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Nel Mediterraneo si continua a morire, senza soccorsi adeguati


Foto via Twitter/Sea Watch
 

Mentre assistiamo all’ennesimo naufragio con soccorsi in estremo ritardo, sempre più dettagli emergono su quanto avvenuto lo scorso anno a Cutro, in un rimpallo di responsabilità tra Guardia di Finanza e Guardia Costiera. Nel frattempo, la Tunisia continua coi respingimenti nel deserto.


1. Ancora naufragi nel Mediterraneo, a pochi km da Lampedusa

Il 4 settembre, un’imbarcazione è affondata al largo di Lampedusa. Delle persone a bordo (circa 28), solo sette sono state salvate dalla guardia costiera italiana. Le persone sopravvissute, provenienti dalla Siria, sono state trovate aggrappate all'imbarcazione semisommersa. Successivamente, un nuovo naufragio ha avuto luogo al largo di Lampedusa, tuttavia, la Ong Sea Watch ha accusato la Guardia Costiera di aver agito in ritardo rispetto alle richieste di aiuto.

“Una barca simile a quella naufragata il 4 settembre a 10 miglia da Lampedusa era stata segnalata in difficoltà alle autorità italiane e maltesi due giorni prima da Seabird, l’aereo da ricognizione di Sea-Watch, ma senza che nessuno intervenisse. Se questa corrispondenza fosse confermata - dice l’ong - saremmo di fronte a un grave caso di omissione di soccorso”, riporta la giornalista Alice Dominese su Domani. E ancora: “secondo le ricostruzioni, l’imbarcazione era stata avvistata da Seabird il 2 settembre, a mezzogiorno, a 37 miglia nautiche da Lampedusa, con circa 30 persone a bordo. Meret Wegler, coordinatore tattico dell’operazione, ha comunicato che il suo galleggiamento era bassissimo e la situazione instabile. La barca, inoltre, navigava con un solo motore.”

“Se le nostre prove fossero confermate, chiediamo che vengano accertate le responsabilità. Chiediamo al governo italiano e alle autorità europee di indagare su questo naufragio. Di fronte a questa ingiustizia, la nostra missione rimane chiara: salvare vite umane e sostenere il principio fondamentale secondo cui nessuno dovrebbe essere lasciato morire in mare.”, ha affermato Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch Italy.

2. Il rimpallo di responsabilità tra Guardia di Finanza e Guardia Costiera nella strage di Cutro

Emergono sempre più dettagli su quanto avvenuto a Cutro lo scorso anno, in particolare sulle motivazioni dietro alla mancanza di soccorsi.

“So’ migranti.. mesetto tranquillo”. E ancora: “c’è vento bruttissimo e una barca di migranti in arrivo”. Sono alcune delle conversazioni registrate nelle chat whatsapp tra gli agenti di guardia di finanza e guardia costiera operativi la notte del naufragio di Steccato di Cutro, che tra il 25 e il 26 febbraio 2023 è costato la vita a quasi 100 persone”, riporta Il Manifesto. “Chat private ma non solo. Dalla trascrizione delle comunicazioni registrate quella notte e dalle testimonianze dei protagonisti viene fuori un imbarazzante rimpallo di responsabilità tra i due corpi [di guardia di Finanza e guardia Costiera]”, riporta la giornalista Alessandra Ziniti su Repubblica. E ancora: “lo sapevano, come era ovvio che fosse, che la pancia di quel caicco avvistato da un aereo di Frontex con una sola persona in coperta era piena di migranti. I bollettini meteo davano avvisi di burrasca: C’è vento bruttissimo e una barca di migranti in arrivo. Ma chi doveva controllare quel barcone ( la Guardia di Finanza) rientrò in porto e chi doveva uscire per mettere in sicurezza chi navigava in quel mare in tempesta rimase agli ormeggi: “Noi non usciamo perché non abbiamo ricevuto nessun genere di richiesta”.

Anche queste chat sono state depositate agli atti dell’inchiesta attualmente in corso dell'avvenuta strage, per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio per diversi membri della Guardia di Finanza e Guardia Costiera, accusati di omissione in atto d’ufficio e strage.


3. Quasi il 60% di giovani persone africane vuole emigrare a causa della corruzione

Una nuova indagine sui e sulle giovani africane del 2024, effettuata dalla Ichikowitz Family Foundation, con sede a Johannesburg (in Sudafrica) e basata su interviste a 5.604 persone di 16 paesi di età compresa tra 18 e 24 anni, rivela che molti e molte credono che la corruzione sia la più grande minaccia per il loro futuro.

“La corruzione è costantemente tra i primi tre problemi identificati da questa fascia demografica come ostacoli alla crescita e allo sviluppo del continente, impedendo a questa generazione di perseguire la prosperità", ha affermato Ichikowitz su Rfi. Quest'anno, tuttavia, ha superato [i dubbi inerenti a] la creazione di posti di lavoro, che tradizionalmente è stata la preoccupazione principale. "Questo ci dice non solo che la corruzione è ormai percepita in molti ambiti della vita (governo, aziende, società civile, nelle comunità in generale), ma che ormai ne hanno abbastanza", ha affermato Ichikowitz.

E ancora: “Sebbene il 60 percento dei giovani africani esprima il desiderio di lasciare il proprio Paese, [gli stessi] dimostrano anche un forte impegno nel migliorare le condizioni politiche ed economiche. Ichikowitz cita l'esempio del Sudafrica, dove, durante le ultime elezioni di quest'anno, la gente ha votato per punire l'ANC per non aver fatto nulla contro la corruzione”.


4. Persone migranti bloccate sul confine bielorusso-polacco

La Polonia sta intensificando i controlli al confine con la Bielorussia per fermare le migrazioni.

“Di recente nella regione di Podlasie, nella Polonia orientale, gli incidenti tra migranti e forze di sicurezza si sono moltiplicati. Lo scorso giugno la morte di un giovane soldato, accoltellato al confine, ha scatenato l'indignazione nazionale e accelerato l'iter per l'approvazione di una nuova legge che facilita l'uso delle armi da fuoco per militari e polizia.

La reporter di Euronews Valérie Gauriat si è unita a un gruppo di attivisti che raccoglie le richieste di soccorso dei migranti che provano ad attraversare il muro al confine per chiedere la protezione internazionale in Polonia. Alcuni di loro hanno provato più volte ad attraversare il confine senza successo prima di riuscirci. Raccontano di essere stati picchiati e rimandati in Bielorussia e di avere dormito per giorni nella foresta”, riporta Euronews.


5. La Tunisia continua ad abbandonare le persone nel deserto al confine con l’Algeria

Una quarantina di persone migranti provenienti dai paesi dell’Africa sub-sahariana (tra cui donne incinte e bambini) assetate e affamate è stata abbandonata dalle autorità tunisine nel deserto.

“Lo hanno reso noto alcune Ong che lavorano in progetti di assistenza ai migranti e un’agenzia di stampa francese. Si è trattato di un gruppo di 42 persone, tra rifugiati e richiedenti asilo, i quali hanno raccontato di essere stati espulsi da Sfax, una grande città tunisina e portati al confine algerino, vicino a Oum El Araies, nella regione semidesertica di Gafsa, ha riferito un operatore umanitario dell’Ong tunisina Ftdes”, riporta Repubblica. 

E ancora: “espulsioni, rimpatri e centinaia di morti. Secondo fonti del sistema umanitario, tra giugno e settembre dell’anno scorso almeno 5.500 migranti erano stati espulsi verso la Libia e più di 3.000 verso l’Algeria. Almeno un centinaio morirono al confine tunisino-libico. Nella primavera, sempre del 2023, migliaia di migranti erano stati rimpatriati dai loro Paesi di origine o erano fuggiti dalla Tunisia verso l’Europa, dopo essersi ritrovati senza lavoro né alloggio in una campagna anti-migranti innescata da un discorso dai toni xenofobi del presidente tunisino Kais Saied”.


6. I nostri nuovi articoli su Open Migration

Le rivolte anti-migranti che si sono registrate in Gran Bretagna ad inizio agosto sono l'epilogo di un dibattito pubblico dove l'immigrazione è stato elemento centrale, partendo dalla politica estera e passando per la Brexit. Ripercorriamo con Matteo Chiani quanto accaduto negli ultimi anni nel Regno Unito. Ce ne parla Matteo Chiani.
 

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