alle consegne di cibo per il servizio Uber Eats, appaltato di fatto a società terze nella consapevolezza di Uber sulle reali condizioni di lavoro.”
5. Nuovo incendio a Borgo Mezzanone
Un nuovo incendio è scoppiato nel ghetto di "Borgo Mezzanone" in provincia di Foggia, si tratta del sesto in un anno e mezzo.
“Tra le fiamme scoppiate nella notte tra sabato e domenica sono andate distrutte una decina di baracche. Nessun ferito - racconta Antonio Maria Mira su Avvenire. Nell'insediamento foggiano vivono nel degrado circa 1.500 braccianti africani”6. Cedric Herrou la solidarietà resta sotto accusa
6. Cedric Herrou la solidarietà resta sotto accusa
A sorpresa la vicenda giudiziaria di Cedric Cedric Herrou - l'allevatore francese accusato di aver aiutato alcuni migranti ad aver attraversare il confine dall'Italia - rimane in sospeso: sembrava chiusa con assoluzione a metà maggio dopo la decisione della Corte d'Appello di Lione, si è riaperta nei giorni scorsi dopo la decisione della Procura di ricorrere alla Corte suprema.
Quello che invece non sorprende più, delineando una brutale certezza, è la situazione vissuta dai migranti nell'area di confine tra Italia e Francia. Serena Chiodo e Anna Dotti hanno seguito per noi gli ultimi sviluppi.
7. Roma: accoglienza bloccata e nuovi sgomberi
“Da due mesi a Roma le nuove accoglienze sono bloccate, sia per i senza dimora che per i migranti. Dall’inizio dell’emergenza coronavirus i nuovi ingressi per gli utenti sono fermi, non esiste una procedura chiara. Continuiamo a chiamare il Comune, ma le risposte faticano ad arrivare”, racconta a Eleonora Camilli Alessandro Radicchi, direttore di Binario 95.
Intanto nei pressi della stazione Tiburtina da giorni la polizia allontana le persone al Baobab, da sempre invisibili sono tornati ad essere indesiderati.
8. Croci sulla testa con la vernice spray, la cura della polizia croata contro il Coronavirus
Nuovi agghiaccianti dettagli sulla brutalità della polizia di confine croata sono emersi negli ultimi giorni grazie alle testimonianze di oltre 30 migranti rilasciate al Guardian.
Il gruppo - tra loro donne e minori - racconta di essere stato derubato e picchiato, mentre agenti di polizia croati ridevano e bevevano birra e si divertivano a dipingevano croci con lo spray sulle loro teste. Si trattava della loro "cura contro il coronavirus". Lorenzo Tondo su il Guardian.
9. In Grecia si teme che migliaia di rifugiati possano trovarsi costretti a dormire in strada
Notis Mitarakis - Ministro delle Migrazioni greco - ha annunciato giovedì scorso che 60 delle 93 strutture ricettive create negli alberghi per i richiedenti asilo sulla Grecia continentale saranno chiuse nel 2020. Secondo il piano, a partire da giugno, i residenti saranno trasferiti in altre strutture in Grecia o saranno indirizzati al programma di integrazione ESTIA, dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati. La decisione interesserà circa 11.000 persone che hanno ottenuto l'asilo in Grecia ma che vivono ancora nelle strutture di accoglienza e negli alberghi sovvenzionati, situati principalmente nelle zone di Atene e Salonicco.
Secondo l’organizzazione KEERFA, le vaghe informazioni sul trasferimento di persone in strutture alternative comportano un alto rischio che molti richiedenti asilo possano ritrovarsi senza un riparo.
10. Le rotte migratorie durante l'emergenza coronavirus
Cosa sta accadendo lungo le tradizionali rotte migratorie?
In che maniera gli eventi in corso - coronavirus tra tutti - stanno influenzando le vite di chi si è messo in viaggio?
Come le misure adottate per evitare il diffondersi del contagio finiscono per avere effetti anche sui migranti?
Partendo dal lontano Sahel, passando per la Libia e attraverso la rotta balcanica e il Mediterraneo centrale, approfondiremo questi aspetti con tre grandi conoscitori dei luoghi e della materia, i giornalisti Nancy Porsia, Giacomo Zandonini e Christian Elia.
L'appuntamento è per giovedì 11 Giugno ore 16, nel corso di una diretta in onda dalla pagina Facebook di OpenMigration.
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Il team di Open Migration