Nel giugno 2024, è stata approvata la legge sulla cosiddetta autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario, a seguito di un'ampia discussione che si è svolta dopo le iniziative intraprese da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna nel 2017.
Grande è stata la controversia sulla legge, che è finita al centro di due iniziative, l'una giuridica e l'altra politica. Per un verso, infatti, è stata sollevata la questione di costituzionalità della legge, che ha portato alla sentenza della Corte n. 192 del 2024. Per altro verso, sono state presentate diverse richieste di referendum abrogativo, sia parziale sia totale, sulla cui ammissibilità si è da poco pronunciata, in senso negativo, la Corte costituzionale.
Altrettanto grande è la confusione sul destino di questa legge. Cosa ne resta, infatti, dopo la sentenza n. 192 del 2024? E cosa si ricava, in proposito, dalle motivazioni con le quali la Corte ha dichiarato inammissibili i referendum?