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La pandemia vista dalla prospettiva di un migrante ospite di un centro di accoglienza
 
Ad Airuno, provincia di Lecco, tre settimane fa gli ospiti di un centro di accoglienza hanno dato vita ad una protesta pacifica. Il motivo? Uno di loro aveva contratto il Coronavirus e la paura del contagio, quando si vive anche in 8 in una stanza, si è diffusa più veloce del virus stesso. Nel nuovo approfondimento di Romina Vinci vi raccontiamo come si vive la pandemia in un centro di accoglienza.

Torna la nostra rubrica sulle alternative alla detenzione. Questa volta parliamo di Regno Unito dove, anche se non è ancora stato fissato per legge un tempo massimo per il trattenimento dei migranti, oggi si è davanti a una considerevole riduzione dell’uso della detenzione e un maggiore ricorso alle sue alternative. Come si è arrivato a ciò? Grazie sicuramente a un insieme combinato di fattori in cui però la società civile ha svolto un ruolo fondamentale


Non può mancare poi la rassegna-web di questa settimana. L’accordo appena raggiunto sulle regolarizzazioni, il Mediterraneo lasciato senza navi di soccorso, la polizia croata che umilia i rifugiati che attraversano il confine dalla Bosnia. Questo e molto altro nella nostra rassegna settimanale su rifugiati e richiedenti asilo.

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Ad Airuno i riflettori si sono accesi circa tre settimane fa, quando gli ospiti di un centro di accoglienza hanno dato vita ad una protesta pacifica. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’arrivo dell’ambulanza che ha portato uno di loro in ospedale e la seguente diagnosi: si trattava di un caso di Covid-19. Con Romina Vinci vi raccontiamo come si gestisce la pandemia quando si dorme in camerate da 5, 6 o anche 8 persone.
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La detenzione di immigrati e richiedenti asilo nel Regno Unito è sempre stata uno strumento centrale nella governance dell’immigrazione del paese, nonché un motivo di discussione e analisi a livello europeo. Paola Petrucco fa il punto della situazione nella nostra rubrica sulle alternative al carcere.
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Prima la richiesta che il provvedimento riguardasse il solo comparto agro-alimentare, poi che il permesso fosse limitato temporalmente. Mentre la maggioranza gioca al ribasso, 500 mila donne e uomini attendono di capire se i loro diritti saranno finalmente rispettati.
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