Nuovo Patto Ue: sorvegliare, schedare e detenere
Foto via Twitter/Mixed Migration Centre
Il Parlamento Ue ha approvato il nuovo Patto sull’Immigrazione e l’Asilo, una serie di regolamenti che minano fortemente i diritti fondamentali delle persone migranti. Nel frattempo, la ong Mediterranea Saving Humans accusa il Ministro dell'Interno Piantedosi di aver mentito sul caso della Mare Jonio, attualmente sotto fermo amministrativo.
1. Il nuovo patto Ue: tra sorveglianza e criminalizzazione delle persone migranti
Il Parlamento Ue ha votato a favore del nuovo Patto sull’immigrazione e l’Asilo - formato da 10 regolamenti - presentato quattro anni fa. Il Patto è stato definito come “storico”, tuttavia non solo non cambierà nulla nella sostanza ma andrà a peggiorare i diritti delle persone migranti.
“Prevede procedure accelerate alla frontiera per i richiedenti asilo che provengono da paesi considerati sicuri, l’estensione della detenzione amministrativa dei richiedenti asilo e un meccanismo obbligatorio di solidarietà tra i diversi paesi dell’Unione, che implica il ricollocamento dei migranti secondo un sistema di quote. Quest’ultimo meccanismo è obbligatorio, ma in realtà prevede che gli stati si possano sottrarre all’accoglienza, versando una quota di denaro in un fondo comune per i rimpatri, oppure inviando personale e mezzi nel paese europeo che sta affrontando una crisi migratoria”, riporta la giornalista Annalisa Camilli su Internazionale. “Il Nuovo Patto dell’Ue inaugura una nuova era mortale di sorveglianza digitale, espandendo [...] un regime di frontiere [...] basato sulla criminalizzazione e la punizione di migranti, rifugiati e richiedenti asilo”, denuncia il Border Violence Monitoring Network. E ancora: “per le persone che fuggono da conflitti, persecuzioni o insicurezza economica, queste riforme significheranno meno protezione e un rischio maggiore di subire violazioni dei diritti umani in tutta Europa – compresi respingimenti illegali e violenti, detenzioni arbitrarie e operazioni di polizia discriminatorie”, ha affermato Eve Gedde, capo dell'ufficio delle istituzioni europee di Amnesty International e direttrice dell'advocacy.
Un ulteriore punto critico del Patto è la possibilità di schedare e fotosegnalare bambini che hanno poco più di sei anni: “con l’approvazione di questo provvedimento esiste il rischio concreto che le famiglie, anche quelle che viaggiano con bambini molto piccoli, finiscano per trascorrere settimane o mesi nei centri di detenzione”, afferma Willy Bergogné, il direttore e rappresentante di Save The Children presso l'Ue.
2. Il ministro dell’Interno Piantedosi mente in Parlamento
Un nuovo video della ong Mediterranea Saving Humans - la cui nave di soccorso Mare Jonio, oltre ad aver subito un attacco dalla cosiddetta Guardia Costiera Libica su motovedetta Italiana (658 Fezzan), è attualmente sotto fermo amministrativo - smentisce la ricostruzione del ministro dell’Interno Piantedosi effettuata durante l’interrogazione presentata dal Senatore Antonio Nicita. Piantedosi ha affermato che “la nave italiana è intervenuta in un “momento successivo, avvicinandosi alla motovedetta Fezzan quando questa aveva già assolto gli obblighi di salvataggio in mare”, ma non è andata così, si legge su Melting Pot Europa.
“La Mare Jonio – spiega la Ong – individua l’imbarcazione in pericolo con oltre 45 naufraghi a bordo alle ore 16:40 del 4 aprile e il nostro Team Rescue inizia le operazioni di soccorso quando sulla scena non c’è nessun’altra imbarcazione presente. Anzi, proprio durante il nostro intervento, si può ascoltare la motovedetta libica che, distante ancora alcune miglia, chiede via radio vhf alla Mare Jonio informazioni sulla barca in pericolo. La cosiddetta guardia costiera libica arriverà infatti, a grande velocità, soltanto venti minuti dopo l’inizio del soccorso, alle ore 17:00, quando il nostro Team ha già distribuito i giubbotti di salvataggio ai naufraghi e si sta apprestando a trasferire le prime persone sulla Mare Jonio”, riporta la ong Mediterranea Saving Humans.
E ancora: "il ministro Piantedosi ha quindi mentito al Parlamento. E lo ha fatto sapendo di mentire. Infatti, al momento dello sbarco delle 56 persone soccorse, nel porto di Pozzallo lo scorso 5 aprile, i nostri Comandante e Capomissione non solo hanno reso spontanee dichiarazioni all’Autorità marittima ricostruendo puntualmente i fatti avvenuti, ma hanno anche consegnato documentazione fotografica e video sia alla Guardia Costiera italiana sia alle forze di Polizia direttamente dipendenti dal Viminale presenti al molo”.
3. Come i paesi europei classificano erroneamente i bambini richiedenti asilo come adulti
I reporter delle testate giornalistiche The New Humanitarian e Solomon, hanno indagato per più di sei mesi sull’errata categorizzazione dei minori richiedenti asilo come adulti in Grecia, Italia e Gran Bretagna, parlando con oltre 30 avvocati, medici, difensori dei diritti umani e analizzando atti giudiziari.
Dall’indagine è emerso che: “i minori non accompagnati richiedenti asilo in tutti e tre i paesi sono stati ripetutamente classificati come adulti, anche da funzionari delle forze di sicurezza di frontiera che a volte decidono arbitrariamente l’età dei richiedenti asilo; i sistemi di valutazione utilizzati per determinare l'età delle persone sono inaffidabili, scarsamente implementati e spesso violano i diritti legali dei bambini; la mancanza di interpreti qualificati rende difficile per i bambini che hanno ottenuto ingiustamente la qualifica di adulti di fare ricorso”. E ancora: “ogni anno, decine di migliaia di minori intraprendono da soli viaggi pericolosi verso l’Europa, spesso in cerca di sicurezza o per ricongiungersi con i parenti. Nel 2023, più di 41.500 minori non accompagnati hanno presentato domanda di asilo nei paesi dell’Ue”. L'Italia non raccoglie dati sul numero di casi di classificazione in base all'età che sono stati contestati e ribaltati. Tuttavia, in Grecia “[...] tra la fine di aprile 2021 e la fine di marzo 2023, ci sono stati 1.024 casi di controversie inerenti alla classificazione dell’età. Nel 37% dei casi si è scoperto che le persone coinvolte erano minori”. E ancora: “nel Regno Unito, tra l’inizio del 2020 e il settembre 2023, si sono verificati 9.681 casi di controversie sull’età. Nel 55% di questi si trattava di minori [...]. Ottenere un’accurata valutazione dell’età può fare la differenza tra avere accesso a protezione o essere costretti a vivere per strada, tra ottenere uno status legale o essere deportati”.
Un caso emblematico riportato dall’indagine è quello di Omar (nome di fantasia) che nel 2015 dopo aver detto alle autorità italiane di avere 16 anni ed era minorenne, non è stato creduto. “Gli fecero una radiografia della mano e del polso per determinare la sua età. Sulla base dei risultati dell'esame medico, le autorità hanno stabilito che Omar aveva più di 18 anni”. Ha dovuto trascorrere oltre un anno in una prigione per adulti. Ricordiamo che: “l'esame utilizzato può avere un margine di errore di oltre due anni e molte organizzazioni mediche lo ritengono impreciso. Ma è ancora utilizzato in numerosi Paesi europei”.
4. Cipro sospende le richieste di asilo per i siriani mentre aumentano gli arrivi
Cipro ha sospeso l'esame delle domande di asilo di persone rifugiate siriane a seguito del forte aumento degli arrivi, secondo le autorità. Più di 1.000 persone sono arrivate a Cipro su imbarcazioni provenienti dal Libano, nel contesto dell’aggravarsi delle tensioni in Medio Oriente.
“L’esodo ha innescato gli appelli di Nicosia ai suoi partner dell’Unione Europea affinché facciano di più per assistere il Libano, oltre a riconsiderare lo status della Siria dilaniata dalla guerra, che è attualmente considerata non sicura per rimpatriare i richiedenti asilo. "Si tratta di una misura di emergenza, è una decisione difficile per proteggere gli interessi di Cipro", ha detto ai giornalisti il presidente cipriota Nikos Christodoulides. Cipro, lo stato più orientale dell'Ue e il più vicino al Medio Oriente, si trova a circa 160 km (100 miglia) a ovest delle coste del Libano o della Siria”, si legge su Al Jazeera.
E ancora: “il Libano, che dal 2019 sta affrontando una paralizzante crisi economica, ospita circa 805.000 rifugiati siriani registrati presso le Nazioni Unite, di cui il 90% vive in povertà, afferma l’agenzia delle Nazioni Unite”.
5. Quattro donne migranti trovate morte al largo della Spagna
I corpi di quattro donne, presumibilmente nordafricane, sono stati ritrovati in un gommone al largo delle coste del sud-est della Spagna.
“I servizi di soccorso marittimo hanno rimorchiato la barca a riva. Le autorità spagnole stanno ora effettuando le autopsie sui corpi per stabilire la causa della morte. A bordo della barca non sono state trovate altre persone. Secondo i dati del Ministero dell'Interno spagnolo, nei primi tre mesi di quest'anno sono arrivate 15.351 persone migranti lungo la rotta verso la Spagna. Si tratta di oltre 4.000 arrivi in più rispetto allo stesso periodo del 2023”, si legge su Info Migrants.
E ancora: “la stragrande maggioranza degli arrivi in Spagna arriva su una delle isole che compongono l’arcipelago delle Isole Canarie nell’Oceano Atlantico, al largo delle coste dell’Africa occidentale. L'ultima volta che l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha aggiornato i suoi dati sugli arrivi è stato il 7 aprile. Fino a quella data, sono stati registrati 13.773 migranti in arrivo alle Isole Canarie e quasi 4.000 in altre parti della Spagna, tra cui la Spagna continentale, le enclavi di Ceuta e Melilla nel continente africano e le Isole Baleari nel Mediterraneo”.
6. Nuovo naufragio al largo di Gibuti
L'Oim (Agenzia delle Nazioni Unite per le migrazioni) afferma che 38 persone migranti sono morte dopo il capovolgimento dell'imbarcazione sulla rotta verso lo Yemen.
"L'Organizzazione internazionale per le migrazioni può confermare che almeno 38 persone sono morte in quest'ultima tragedia, molte delle quali donne, bambini e persino neonati purtroppo hanno perso la vita quando la barca si è capovolta", ha detto Yvonne Ndege, portavoce dell'Oim, riportata da Africanews.
E ancora: “almeno 22 persone sono sopravvissute e l’Oim, in coordinamento e collaborazione con le autorità locali, sta aiutando a rispondere ai bisogni di coloro che sono sopravvissuti e ad aiutarli ad affrontare il trauma che stanno affrontando. Gibuti è il principale paese di transito per le persone migranti che cercano di raggiungere le nazioni del Golfo dai paesi del Corno d’Africa come l’Etiopia e la Somalia in cerca di lavoro”.
Il team di Open Migration
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