Il Pm ha chiesto 6 anni di carcere per Matteo Salvini per aver bloccato lo sbarco della Open Arms
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La difesa dei diritti umani viene prima della difesa dei confini
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Foto via Twitter/Open Arms ([link removed])
Il Pm ha chiesto 6 anni di carcere per Matteo Salvini per sequestro di persona per via del blocco imposto alla Open Arms, nel 2019, quando era Ministro dell'Interno. Nel frattempo, il Governo vuole impedire alle persone migranti di avere una sim se non possiedono un permesso di soggiorno.
1. “I diritti umani vengono prima della difesa dei confini”. Chiesti 6 anni di carcere per Salvini
Prosegue il processo a Matteo Salvini per il caso Open Arms: la Procura di Palermo ha chiesto 6 anni di carcere. Il processo ha avuto inizio nell’aprile del 2021, quando fu rinviato a giudizio con l’accusa di sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio per aver impedito lo sbarco della Ong Open Arms nel 2019, la quale aveva a bordo 147 persone migranti.
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“La procuratrice aggiunta Marzia Sabella ha precisato [...] che le convenzioni internazionali sono chiarissime e che non si può chiamare in causa la difesa dei confini senza tenere conto della tutela della vita umana in mare. Ecco perché i migranti andavano soccorsi, concedendo subito un porto sicuro. L’udienza dedicata all’arringa della difesa, che verrà fatta dall’avvocata Giulia Bongiorno, è stata fissata per il 18 ottobre”, riporta ([link removed]) Il Post. E ancora, ricordiamo che il Tar del Lazio diede torto a Salvini e al Decreto Sicurezza Bis: “La Open Arms era quindi potuta entrare in acque territoriali italiane, ma lo sbarco non era avvenuto a causa delle pressioni di Salvini sulla Guardia costiera e sulla Capitaneria di porto di Lampedusa”.
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Infine: “la requisitoria chiarisce che il contrasto all'immigrazione clandestina non ha nulla a che vedere con questo processo [...]. Nell'estate 2019 da ministro dell'Interno, per limitare lo sbarco decide che qualunque nave operi salvataggi in mare commette il “passaggio non inoffensivo” cioè pregiudizievole della sicurezza dello Stato. Ma per attuare questa norma servono elementi concreti, e nessuno di coloro che hanno deposto in questo processo – il prefetto di Agrigento, funzionari, ex ministri, ai quali abbiamo chiesto se vi fossero terroristi, criminali o rischi di altra natura a bordo – ha confermato tale dato [...]”, riporta ([link removed]) la giornalista Francesca De Benedetti su Domani.
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2. Il governo vuole impedire alle persone straniere di telefonare
Niente sim per le persone migranti prive di permesso di soggiorno. Questo è il nuovo provvedimento ([link removed]) (articolo 32 in merito alle comunicazioni elettroniche) inserito all’interno del Ddl Sicurezza ([link removed]) .
“L'obiettivo è sempre lo stesso: rendere la vita impossibile ai migranti che arrivano in Italia, sperando in quello che la premier Meloni ama definire “effetto deterrenza”. [...] L'ultima trovata del governo è quella di impedire persino le comunicazioni tra chi è riuscito ad arrivare e i familiari rimasti nei Paesi d'origine o quelli che vorrebbero provare a raggiungere da qualche parte in Europa. Come? Rendendo obbligatorio, per l’acquisto di una scheda Sim da parte di un cittadino extracomunitario, non il solo documento di identità (come per qualsiasi altro cittadino) ma anche il permesso di soggiorno”, scrive ([link removed]) la giornalista Alessandra Ziniti su Repubblica. E ancora: “secondo il segretario di Più Europa Riccardo Magi, si tratta di una norma incostituzionale e contraria alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo”, scrive ([link removed]
re-ai-migranti-anche-il-telefono) il giornalista Marco Pasi su Il Manifesto, poiché in contrasto con la Cedu, più precisamente all’articolo sul diritto alla libertà di ricevere o comunicare informazioni.
“Se le modifiche dovessero passare, soprattutto nei primi mesi dall’arrivo in Italia, prima che la commissione abbia valutato la richiesta del permesso di soggiorno, per migliaia di migranti sarebbe praticamente impossibile acquistare una sim italiana, unico strumento che lo tiene in contatto con familiari e amici”, continua Ziniti.
3. Maysoon Majidi ancora in carcere accusata di “scafismo”
Il prossimo 18 settembre si terrà l’udienza che vede come imputata Maysoon Majidi, attivista, regista e attrice curdo-iraniana, accusata di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare e che si trova in carcere da 9 mesi.
“Nel 2023 ha lasciato l’Iran, cercando di fuggire dal regime oppressivo che vige nel paese e sulla vita delle persone che lo abitano. Un regime diventato ancora più soffocante dopo le rivolte nate a seguito dell’uccisione di Mahsa Jina Amini e conosciuta in tutto il mondo con lo slogan “Donna Vita Libertà”. I giovani e le donne sono diventati il bersaglio principale della repressione, che ha portato ad arresti e detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, torture, violenze, assassinii. È di fronte a tutto questo che Maysoon Majidi è scappata in cerca di protezione, arrivando sulle coste calabresi il 31 dicembre 2023”, scrive ([link removed]) Amnesty International che contesta la detenzione di Majidi nel carcere di Reggio Calabria. Quest’ultima è ingiustamente accusata di essere “scafista” solo perché identificata da alcuni compagni di traversata come una persona che aiutava gli altri sull'i
mbarcazione. Tuttavia gli stessi non hanno mai affermato che fosse la “capitana”, né una trafficante.
E ancora, riporta ([link removed]) la giornalista Angela Nocioni su l’Unità: il legale di Majidi è riuscito a contattare il presunto accusatore che però ha affermato che la donna in questione fosse solo una compagna di viaggio. Inoltre lo stesso ha affermato che la polizia avrebbe spinto per fargli firmare un documento - senza conoscerne contenuto e lingua - in cui si affermava che Majidi fosse una scafista.
4. Il piano del Kenya su persone migranti e rifugiate
Il governo keniano ha annunciato un piano che potrebbe trasformare la vita delle oltre 670.000 persone rifugiate che hanno trovato rifugio nel Paese, ponendo fine a una politica che dura da tre decenni e che le ha costrette a rimanere in campi isolati, sovraffollati e cronicamente sotto finanziati.
“Sebbene la visione di una politica progressista sui rifugiati sia convincente, sul suo cammino si frappongono numerosi ostacoli politici, finanziari e amministrativi. Per cominciare, il governo non ha ancora ben chiaro quale forma di documento d'identità le persone rifugiate dovranno avere per accedere ai servizi pubblici e per consentire loro di muoversi liberamente fuori dai campi, se effettivamente sarà loro consentito di viaggiare oltre le contee di Garissa e Turkana, dove si trovano i due campi. Attualmente, le persone rifugiate rischiano l'arresto se vengono trovati fuori dai campi”, spiega ([link removed]) il giornalista Obi-Anyadike sul New Humanitarian. E ancora, nelle parole delle persone intervistate da Anyadike: “finora, alle persone rifugiate non è chiaro in cosa consista il c.d “piano Shirika”. È qualcosa che le organizzazioni e il governo hanno deciso, anche se non è
stato presentato ai rifugiati. Sarebbe stato meglio prima di prendere una decisione consultare i rifugiati come parti interessate, perché sanno cosa è bene per loro e cosa non lo è.”
Infine: “non c'è chiarezza neanche su quali programmi di sviluppo saranno disponibili man mano che i rifugiati usciranno dalla dipendenza da razioni di aiuti sempre più ridotte , e il governo deve ancora promettere se alle due contee saranno concessi finanziamenti aggiuntivi per estendere i loro già limitati servizi ai rifugiati”.
5. L’Egitto non è un paese sicuro. Un altro duro colpo per il Decreto Piantedosi
Un cittadino egiziano è stato liberato dal nuovo centro di detenzione di Pozzallo. Si tratta di un cittadino che avrebbe rischiato trattamenti inumani e degradanti se fosse stato rimpatriato in Egitto, dove è ingiustamente accusato di aver commesso dei reati, seppur innocente.
“Quel provvedimento – spiega il giudice – era illegittimo nel metodo e nel merito. In linea con le precedenti pronunce tanto di Catania, come di Palermo, il magistrato ricorda che la privazione della libertà personale è solo l’ultima ratio e non basta né l’incapacità di corrispondere i 3.500 euro di “cauzione” fissata dal questore di Ragusa, né la mancata consegna del passaporto a giustificarla. Ma soprattutto – ribadisce – la valutazione va fatta caso per caso, non basta che un richiedente asilo provenga da un Paese “astrattamente definito sicuro”. E per il giovane trattenuto, l’Egitto non lo è”, riporta ([link removed]) la giornalista Alessia Candito su Repubblica.
E ancora: “L’ultimo rapporto del Comitato sulla tortura delle Nazioni unite, Tortura e altre forme di pena o trattamento inumano e degradante, denuncia un uso sistematico dei maltrattamenti da parte della polizia. Il report 2024 di Amnesty International documenta numerose violenze contro i detenuti: rifiuto dell’assistenza sanitaria, isolamento prolungato, bombardamento luminoso, sorveglianza continua”, scrive ([link removed]) il giornalista Giansandro Merli su Il Manifesto.
6. Le donne richiedenti asilo negli hotel del Regno Unito disumanizzate e molestate
Un nuovo rapporto ([link removed]) dell'organizzazione britannica Women for Refugee Women afferma che le richiedenti asilo che soggiornano negli hotel del Regno Unito vengono regolarmente sorvegliate e sottoposte a "comportamenti degradanti e disumanizzanti da parte del personale dell'hotel, tra cui molestie sessuali, intrusioni nelle stanze e voyeurismo".
“Il rapporto denuncia diversi incidenti tra cui: Sorveglianza e monitoraggio di routine delle donne; comportamenti degradanti da parte del personale dell'hotel, come molestie sessuali, intrusioni nelle camere e voyeurismo minacce di sfratto e azioni punitive; isolamento dalle reti di supporto”, riporta ([link removed]) Info Migrants. Il rapporto ha inoltre rilevato che l'impatto della sistemazione alberghiera sulla salute mentale delle donne è "estremamente dannoso": il 91% delle donne si è sentito ansioso o depresso; il 75% si sentiva senza speranza, il 67% ha dichiarato di sentirsi disumanizzato; il 46% aveva intenzione di togliersi la vita.
Infine: “molte donne sono anche soggette a "appelli" mattutini per assicurarsi che siano presenti. Alle donne è consentito di pernottare altrove solo se forniscono dettagli su dove stanno andando e con chi alloggiano. I divieti di visita e il limitato supporto finanziario rendono praticamente impossibile lasciare l'hotel, lasciando le donne isolate da reti sociali e supporto. Inoltre, le donne migranti che soggiornano in strutture alberghiere sono sottoposte a comportamenti umilianti da parte del personale dell'hotel, tra cui molestie sessuali e verrebbero punite se fossero ritenute inadempienti o non conformi alle restrizioni loro imposte".
7. La campagna d’odio di Trump contro le persone migranti haitiane
Donald Trump continua a incitare all’odio razziale nei confronti delle persone immigrate haitiane in Ohio, più precisamente a Springfield. Si tratta di una campagna d’odio nata sui social a suon di fake news e immagini modificate con l’IA.
“Haiti è uno dei 16 paesi a cui il governo degli Stati Uniti ha concesso lo status di protezione temporanea (Tps) a causa dell’instabilità in corso, rendendo più facile per le persone immigrate ottenere l'autorizzazione a lavorare negli Stati Uniti. Come presidente, Trump ha cercato di porre fine alla Tps per Haiti e ha definito il paese come un "shithole[...]”. I commenti di Trump arrivano dopo il dibattito presidenziale di martedì, in cui per la prima volta ha ripetuto la falsa affermazione che le persone haitiane a Springfield stanno rubando e mangiando i cani e i gatti delle persone. L'affermazione è stata ripetutamente smentita. Springfield ha ricevuto diverse minacce bomba questa settimana, costringendola a chiudere i suoi edifici governativi e ad evacuare le sue scuole. I residenti haitiani della città hanno riferito di aver ricevuto gravi minacce e molestie, secondo l'Haitian Times”, scrive ([link removed]) il
giornalista Sam Levine sul Guardian.
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