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Subject L’Italia al voto per il Referendum Cittadinanza
Date January 27, 2025 9:15 AM
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L’Italia al voto per il Referendum Cittadinanza

Foto via Flickr/Richard Mortel ([link removed])

La Corte Costituzionale dà il via libera al quesito sul nuovo Referendum Cittadinanza; nel frattempo ripartono le deportazioni verso l’Albania e l’Italia libera un auguzzino libico già noto alla Corte Penale Internazionale. Trump punta a deportare le persone migranti.

1. La Corte Costituzionale approva il Referendum Cittadinanza

La Corte Costituzionale ha approvato il quesito sulla Cittadinanza, dando quindi via libera al referendum ([link removed]) che si terrà in primavera.

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“Il referendum per dimezzare da 10 a 5 anni i tempi necessari per l’ottenimento della cittadinanza italiana si farà, adesso è ufficiale. La Corte costituzionale infatti in serata, dopo diverse ore di Camera di consiglio, ha ritenuto ammissibile il quesito, per il quale erano state raccolte oltre 600mila firme in poco tempo. Il quesito accolto dalla Corte prevede, come detto, il “dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana”, scrive ([link removed]) il giornalista Simone Santi su Lifegate. E ancora: “secondo le stime, circa 2,5 milioni di residenti stranieri in Italia potrebbero trarre beneficio da questa modifica normativa, facilitando l’accesso ai diritti che la cittadinanza garantisce, come la partecipazione elettorale e l’accesso ai concorsi pubblici (alcuni dei quali, come quelli per le forze di polizia, aperti anche
ai minorenni), la facoltà di recarsi all’estero, la possibilità per gli atleti di rappresentare l’Italia nelle manifestazioni sportive”.
“Questo momento è storico. Da più di 30 anni aspettiamo il cambiamento di questa legge, che è una legge anacronistica e che non rappresenta più l’Italia di oggi. Questo è sicuramente un passo importante verso la riforma della legge 91/1992”, dice ([link removed]) un’attivista della campagna per il Referendum Cittadinanza.
2. Ricominciano le deportazioni in Albania

La nave Cassiopea della Marina militare italiana è partita da Lampedusa con a bordo 49 richiedenti asilo ([link removed]) per deportarli nei centri di detenzione in Albania, nonostante la questione non sia ancora stata risolta ([link removed]) dalla Corte di Giustizia Ue.

“È la terza operazione di questo tipo da quando i centri sono stati aperti, e anche quella con più persone rispetto alle due precedenti di ottobre e novembre. Nelle altre due operazioni il tribunale di Roma non aveva convalidato i trattenimenti dei migranti, che avevano dovuto quindi essere riportati in Italia e rilasciati, sempre per mezzo di una nave militare (la Libra), con tutti i relativi costi. A dicembre il governo aveva però ottenuto di togliere la competenza su questi casi ai giudici dei tribunali (cioè gli organi di giudizio di primo grado) e di affidarla alle Corti d’appello. La decisione aveva suscitato moltissime proteste nella magistratura, che riteneva che in questo modo si sarebbe rallentata molto l’attività delle Corti d’appello. Dal 18 dicembre però il presidente della Corte d’appello di Roma aveva deciso di impiegare temporaneamente dei magistrati del tribunale, tra cui gli stessi specializzati in immigrazione che non avevano convalidato i rimpatri e che il governo voleva
evitare”, si legge ([link removed]) su Il Post.

Il numero di persone a bordo questa volta è così alto poiché non era presente l’Oim (organizzazione delle Nazioni Unite per le migrazioni) che aveva il compito di selezionare le persone distinguendo tra quelle vulnerabili e “non vulnerabili”:
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3. L’Italia libera un torturatore libico

Nonostante il mandato d’arresto da parte della Corte Penale Internazionale (Cpi), l’Italia, dopo averlo arrestato a Torino, libera Njeim Osama Elmasry, capo della polizia giudiziaria libica, noto aguzzino e torturatore di persone migranti.

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“Elmasry è il funzionario di una importante milizia libica e per via di questo ruolo aveva da anni incarichi molto rilevanti nella cosiddetta polizia giudiziaria del governo che controlla la capitale Tripoli (dall’inizio della guerra civile, quasi 14 anni fa, la Libia è governata di fatto da milizie armate). Nel 2016 per esempio era stato nominato responsabile della polizia giudiziaria nella famigerata prigione di Mitiga, nella periferia di Tripoli, citata più volte come luogo di violazioni sistematiche dei diritti umani da un recente rapporto del Consiglio per i diritti umani dell’Onu. Nel 2021 Elmasry era stato promosso a responsabile di varie altre prigioni dal governo che controlla Tripoli”, si legge ([link removed]) su Il Post.

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Come evidenzia la Ong Sea Watch “l'Italia, il Paese che dice di “dare la caccia ai trafficanti sul globo terraqueo” ma che alimenta il ciclo di abusi che arricchisce i trafficanti rimettendo le persone in fuga nelle loro mani dopo le catture in mare”. “Chi ha preso parte alla parodia dell’arresto e del rilascio ha sangue sulle mani”, ha affermato ([link removed]) David Yambio portavoce e attivista del collettivo Refugees in Libya.
4. Condizioni inumane di fronte agli Uffici immigrazione

Costrette a dormire al freddo e a fare interminabili file. Questa è la realtà di decine di persone migranti (tra minori e anziani) per cercare di ottenere un documento di soggiorno.

“Tra i primi della fila davanti all’Ufficio immigrazione di corso Verona c’è una ragazza che piange. Dice: vogliamo solo i documenti per lavorare. Poi avanza una serie di domande: perché dobbiamo passare le notti al freddo per avere dei diritti? Perché non si può prenotare un appuntamento online? Perché l’ufficio apre solo due giorni?. Interrogativi che riassumono le difficoltà di centinaia di persone che ogni giorno si mettono in fila, a volte con bambini al seguito, per ottenere o rinnovare un permesso di soggiorno”, riportano ([link removed]) i giornalisti Andrea Joly e Caterina Stamin su La Stampa.

Una situazione simile ([link removed]) anche a Torino: “in coda c’è chi accende un fuoco, chi porta da mangiare, chi dei plaid. Ci sono studenti, bambini, famiglie, coppie. Genitori che si danno il cambio perché devono tornare a casa a badare ai figli. Come Sofien: sono due settimane che vengo il sabato e il mercoledì. Devo fare i documenti per le mie figlie, hanno 2 e 4 anni. Viene dal Marocco, è a Torino da anni e lavora al mercato di Porta Palazzo. Ho montato una tenda e vado a casa solo per mangiare, poi torno a dormire. Spero di non ammalarmi, fa freddo” aggiunge Sofien.
5. Le rivolte all’interno del Cpr di Gradisca

Nuove proteste nel Cpr di Gradisca, dove le persone detenute continuano a denunciare condizioni inumane e degradanti.

“Le proteste sono divampate lunedì dopo che un migrante ha cercato di fuggire arrampicandosi sul tetto ed è caduto ferendosi. Dopo una breve pausa, sono riprese ieri con importanti danni agli impianti idraulici ed elettrici. Almeno una trentina di persone sono salite sul tetto della struttura per protestare contro le condizioni e le presunte violenze subite all'interno del Cpr di Gradisca, già al centro in passato di analoghi episodi e ribellioni. La situazione nel centro di permanenza per il rimpatri allestito nell'ex caserma del comune goriziano è tesissima. Nella serata di martedì 21 gennaio è nata una vera e propria rivolta durante la quale sono stati appiccati vari incendi”, riporta ([link removed]) il giornalista Antonio Palma su Fanpage.

E ancora: “le associazioni denunciano abusi e pestaggi sui migranti che protestano per alcuni episodi degli ultimi giorni in cui, rivoltisi agli uffici per informazioni sulla propria situazione e sui propri diritti, sarebbero stati picchiati. L'ultimo caso, quello di un ragazzo infortunato, che reclamava cure in infermeria, e che proprio in infermeria sarebbe stato picchiato, In queste ore sarebbero in corso arresti (se non trasferimenti nei Cpr punitivi come Macomer) per le proteste di questi giorni”.
6. Repressione, deportazioni e rastrellamenti: il piano di Trump

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha chiesto alle agenzie governative statunitensi di prepararsi a respingere, rimpatriare e allontanare immediatamente le persone migrante prive di documenti, ovunque si trovino.

“L'ordine di Trump giunge mentre le autorità statunitensi annunciano l'invio di ulteriori truppe in servizio attivo al confine e mentre vengono ampliate le procedure che consentono deportazioni rapide. Gli Stati Uniti hanno inoltre deciso di annullare tutti i viaggi e le procedure di richiesta dei rifugiati, lasciando migliaia di persone bloccate nell'attesa di poter raggiungere il Paese”, riporta ([link removed]) il giornalista Bernd Debusmann Jr sulla Bbc. Inoltre, “le autorità per l'immigrazione degli Stati Uniti potranno arrestare le persone migranti nelle scuole, nelle chiese e negli ospedali dopo che l'amministrazione Trump ha annullato le politiche che vietano l'applicazione delle misure di controllo dell'immigrazione nelle cosiddette aree sensibili” riporta ([link removed]) il Guardian.

E ancora: “Questa azione potrebbe avere conseguenze devastanti per le famiglie di immigrati e i loro figli, compresi i bambini cittadini statunitensi, dissuadendoli dal ricevere cure mediche, dal cercare soccorsi in caso di calamità, dal frequentare la scuola e dallo svolgere le attività quotidiane, ha affermato il Center for Law and Social Policy in una dichiarazione”.
7. Le voci dei e delle rifugiate negli Usa di Trump

La vittoria elettorale del presidente eletto Donald Trump ha avuto ripercussioni ben oltre i confini degli Stati Uniti. A parlarne ([link removed]) per il New Humanitarian la Dadaab Voices, una piattaforma per persone rifugiate a Dadaab, in Kenya, che discute di questioni che le riguardano in prima persona.

“I rifugiati somali qui – che hanno trascorso anni in attesa del reinsediamento negli Stati Uniti – temono che il suo [di Trump] giuramento del 20 gennaio inneschi una ripetizione del cosiddetto “divieto di viaggio per i musulmani” (Muslim ban), che ha temporaneamente impedito l’ingresso ai viaggiatori provenienti da Somalia, Iraq, Iran, Libia, Sudan, Siria e Yemen nel 2017-2018 [...]. Il reinsediamento negli Stati Uniti, e l'opportunità che ciò rappresenta di rifarsi una vita, rappresentano una sorta di Sacro Graal per i rifugiati di Dadaab, molti dei quali hanno trascorso decenni nei campi dopo essere fuggiti dalla siccità e dal conflitto in patria. I rifugiati non presentano domanda di reinsediamento da soli. L'agenzia [...] Unhcr identifica i più vulnerabili da prendere in considerazione, ma sono i paesi ospitanti a prendere la decisione finale su chi ammettere. Negli ultimi anni, gli arrivi di rifugiati somali negli Stati Uniti hanno iniziato a riprendere. Sono saliti da 200 nel 2021 a
490 nel 2022, con un balzo a 1.410 nel 2023, ma si tratta comunque di una piccola frazione dei 60.050 rifugiati reinsediati negli Stati Uniti quell'anno”.

"Ci auguriamo, e chiediamo, che il governo americano finalizzi il processo per coloro che sono in attesa [di reinsediamento]. Non siamo persone pericolose. Siamo rifugiati. L'America è sempre stata nota per accogliere rifugiati”, dice Muscab Faarax Jamac. Un’altra rifugiata, Aisha Mohamed, sostiene: “qui, il rifugiato non ottiene i diritti appropriati. In [America], ci sono opportunità in termini di istruzione, economia, cambiamenti di vita e creazione di un futuro per i nostri figli. Questi sono i motivi principali per cui vogliamo essere reinsediati. Ci sono molte persone che hanno ricevuto queste opportunità [sulla lista per il reinsediamento], e hanno aspettato dal 2016 fino ad ora. E quando non hanno ricevuto aggiornamenti, sono diventati mentalmente malati perché questo posto è una prigione a cielo aperto dove le persone non hanno libertà di movimento”.

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