L'assassinio di Giacomo Matteotti, avvenuto il 10 giugno 1924, scopre definitivamente e oltre ogni dubbio la natura violenta e autoritaria del regime fascista. Ma quante volte si ricorda l'uomo politico o le convinzioni che ne fecero l'oppositore numero uno di Mussolini?

Nella nuova intervista Leonifiles, a pochi giorni dal centenario della morte del deputato socialista, Carlo Stagnaro ed Antonio Funiciello ripercorrono la biografia intellettuale di Matteotti, cercando di andare oltre la lettura ideologica che spesso si dà dei protagonisti della storia politica italiana.

L'antifascismo di Matteotti va collocato all'interno di una corrente che, in un'epoca di grandi trasformazioni e tensioni sociali, non proponeva agli italiani una rivoluzione piuttosto che un'altra, ma una collaborazione tra le classi per la salvaguardia dello Statuto Albertino e delle libertà costituzionali.

Matteotti era all'epoca un socialista controcorrente, che fondava le proprie proposte sui dati, mediante un'ottica comparativa, empirica. Le sue idee, seppur divergenti da quelle dei suoi colleghi liberali, si reggevano però sulle stesse convinzioni fondamentali, le più odiose agli occhi di ogni regime autoritario: la necessità del confronto nell'arena democratica e l'inviolabilità delle libertà personali.

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