L’impressione che in molti hanno potuto scorgere riguardo la regolarizzazione dei lavoratori stranieri è che si sia trattato di un provvedimento che guardasse più a “noi” e alle nostre necessità (la frutta e la verdura che rischiano di rimanere incolte, gli anziani e i malati che rischiano di restare senza assistenza con il ritorno al lavoro delle persone con cui vivono) che a “loro” e al loro diritto alla dignità. Un passo avanti certo, ma quante occasioni perse? Le analizza Andrea Oleandri
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