Il Decreto Piantedosi continua a essere smontato a colpi di sentenze
Foto via Twitter/Sos Humanity
Mentre il Tribunale di Crotone annulla il fermo amministrativo imposto alla nave umanitaria Humanity 1, l’Italia viene condannata dal Tribunale di Roma per aver ricondotto le persone migranti in Libia. Nel frattempo, sale il numero di morti nella rotta che porta alle Isole Canarie.
1. Il Tribunale di Crotone smonta il Decreto Piantedosi
Il Tribunale di Crotone ha annullato il fermo amministrativo a cui era sottoposta la nave umanitaria Humanity 1, sancendo l’illegittimità del coordinamento da parte di Tripoli (Libia) per le operazioni di salvataggio in mare.
“Un altro tribunale italiano dà ragione alle organizzazioni non governative di soccorso in mare contro il decreto Piantedosi. E, per la prima volta, sancisce il principio per cui le navi che non rispettano le istruzioni della cosiddetta guardia costiera libica e il coordinamento delle operazioni di salvataggio in mare da parte di Tripoli «non stanno assumendo comportamenti pericolosi ma anzi sicuri e nel rispetto del diritto del mare, perché la Libia non può fare search and rescue: il paese non può essere mai considerato un porto sicuro dove riportare le persone salvate», dice Cristina Laura Cecchini, avvocata di Sos Humanity”, scrive la giornalista Angela Gennaro su Domani. I fatti risalgono al 2 marzo 2024, quando l’equipaggio della Humanity 1 viene minacciato da una motovedetta libica armata, interrompendo violentemente, sparando, le operazioni di salvataggio. Ricordiamo che ciò è possibile solo a causa del Memorandum Italia-Libia ancora attivo e per cui si “appaltano” le operazioni di soccorso (di fatto, di cattura e deportazione nelle carceri libiche) a quest’ultima.
“Il tribunale civile di Crotone ha annullato il sequestro amministrativo deciso il 4 marzo scorso dal Viminale guidato da Matteo Piantedosi alla nave di soccorso Humanity 1. La detenzione, per il giudice Antonio Albenzio, è stata illegale. La corte - questa la novità - «ha inoltre ritenuto che il centro libico di coordinamento dei soccorsi e la cosiddetta guardia costiera libica non possono essere considerati legittimi attori di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo», spiegano dalla ong tedesca”.
2. Italia condannata: deve risarcire le persone migranti respinte in Libia
“La presidenza del Consiglio, i ministeri della Difesa e dei Trasporti, il capitano della Asso 29 e la società armatrice Augusta Offshore sono stati condannati a risarcire cinque dei 150 naufraghi che l’Italia nel luglio 2018 ha consegnato ai libici, esponendoli a violenze e torture”, scrive la giornalista Alessia Candito su Repubblica.
I fatti risalgono al 2 luglio 2018, quando il mercantile Asso 29, coordinato dalla nave militare italiana Duilio, era intervenuto in soccorso di una motovedetta libica in avaria che aveva da poco intercettato un’imbarcazione con circa 150 persone a bordo. “Sotto il coordinamento italiano e libico, la Asso 29 aveva ricondotto le 150 persone a Tripoli, dove erano state detenute e torturate nei centri di detenzione di Tarik Al Sikka, Zintan, Tarik Al Matar, Gharyan”, riporta l’Asgi. E ancora: “cinque persone sopravvissute, tra cui un bambino che aveva due anni all’epoca dei fatti e una donna allora incinta all’ottavo mese, all’inizio del 2021 hanno agito in giudizio chiedendo il risarcimento del danno subito a seguito della condotta delle autorità italiane e del capitano della nave. Si trovano ora in Europa, arrivati tramite programmi di resettlement, corridoi umanitari o attraversando nuovamente il Mediterraneo. Hanno ricevuto il riconoscimento della protezione internazionale diritto dal cui godimento il respingimento li aveva esclusi”.
Per questo caso si sono mobilitate varie organizzazioni della società civile, tra cui Asgi e Amnesty International. Il Tribunale ha quindi condannato le autorità italiane, il capitano della nave e la società armatrice a risarcire in solido i cinque ricorrenti.
3. Sull’immigrazione Von der Leyen prosegue con esternalizzazione e diritti negati
Ursula Von der Leyen ha inviato ai e alle leader di Stato una lettera sul tema dell’immigrazione, in cui ormai è chiara la virata a destra.
“Quando si guarderà al passato il 2024 sarà considerato un anno fondamentale per la politica Ue in materia di migrazione e asilo, con l’adozione e l’entrata in vigore del Patto», recita l’incipit. [...] La lettera ai paesi membri sottolinea [...] l’impegno, nazionale e comunitario, a trovare strategie innovative per prevenire la migrazione irregolare affrontando le richieste di asilo lontane dalla frontiera esterna dell’Ue. Anche qui è Meloni a dettare la linea con il suo progetto albanese. Gli altri seguono, al di là del colore politico. Su tutti il governo tedesco, con il forte interessamento del cancelliere Scholz e della ministra dell’Interno Faeser, entrambi socialdemocratici”, scrive il giornalista Giansandro Merli su Il Manifesto. E ancora: “l’accordo sul Patto non esaurisce la riflessione sugli strumenti a nostra disposizione, molti Stati membri stanno studiando strategie innovative per prevenire la migrazione irregolare, affrontando le domande di asilo più lontano dalla frontiera esterna dell’Ue“, è il passaggio più delicato di un documento di 6 pagine che inizia a tracciare una rottura netta nell’impostazione politica sul tema tra la Commissione uscente e il – molto probabile – gabinetto von der Leyen-bis”, scrive il giornalista Federico Baccini su Eu News.
Nulla di nuovo quindi, se non l’idea di un’ulteriore stretta sulle migrazioni, con ulteriori esternalizzazioni a discapito dei diritti delle persone migranti.
4. Le morti sulla rotta migratoria verso le Isole Canarie salgono a 1.000 al mese
Più di 5.000 persone sono morte nei primi cinque mesi di quest’anno nel tentativo di raggiungere la Spagna via mare, il 95% delle quali durante la traversata dell’Oceano Atlantico dall’Africa occidentale e nordoccidentale alle Isole Canarie. Questi dati emergono dal nuovo rapporto Monitoring right to Life della Ong spagnola Caminando Fronteras.
“Circa l’83% delle 7.270 persone arrivate alle Isole Canarie nel gennaio 2024 – un aumento del 1.184% rispetto allo stesso mese del 2023 – sono partite dalla Mauritania, rappresentando un cambiamento importante rispetto agli anni precedenti, quando la maggior parte proveniva dal Senegal”, scrivono i giornalisti Mohammed Okba e Javier Jennings Mozo sul New Humanitarian. E ancora: “attualmente, la maggior parte dei migranti parte dalla Mauritania con profili diversi. Stiamo assistendo a un aumento significativo del numero di donne, così come di migranti più giovani e di una gamma più ampia di nazionalità provenienti dalla regione del Sahel, ha detto Helena Maleno, direttrice di Caminando Fronteras, al New Humanitarian. Stiamo anche assistendo a un preoccupante aumento del numero di sparizioni lungo questo percorso”.
Anche gli eventi politici e le condizioni economiche nei paesi di origine e di transito hanno avuto un effetto sulle tendenze e sulle rotte migratorie: “il rapporto Human Rights Watch del gennaio 2024 riportava una campagna governativa sostenuta in Senegal per mettere a tacere i media dell’opposizione e il dissenso dal 2021. La repressione prende di mira i membri del partito di opposizione, PASTEF (Patriotti africani del Senegal per il lavoro, l’etica e la fraternità), che è stato ritenuto illegale”.
5. La Germania approva una nuova legge sulla cittadinanza
Circa il 14% della popolazione tedesca – ovvero circa 12 milioni di persone – non ha la cittadinanza tedesca. Nonostante circa il 5,3% della popolazione viva in Germania da almeno dieci anni, secondo il governo federale il tasso di naturalizzazione della Germania è solo la metà della media Ue.
“In cosa consiste la riforma? Secondo il Ministero federale dell'Interno tedesco, la riforma legislativa si basa su questi cinque pilastri principali: la naturalizzazione deve essere accelerata; la nazionalità multipla diventerà generalmente possibile; i risultati speciali verranno premiati; acquisizione più semplice della cittadinanza per diritto di nascita; riconoscimento dei risultati conseguiti nella vita della generazione dei "lavoratori ospiti”, riporta Info Migrants. E ancora: “gli stranieri che vivono in Germania da cinque anni (non più da otto) potranno iniziare a richiedere la cittadinanza; per coloro che sono sposati con cittadini tedeschi il tempo di attesa è ridotto a quattro anni. I richiedenti che dimostrano "risultati di integrazione speciali" possono addirittura ridurre a tre anni il tempo di attesa per essere naturalizzati. Tali risultati includono buoni risultati scolastici, lavorativi, buone competenze linguistiche o lavoro di volontariato. Secondo l’Ufficio federale di statistica, nel 2022 quasi un quarto della popolazione tedesca ha una storia migratoria”.
Infine: “della riforma legislativa gioveranno soprattutto i neonati: in futuro tutti i bambini nati in Germania da genitori stranieri "acquisiranno incondizionatamente la cittadinanza tedesca", secondo il Ministero degli Interni. Inoltre, i bambini nati in Germania possono ora mantenere la cittadinanza dei genitori se uno di loro ha vissuto legalmente in Germania per almeno cinque anni (invece di otto anni)”.
6. I nostri nuovi articoli su Open Migration
Nei giorni scorsi, con il diario di bordo della giornalista Lidia Ginestra Giuffrida, abbiamo seguito la missione della nave umanitaria Humanity 1. Di seguito potete recuperare gli articoli, in ordine cronologico:
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A bordo della Humanity 1. È partita lunedì la tredicesima missione dell'Humanity 1. A bordo c'è anche Lidia Ginestra Giuffrida, che per noi racconterà l'attività della Ong, le storie del suo equipaggio e le attività in cui la nave sarà impegnata.
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Cronaca dei salvataggi in mare della Humanity 1. Continua il diario di bordo di Lidia Ginestra Giuffrida dalla Humanity 1, la nave della Ong tesdesca Sos Humanity. Stavolta il racconto è quello di due salvataggi avvenuti a distanza di poche ore nelle acque del Mediterraneo.
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Le storie delle persone salvate dalla Humanity 1. Nel terzo articolo del diario di bordo dalla Humanity 1, Lidia Ginestra Giuffrida riporta le storie di alcune delle persone salvate dalla nave umanitaria, mentre naviga verso il porto di Ortona.
Il team di Open Migration
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