11 anni fa un’imbarcazione con a bordo centinaia di persone migranti è naufragata al largo di Lampedusa.
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Dal naufragio di Lampedusa nulla è cambiato
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Foto via X/Comitato 3 Ottobre ([link removed])
11 anni fa un’imbarcazione con a bordo centinaia di persone migranti è naufragata al largo di Lampedusa. Da allora le politiche migratorie non sono mai cambiate e sempre più persone muoiono nel Mediterraneo. Nel frattempo il governo punta a “cambiare” il sistema del Decreto Flussi.
1. 11 anni fa il naufragio di Lampedusa
Il 3 ottobre del 2013 un’imbarcazione con a bordo centinaia di persone migranti è naufragata al largo di Lampedusa. Come ogni 3 ottobre, anche quest’anno, a Lampedusa, è stata ricordata quella che è divenuta la Giornata mondiale dell’accoglienza.
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“Un bilancio che negli anni diviene sempre più drammatico, se si pensa che dal 1990 ad oggi hanno perso la vita oltre 66mila persone nel tentativo di raggiungere l'Europa. Nel corso degli anni, infatti, le rotte sono divenute più pericolose, come dimostra il fatto che solo tra gennaio e settembre 2024 si contano 1.562 bambini, donne e uomini morti o dispersi nel Mediterraneo”, riporta ([link removed]) l’Ansa.
Tuttavia, come denuncia Sea Watch Italy: “il governo italiano risponde con un nuovo decreto che va in tutt’altra direzione dell'unica condizione necessaria: quella del salvataggio delle vite in mare. Con queste misure non solo si vuole rendere più difficile il processo di richiesta d’asilo, ma si intende ostacolare ulteriormente gli unici rimasti a salvare le vite in mare e denunciare le violazioni di cui Italia ed Europa sono complici. Il decreto estende agli aerei civili le assurde restrizioni che lo Stato italiano aveva già previsto lo scorso anno per le navi di soccorso, con il cosiddetto decreto Piantedosi. Le misure sono state introdotte esclusivamente per impedire alle ONG di documentare la mancata assistenza e la complicità delle autorità nelle violazioni dei diritti umani”.
2. Saied vince le elezioni in Tunisia
Nonostante un tasso di affluenza molto basso, il presidente tunisino Kais Saied, noto ormai per la deriva autoritaria che sta adottando contro la popolazione e le persone migranti, vince le elezioni con l’89 per cento dei voti.
“Il tasso di partecipazione è stato di appena il 27,7 per cento, contro il 45 per cento delle presidenziali del 2019, secondo l’autorità elettorale Isie. È il dato più basso per un’elezione presidenziale in Tunisia, paese in cui nel 2011 sono cominciate le primavere arabe con la destituzione del dittatore Zine el Abidine Ben Ali. “Non possiamo parlare di elezioni regolari quando i candidati che potevano mettere in difficoltà Saied sono stati sistematicamente esclusi”, ha dichiarato l’analista politico tunisino Hatem Nafti”, riporta ([link removed]) Internazionale.
Inoltre: “l’Isie (autorità elettorale) è accusata ([link removed]) [...] di aver escluso tre avversari di primo piano di Saied, tra cui l’ex ministro Mondher Zenaidi, che erano stati riammessi da un tribunale amministrativo[...]”. Infine: “
3. Il governo prova a cambiare il Decreto Flussi, ma serve intervento strutturale
Il governo si è infine deciso ad apporre modifiche al Decreto Flussi.
“A differenza di quanto annunciato in precedenza, i flussi - la quantità, cioè, di migranti con contratto di lavoro che può arrivare in Italia regolarmente - non saranno stabiliti su base regionale. Ci saranno, però, più click day, divisi in base ai settori di lavoro. Introdotto, poi, come era già stato annunciato e salutato positivamente anche dalle opposizioni, un permesso di soggiorno speciale per le vittime di caporalato che collaborano con la giustizia”, riporta ([link removed]) la giornalista Gabriella Cerami su Repubblica.
Tuttavia ciò non basta, come denuncia la campagna Ero Straniero: “le modifiche introdotte oggi dal governo sul sistema di ingresso per lavoro sono degli interventi correttivi necessari ma che finiranno per incidere poco sulle falle, gravissime, di un sistema che è superato e inefficace, a detta di tutti gli attori coinvolti, governo e categorie produttive in primis. Un sistema che, aggiungiamo noi, finisce per rendere irregolari la maggior parte di lavoratrici e lavoratori che, pur avendo fatto ingresso regolarmente col nulla osta, non viene poi assunta e non ottiene il permesso di soggiorno, come dimostrano i numeri emersi dal monitoraggio della campagna Ero straniero pubblicato a maggio scorso, poi rilanciati dalla stessa presidente del consiglio Meloni”.
E ancora: “se la porta d’accesso alla procedura rimangono i click day, seppur in numero maggiore, specializzati per tipologie di settori, come dovrebbe prevedere il decreto del governo, continueremo ad assistere alla lotteria degli ingressi per cui aziende e famiglie non sapranno fino all’ultimo se riusciranno ad avere il personale di cui hanno bisogno”.
4. A Trieste persone migranti costrette a dormire per strada
Dopo lo sgombero del Silos di Trieste, un capannone dove si rifugiavano persone migranti di passaggio, non è stata trovata alcuna soluzione per le persone senza casa.
“Sono persone che arrivano attraversando la cosiddetta “rotta balcanica”, un percorso lungo e pericoloso che parte dall’Asia e via terra passa da Grecia, Albania, Montenegro, Croazia e Slovenia. Per anni molti si sono riuniti al Silos, dormendo in tende o in sacchi a pelo all’aperto, e adesso non hanno un altro posto dove andare. Il Silos era stato sgomberato lo scorso 21 giugno dopo l’ordinanza del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, di centrodestra, e da allora è rimasto inaccessibile”, si legge ([link removed]) su Il Post. E ancora: “per evitare che le persone si fermassero a dormire per strada in rifugi di fortuna, le autorità avevano quindi deciso di aumentare i posti letto all’Ostello Scout Alpe Adria in località Campo Sacro, vicino a Prosecco [...]. I lavori di adeguamento della struttura però non sono ancora finiti e da diverse settimane molte persone che non sanno dove andare si fermano a dormire all’apert
o nella zona tra piazza Libertà e il Porto Vecchio, vicino alla stazione”.
Infine: “ora il problema principale, dice Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS), è che mancano posti per ospitare temporaneamente i richiedenti asilo che aspettano di essere ricollocati in altre città o in altre regioni. Tutti entrano nel sistema di accoglienza a un certo punto, ma in media ci vogliono 30 giorni di attesa. Di conseguenza, mentre fino a giugno chi non trovava posto da nessuna parte si riparava dentro a una tenda al Silos, adesso si ferma in strada in luoghi spesso non presidiati dalle associazioni, dove i più vulnerabili, come le famiglie, i minori o le donne sole, sono più esposti a pericoli.
5. Ong e associazioni contro l’Ue per gli abusi in Tunisia
Un gran numero di associazioni Ong ha sottoscritto una dichiarazione congiunta contro le responsabilità dell’Ue sugli abusi in Tunisia ai danni delle persone migranti. In particolare, si riferiscono alle nuove inchieste giornalistiche in merito e alle denunce di grandi organizzazioni internazionali quali Amnesty International che da anni denunciano tali abusi.
“La cooperazione in corso tra l'Unione Europea (Ue), gli Stati membri dell'UE e la Tunisia sul controllo delle migrazioni, che include l'affidamento alla possibilità di sbarcare le persone salvate o intercettate in mare in Tunisia, simile alla precedente cooperazione con la Libia, sta contribuendo alle violazioni dei diritti umani”, si legge ([link removed]) nel comunicato. E ancora: “nonostante sia parte della Convenzione ONU sui rifugiati del 1951, la Tunisia non ha una legge o un sistema nazionale di asilo. Le persone che entrano, soggiornano o escono dal paese irregolarmente sono criminalizzate dalla legge. A seguito di intercettazioni in mare o di arresti arbitrari sul territorio tunisino, le autorità tunisine hanno ripetutamente abbandonato rifugiati, richiedenti asilo e migranti nel deserto tunisino o nelle remote regioni di confine con la Libia e l'Algeria”.
Tuttavia, nonostante le comprovate violazioni dei diritti umani da parte delle autorità tunisine, l'UE e i suoi stati membri hanno intensificato il loro sostegno all'amministrazione di Kais Saïed. Attraverso il Memorandum d'intesa firmato nel luglio 2023, l'UE ha promesso alla Tunisia 1 miliardo di euro, di cui 105 milioni di euro dedicati alla gestione delle frontiere e delle migrazioni, in cambio della prevenzione delle partenze via mare verso l'Europa, che includono persone bisognose di protezione.
6. Tutta Europa, da destra a sinistra, contro le persone i migranti
Dalla figura dell'uomo forte” ungherese Viktor Orbán al primo ministro socialista danese Mette Frederiksen, i leader europei hanno una cosa in comune: la volontà di reprimere l'immigrazione.
“Mentre i partiti di estrema destra continuano a ottenere sostegno elettorale, anche altri leader europei stanno aumentando la pressione su Bruxelles affinché diventi più intransigente in materia di immigrazione. Il neo-primo ministro francese, Michel Barnier, ha giurato la scorsa settimana di "limitare l'immigrazione", mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha recentemente chiuso le frontiere esterne del suo paese a seguito di un attacco con coltello che avrebbe coinvolto un richiedente asilo”, riportano ([link removed]) i giornalisti Nicholas Vincour, Barbara Moens e Max Griera su Politico. E ancora: “Questa è una piccola ondata che si sta rapidamente trasformando in uno tsunami, ha affermato un diplomatico dell'Ue, riferendosi ai recenti commenti dei leader [...]. "Questo è il genere di cose che tiene svegli i leader di notte perché è percepito come un problema che preoccupa gli
elettori, da qui la spinta a cui stiamo assistendo oggi”.
La questione di come l'Europa possa accelerare le espulsioni, limitare i nuovi arrivi e convincere i paesi extra-UE a impedire alle persone migranti di dirigersi verso l'Unione sarà al centro di una serie di incontri ad alto livello nelle prossime settimane. Una prima versione delle conclusioni di quest'ultimo incontro contiene un paragrafo fortemente formulato che chiede "il rafforzamento del controllo delle frontiere esterne dell'Ue".
7. I nostri nuovi articoli su Open migration
* La responsabilità per quel naufragio, nel quale morirono quasi 400 persone, è andata solo all'equipaggio di un peschereccio e al presunto scafista che guidava l'imbarcazione. Ma ci sono anche tanti aspetti da chiarire: dalla possibile presenza di altre navi militari italiane, fino al tempismo nei soccorsi. Ce ne parla ([link removed]) Lidia Ginestra Giuffrida.
* I primi giorni di settembre è stato promosso un referendum che mira a cambiare l'attuale legge, riducendo da 10 a 5 anni il tempo di residenza nel paese necessario a richiedere la cittadinanza italiana. Nel giro di pochi giorni oltre 600.000 persone ha sottoscritto il quesito. Le firme sono state depositate alla Corte di Cassazione e nel mese di gennaio la Corte Costituzionale dovrebbe pronunciarsi sull'ammissibilità o meno del referendum e quindi lasciare ai cittadini l'eventuale possibilità di esprimersi sul tema la prossima primavera. Ce ne parla ([link removed]) Matteo Chiani.
* Kofi viene dal Ghana e vorrebbe raggiungere Milano o la Francia. La sua storia è una di quelle che si può incontrate in Bosnia Herzegovina, la rotta migratoria che molte persone provano a percorrere per raggiungere l'Europa. Ma i memorandum siglati dall'EU per chiudere le frontiere rendono anche questo passaggio rischioso, come testimonia il cimitero di Bihac, città al confine con la Croazia, dove si moltiplicano le croci "no-name", dei senza nome. Ce ne parla ([link removed]) Alessia Manzi.
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