Discriminazioni strutturali nei confronti delle persone straniere in Italia
Foto via Twitter/Melting Pot Europa
Il Centro Studi e Ricerche Idos ha pubblicato il nuovo Dossier 2024 restituendo un contesto fatto di discriminazioni strutturali e disuguaglianze che colpiscono in particolare le persone straniere che vivono e lavorano in Italia. Nel frattempo, il Tribunale di Roma sottopone il nuovo decreto "paesi sicuri" del governo alla Corte Ue di Giustizia.
1. Nuovo rapporto Idos 2024 sulle migrazioni: tra discriminazioni sistemiche e segregazione occupazionale
Il Centro Studi e Ricerche Idos ha pubblicato il nuovo Dossier 2024 sull’immigrazione in Italia, rivelando un quadro sempre più drammatico fatto di discriminazioni strutturali.
“Resta immutata la struttura di un mercato del lavoro stratificato e gerarchico, organizzato principalmente sulla divisione tra cittadini nazionali e stranieri, tra uomini e donne e tra singole nazionalità. Più di 6 lavoratori stranieri su 10 svolgono mansioni operaie o non qualificate (61,6% vs il 29,5% degli italiani) e non vedono migliorare le loro condizioni con l’anzianità occupazionale, mentre meno di 9 su 100 esercitano una professione qualificata (8,7% vs il 38,6% degli italiani)”, si legge nel Dossier. E ancora, “in Italia l’indigenza e l’isolamento sociale riguardano la popolazione straniera molto più di quella italiana: è a rischio di povertà (reddito inferiore al 60% di quello mediano del Paese) oltre un terzo degli stranieri residenti (36,2%: 1,7 milioni di persone), a fronte del 16,9% degli italiani. Considerando anche chi lavora meno di un quinto del tempo utile e chi non può permettersi una serie di requisiti minimi di vita dignitosa, il rischio di “povertà ed esclusione sociale” sale al 40,1% degli stranieri (oltre 2 milioni di persone) e al 20,7% degli italiani, coinvolgendo complessivamente 13,4 milioni di persone”.
Un dato allarmante riguarda anche le nuove generazioni (perlopiù italiane de facto): “ben il 29,6% dei 18-29enni stranieri sono Neet (non studiano e non lavorano), contro il 19,4% dei coetanei italiani. Pesa, in ciò, anche il mancato ingresso all’università dopo gli studi superiori [...]. Anche il difficile accesso alla cittadinanza italiana gioca, nei processi di riconoscimento dei giovani di origine straniera, un ruolo determinante: negli ultimi 5 anni i minorenni divenuti italiani per acquisizione sono stati circa 215mila, in media solo 43mila l’anno, a fronte di 1,3 milioni di coetanei con background migratorio stimati dall’Istat, la maggior parte ancora stranieri (dato che sale, tra gli infra35enni, a 2,8 milioni di persone)”.
2. Il Tribunale di Bologna sottopone il decreto “paesi sicuri” alla Corte Ue di Giustizia
Il Tribunale di Bologna rinvia il nuovo decreto “paesi sicuri” del governo alla Corte di Giustizia Ue.
“Come va interpretata la norma sulla lista dei paesi sicuri definiti dal governo e in vigore dallo scorso 24 ottobre? O meglio, prevale la norma europea o quella nazionale? E’ possibile disapplicare la norma nazionale sui paesi sicuri? Sono queste le domande che il tribunale di Bologna ha fatto alla Corte di giustizia dell’Unione europea partendo da un caso specifico per il quale ha sospeso la decisione. In attesa di una risposta”, scrive il giornalista Giuseppe Baldassarro su Repubblica. Gli stessi giudici del Tribunale di Bologna hanno affermato che “il sistema della protezione internazionale è, per sua natura, sistema giuridico di garanzia per le minoranze esposte a rischi provenienti da agenti persecutori [...]. Salvo casi eccezionali, la persecuzione è sempre esercitata da una maggioranza contro alcune minoranze, a volte molto ridotte. Si potrebbe dire, paradossalmente, che la Germania sotto il regime nazista era un paese estremamente sicuro per la stragrande maggioranza della popolazione tedesca”, eccezion fatta per persone ebree, lgbtq e altre minoranze.
Infine, come scrive la giurista Vitalba Azzollini su Pagella Politica sul possibile fallimento di questo nuovo decreto: “Nordio ha dichiarato che il nuovo decreto-legge non potrà essere disapplicato dai tribunali, essendo una fonte primaria, e non più secondaria, come il precedente decreto interministeriale [...]. Anche questa affermazione sembra priva di fondamento: i tribunali, infatti, potranno disapplicare il nuovo decreto-legge come hanno fatto per il decreto ministeriale, in quanto contrasta con la normativa europea. Il principio della prevalenza del diritto europeo sul diritto nazionale (in questo caso italiano) vale rispetto a qualunque fonte”.
3. La cooperazione allo sviluppo europea e le sue criticità
Da anni l’Ue si occupa di devolvere fondi al settore della cooperazione internazionale con paesi terzi. Tuttavia, ciò che risulta dall’ultimo rapporto AidWatch 2024 di Concord Europe, analizzato da Openpolis, è che tali fondi vengono destinati a operazioni - mirate soprattutto al contrasto alle migrazioni - che minano gravemente i diritti umani.
“[...] Concord Europe mette in guardia rispetto a [...] la possibilità che sempre più progetti di cooperazione allo sviluppo non abbiano come primo obiettivo lo sviluppo di paesi terzi, rispondendo invece prioritariamente a interessi del donatore”, riporta Openpolis. Oltre alle missioni di peace-keeping, “rientrano in questa riflessione tutte quelle misure messe in atto per facilitare forme di migrazione ordinata e regolare”. Tuttavia, “le politiche di esternalizzazione delle frontiere europee presentano diverse criticità e sono molte le ragioni per cui possono essere criticate, in primis per la mancata tutela dei diritti dell’uomo. Al netto di questo però è evidente che molte politiche migratorie rischiano di riguardare più gli interessi europei che non quelli dei paesi che in teoria ci si propone di aiutare”.
Inoltre, “da molti anni [...] la spesa italiana (1,6 miliardi di euro nel 2023) per i rifugiati nel paese donatore rappresenta una voce determinante dell’Aps (Aiuto pubblico allo sviluppo) italiano. [...] Si tratta di risorse importanti che vanno senza dubbio investite in servizi di accoglienza. Ciò nonostante il fatto che 26,7% dell’Aps italiano non vada realmente a contribuire alla cooperazione allo sviluppo rappresenta un elemento che non può non essere tenuto in considerazione”.
4. Droni israeliani usati per contrastare le migrazioni verso l’Europa
Mentre le politiche Ue tentano di impedire alle persone di raggiungere i confini, le organizzazioni della società civile cercano di portarle in salvo. Oltre ai finanziamenti alla cosiddetta guardia costiera libica, l’Ue sta impiegando anche l’uso di droni israeliani per fermare le persone migranti.
“Un aspetto degli sforzi dell'Ue per fermarli [migranti] è l'uso di droni israeliani. Già nel 2009, Human Rights Watch aveva parlato di come i droni della serie Heron utilizzati da Israele abbiano ucciso civili palestinesi a Gaza. Nel 2020, il Guardian ha riferito di un accordo da 100 milioni di euro tra l'Ue, Airbus e due società israeliane per l'uso di droni nel Mediterraneo”, riporta la giornalista Sally Hayden sull’Irish Times.
“I droni israeliani sono essenzialmente quelli che sono stati testati su Gaza per molti anni. Esiste una discrepanza volontaria tra la realtà delle aziende di armi europee che vendono armi per peggiorare vari conflitti globali e il numero enorme di individui che fuggono da quei conflitti e cercano di entrare nell'Ue", ha affermato Antony Loewenstein, autore di The Palestine Laboratory: How Israel Exports the Technology of Occupation Around the World che racconta alla giornalista Hayden come questa tecnologia sia stata utilizzata dall’Ue nel Mediterraneo.
5. Riparte la nave Libra
La nave della Marina militare Libra, preposta al trasferimento delle persone migranti nei centri italiani in Albania, tornerà all'inizio della prossima settimana nel Mediterraneo centrale.
“L'imbarcazione, come anticipato [...] da alcuni quotidiani, monitorerà l'eventuale flusso di arrivi di migranti per poi, quindi, accoglierli a bordo ed organizzare un eventuale nuovo trasferimento nell'hotspot di Shengjin in Albania per quelli che rientrano nelle categorie previste dal protocollo con il governo di Tirana”, riporta l’Ansa. E ancora: “se ci sono stati errori del 25% su appena 16 persone, si riuscirà a fare meglio con numeri più alti? Anche perché gli addetti ai controlli a bordo non potranno essere molti di più, visti gli spazi ridotti a bordo di nave Libra. Per questo a maggio era stato previsto il noleggio di un traghetto dove ospitare 200 migranti e 100 unità di personale. Una scelta poi abbandonata a favore della inadatta nave militare. C’è poi la questione più importante, quella che ha fatto intervenire il Tribunale di Roma, che ha applicato la sentenza della Corte europea di Giustizia sui cosiddetti Paesi sicuri. Non sarà facile trovare tante persone che vengano da questi ultimi”, scrive il giornalista Antonio Maria Mira su Avvenire.
6. I nostri nuovi articoli su Open Migration
Dal Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre è emerso che i leader europei sono determinati ad introdurre politiche sempre più restrittive e sperimentare soluzioni innovative, restringendo ulteriormente il diritto di asilo. Ce ne parla Sara Gherardi.
Il team di Open Migration
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