La dashboard, la rassegna web, le analisi: questo e molto altro nella newsletter di Open Migration!
Non solo braccia: regolarizzare è una questione di diritti

Emergenza Covid-19, lockdown e chiusura delle frontiere stanno mettendo in crisi la filiera del cibo. C'è bisogno di manodopera, di quei braccianti troppo spesso invisibili e sfruttati. Ma regolarizzare non è solo una questione di braccia è una questione di diritti. Con Sara Manisera e Janos Chiala tre proposte per uscire dalla crisi e tutelare i diritti di tutti.

Da un emergenza a un'altra. Cosa succede sull'altro fronte della nostra chiusura? Mentre Italia e Malta si dichiarano “porto non sicuro” per l’emergenza Covid-19, per i migranti rispediti in Libia si spalancano le porte delle strutture segrete gestite dalle milizie. Un reportage di Nancy Porsia.


Non può mancare poi la rassegna-web di questa settimana. Per i rifiutati dall'Europa si aprono le porte delle segrete libiche, a Malta il premier è indagato per la morte di 12 migranti, a Roma niente più presidi a Palazzo Selam, ma la struttura non è stata sanificata. Questo e molto altro nella nostra rassegna settimanale su rifugiati e richiedenti asilo.

Non dimenticare di seguire la nostra diretta Facebook "Coronavirus e diritti dei braccianti", con Marco Omizzolo, Sociologo Eurispes e Responsabile scientifico di In Migrazione e Fabio Ciconte, Direttore di Terra.


Scriveteci e diteci che ne pensate!

Il team di Open Migration

P.S.
La nostra missione è produrre informazione di qualità, per favorire il cambiamento nel dibattito pubblico. Aiutaci a farlo sempre meglio!
 

Durante la crisi sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19 si è molto parlato di “lavoratori essenziali”, ovvero di quelle persone il cui lavoro non può essere interrotto senza causare gravi problemi alla società. Questa categoria include i braccianti agricoli, i tanti invisibili che ogni giorno lavorano - nella maggior parte dei casi sfruttati - nelle campagne italiane per garantire l'approvvigionamento di frutta e verdura. Sara Manisera e Janos Chiala, dal ghetto di Taurianova, ci spiegano come sarebbe possibile uscire dalla crisi tutelando i diritti di tutti
Share Share
Tweet Tweet
Forward Forward

Dall'inizio di aprile, migliaia di uomini, donne e bambini intrappolati in Libia sono stati messi in mare verso l’Europa. Nella sola seconda settimana del mese, sarebbero stati circa 800 i migranti partiti dalle coste libiche. Mentre il Governo di Tripoli manda trenta dottori in Italia per dare il proprio contributo sul fronte della lotta contro il coronavirus, Italia e Malta si dichiarano “porto non sicuro” per l’emergenza Covid-19, chiudendo di fatto le frontiere ai naufraghi nel Mediterraneo Centrale.  Intanto i centri di detenzione ufficiali rifiutano migranti e si spalancano le porte delle segrete gestite dalle milizie. La giornalista Nancy Porsia ci racconta cosa significa essere intrappolati in un paese in guerra durante un'epidemia mondiale.
Share Share
Tweet Tweet
Forward Forward

Mentre Italia e Malta si dichiarano porti non sicuri a causa dell’epidemia Covid-19, le partenze dal paese nordafricano non si fermano. Ma che fine fanno le centinaia di uomini donne e bambini rispediti in Libia? Molti di loro scompaiono nel buco delle strutture gestite dai miliziani.
Share Share
Tweet Tweet
Forward Forward
Esplora la nostra dashboard
Sostieni Open Migration!
Facendo una donazione ci aiuterai ad offrire più informazione di qualità.
Sostienici
Open Migration su Twitter
Open Migration su Facebook
Visita Open Migration
Copyright © 2017, Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili.
 
Our mailing address is:
Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili
Via Monti di Pietralata 16
Rome, RM 00157
Italy

Want to change how you receive these emails?
You can update your preferences or unsubscribe from this list