Una nuova indagine giornalistica rivela le tattiche di “pull-back” da parte della Francia contro le persone migranti
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Nuovi respingimenti contro le persone migranti
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Foto via Twitter/Sea Watch Italy ([link removed])
Una nuova indagine giornalistica rivela le tattiche mortali e illegali di “pull-back” da parte della Francia per impedire alle persone migranti di attraversare la Manica. Nel frattempo la Sea Watch 5 viene liberata con una nuova sentenza che fa vacillare il Decreto Piantedosi.
1. “Affondare le barche”. La Francia come la Libia
Secondo una nuova inchiesta ([link removed]) della testata giornalistica investigativa Lighthouse Reports, il governo britannico starebbe pagando la Francia per “fermare le barche”. Alcune riprese rivelano che la polizia francese ha violentemente intercettato dei gommoni diretti in Gran Bretagna, mettendo a rischio la vita delle persone a bordo.
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“Il governo britannico ha ripetutamente esercitato pressioni sulla Francia affinché intercettasse le imbarcazioni in mare. La Francia in precedenza si era rifiutata perché avrebbe messo a rischio vite umane. Ma in collaborazione con Le Monde, The Observer e Der Spiegel, Lighthouse Reports può rivelare che gli agenti di polizia francesi hanno effettuato i cosiddetti "pull-backs" (operazioni di “ritiro” che puntano a impedire alle barche di partire) nella Manica, con modalità che secondo gli esperti rispecchiano le tattiche mortali e illegali utilizzate nell'Egeo e nel Mediterraneo Centrale da parte delle guardie costiere greche e libiche”, riporta Lighthouse Reports.
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E ancora: “abbiamo mostrato i video a numerosi esperti marittimi, ufficiali delle forze di frontiera del Regno Unito e guardie costiere francesi, i quali hanno affermato che la tattica avrebbe chiaramente messo in pericolo la vita delle persone a bordo e sembrava essere illegale. I documenti marittimi trapelati ci hanno aiutato a stabilire che questo tipo di intercettazioni in mare non sono compatibili con la legislazione francese”.
2. Il costo dei Centri in Albania
Il 21 marzo la prefettura di Roma ha pubblicato il bando per la gestione di tre centri per migranti in Albania, previsti dal controverso Memorandum.
“Si tratterà di due hotspot e un Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr), e per la loro gestione sono previsti 34 milioni di euro all’anno, che copriranno soltanto i costi del vitto e dell’alloggio. Rimangono escluse altre spese come il trasporto delle persone, l’assistenza sanitaria, gli stipendi e le spese per il personale italiano delle strutture. Secondo il Corriere della Sera, l’intera operazione potrebbe costare 635 milioni di euro, senza entrare mai davvero in funzione perché potrebbe essere bloccata dai ricorsi giudiziari”, scrive ([link removed]) la giornalista Annalisa Camilli su Internazionale.
E ancora: “l’accordo è molto contestato dalle organizzazioni che si occupano della difesa dei diritti umani e dai giuristi, che parlano di “deportazioni”. Per l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) il protocollo prevede “norme incerte e illegittime”, che di fatto sono in contrasto con la costituzione italiana”.
3. Liberata la Sea-Watch 5. Una nuova sentenza smonta il Dl Piantedosi
Un’altra sentenza fa vacillare il Decreto Legge Piantedosi: in questo caso il Tribunale di Ragusa ha liberato la Ong Sea Watch 5, sotto fermo amministrativo.
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“La decisione è arrivata giovedì sera, alla vigilia della scadenza dei 20 giorni di detenzione amministrativa disposti l’8 marzo a Pozzallo. Si tratta ancora di un’ordinanza cautelare, ma il provvedimento sconfessa completamente la ricostruzione delle autorità italiane”, scrive ([link removed]) il giornalista Giansandro Merli su Il Manifesto.
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Come riporta ([link removed]) la stessa Ong: “Il Giudice, in questa fase preliminare, ha esaminato le prove da noi presentate, concludendo che la Sea Watch 5 non può essere accusata di avere ignorato le indicazioni ricevute né di avere creato situazioni pericolose”. E ancora: “la legge Piantedosi che, in violazioni a norme ed obblighi imposti dal diritto internazionale, criminalizza l’operato delle navi delle organizzazioni non governative con accuse strumentali, sta venendo pian piano demolita dalla magistratura. Ma mentre i giudici italiani sono costretti a riparare, di provvedimento in provvedimento, i danni creati da questa legge, le navi rimangono bloccate in porto e in mare si continua a morire”.
4. Il sistema di accoglienza in Italia è un fallimento
Open Polis e Action Aid hanno pubblicato un nuovo rapporto - Centri d’Italia. Un fallimento annunciato ([link removed]) - sullo stato dell’arte del sistema di accoglienza in Italia. “Per comprendere il nuovo approccio all’accoglienza, sono ricorse anche alla banca dati ANAC, analizzando i 3.195 bandi in materia di gestione dei centri (quasi il 50% sui 7.230 totali) emessi dalle prefetture tra 2020 e agosto 2023. Il report è perciò, prima di tutto, un lavoro di trasparenza, Comune per Comune, fatto a partire dai dati forniti dallo stesso Viminale e incrociando altri", si legge ([link removed]) su Melting Pot Europa.
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“Un anno di decreti e lo stato di emergenza hanno reso legge le prassi illegittime delle prefetture e del ministero dell’Interno”, dicono senza mezzi termini le realtà che hanno stilato il rapporto. A far le spese di questa situazione sono soprattutto i più giovani: nei primi mesi del 2023 sono stati 50 i bandi per i Centri di accoglienza straordinaria (Cas) per minori stranieri non accompagnati a fronte degli appena tre del 2020”, si legge nel rapporto. “Del resto i Cas - inizialmente immaginati per sopperire alla mancanza di posti nelle strutture ordinarie o nei servizi predisposti dagli enti locali in caso di arrivi consistenti e ravvicinati di richiedenti asilo - sono ormai diventati la norma. Costituiscono, infatti, il 60% di tutta l’accoglienza, con un aumento degli affidamenti diretti”, scrive ([link removed]) la giornalista Veronica Rossi su Altreconomia. E ancora: “Stando ai dati del ministero dell’Interno [...] nel 20
23 ci sono state al massimo in accoglienza 141mila persone; si è reso necessario, quindi, reperire tra i 20 e i 30mila posti, le stesse cifre del 2021 e del 2022. Non un dato da poco, certo, ma sicuramente gestibile sul territorio nazionale, se si pensa che alla fine del 2022 le persone accolte costituivano solo lo 0,18% della popolazione residente in Italia: un numero che dimostra quanto sia infondata la narrativa dell’invasione”.
Ricordiamo che Centri d’Italia ([link removed]) è la prima piattaforma completamente accessibile da cui è possibile scaricare dati di dettaglio sul sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati in Italia. Territorio per territorio, è possibile conoscere i tipi di centri, i posti disponibili, le presenze, i gestori e i prezzi giornalieri.
5. Le morti dei migranti aumentano mentre il conflitto costringe molti altri a fuggire
Il nuovo rapporto dell’Oim rivela tendenze allarmanti nelle morti e nelle sparizioni delle persone migranti negli ultimi dieci anni nel nuovo rapporto A decade of documenting migrant deaths ([link removed]) . Dall’inizio del monitoraggio nel 2014, secondo il Missing Migrants Project, più di 63.000 persone sono morte o risultano scomparse.
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"I dati sono piuttosto allarmanti. Vediamo che dieci anni dopo, le persone continuano a perdere la vita in cerca di una vita migliore. Abbiamo visto, ad esempio, che il 2023 è stato l'anno più mortale mai registrato con oltre 8.500 morti. E le ragioni sono "La maggior parte delle persone, oltre il 60% dei decessi registrati dal progetto, sono dovuti ad annegamento. Solo nel Mediterraneo, si registrano oltre 28.000 morti e scomparse”, afferma Jorge Galindo, portavoce del Global Data Istitute dell’Oim, riportato ([link removed]) da Africanews.
Tra i principali risultati del rapporto c'è l'elevato numero di decessi non identificati. Più di due terzi dei migranti le cui morti sono state documentate rimangono non identificati. Il rapporto sottolinea la necessità di potenziare le attività di ricerca e soccorso. Nonostante gli impegni politici e l’attenzione dei media, le morti dei migranti sono in aumento
6. I nostri nuovi articoli su Open Migration
Le storie di Maysoon Majidi e Marijan Jamail hanno alcuni elementi in comune, quanto meno per il luogo di partenza, l'Iran degli Ayatollah e dell'oscurantismo religioso, e per quello che al momento è l'epilogo del loro viaggio: finito per entrambe in un carcere calabrese. L'accusa è infatti di essere due "Capitane", scafiste che lucrano sulla pelle delle persone. Anche se, come in molti altri casi, l'impressione è che si tratti di due capri espiatori che nulla hanno a che fare con le organizzazioni criminali. Ne parla ([link removed]) Lidia Ginestra Giuffrida.
Il team di Open Migration
“L’Unione Europea si fonda sui valori indivisibili e universali della dignità umana, della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà”, così recita il preambolo della Carta dei diritti fondamentali della UE.
Da anni, tuttavia, assistiamo alla continua e sistematica violazione di questi principi. Ne sono innegabili esempi: la militarizzazione ed esternalizzazione delle frontiere interne ed esterne; i respingimenti brutali; le violenze perpetrate nell’ambito degli Stati membri e nei Paesi terzi con cui l’Europa ha stretto accordi per impedire l’ingresso nel proprio territorio dei richiedenti asilo.
Per questo motivo vi invitiamo a firmare l'iniziativa dei cittadini europei (ICE) "Stop Border Violence ([link removed]) ", per maggiori informazioni:
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