La Libia non è un paese sicuro, ma l’Italia e l’Ue continuano a collaborarci
Foto via Twitter/Sea Watch
Mentre la Cassazione, con un’importante sentenza, stabilisce che riportare le persone migranti in Libia è reato, emergono nuovi inquietanti dettagli sulla collaborazione tra quest’ultima e Frontex, l’agenzia Ue per il controllo delle frontiere marittime e terrestri.
1. La Cassazione: riportare le persone migranti in Libia è illegale
Importante sentenza quella della Corte di Cassazione che sancisce che riportare le persone migranti in Libia – la cui “guardia costiera” è finanziata dall’Italia secondo il Memorandum d’Intesa siglato nel 2017 – è reato in quanto non è un paese sicuro.
“Il caso che ha portato alla sentenza è quella del rimorchiatore Asso 28, che il 30 luglio del 2018 si trovò a soccorrere un gommone con 101 persone migranti – tra cui anche donne incinte e minori al di sotto dei 14 anni – nel Mediterraneo. Dopo averle fatte salire a bordo, però, le riportò verso la Libia consegnandole alla Guardia costiera di Tripoli. Non furono avvisati i centri di coordinamento e soccorso, e non furono attivate le procedure del caso. Tanto meno fu chiesto alle persone sul gommone se intendessero fare domanda di asilo”, riporta il giornalista Luca Pons su Fanpage. E ancora: “la decisione che arriva dal Palazzaccio potrebbe avere riflessi importanti sui procedimenti giudiziari in corso, anche dal punto di vista amministrativo, tanto che le Ong annunciano una class action “contro il governo e il ministro dell’Interno e il memorandum Italia-Libia”, scrive Sandro Gallinelli su Il Manifesto, ammiraglio in congedo.
Nel frattempo, è stata aperta “un’inchiesta in Italia contro due dei principali ufficiali libici accusati per traffico internazionale di esseri umani, torture e altri crimini. Si tratta del maggiore Abdurahman al-Milad, nome di guerra “Bija”, e di suo cugino Osama al-Khuni, direttore del centro di detenzione ufficiale di Zawiyah e coinvolto nella gestione di altri campi di prigionia per migranti”, scrive il giornalista Nello Scavo su Avvenire.
2. Frontex ha aiutato la Libia a intercettare persone migranti
Frontex ha condiviso l'ubicazione delle imbarcazioni dei migranti con la guardia costiera libica più di 2.000 volte in tre anni, nonostante le vedesse frustare, picchiare e sparare ai passeggeri. Ciò è quanto emerge da un’inchiesta giornalistica congiunta delle testate Lighthouse Reports e Der Spiegel.
“È noto da tempo che i paesi europei forniscono supporto e finanziamenti alla [cosiddetta] Guardia costiera libica per svolgere una missione controversa: intercettare i migranti diretti in Europa che gli Stati membri e le agenzie dell’UE non possono arrestare direttamente senza violare le leggi internazionali. Numerosi resoconti di media e Ong hanno denunciato gli abusi e le violenze praticate dalla Guardia costiera libica contro le persone migranti durante l’intercettazione in mare e all’interno dei centri di detenzione in cui vengono portati dopo essere stati riportati in Libia”, si legge su Lighthouse Reports. E ancora: “nonostante le denunce di abusi e torture, Frontex ha rifiutato di criticare pubblicamente la Guardia costiera libica. E, fino ad ora, non si conosceva la misura in cui Frontex avesse condiviso le informazioni con la guardia costiera e la sua conoscenza interna degli abusi subiti dai migranti dopo essere stati intercettati”.
Nel frattempo, Fabrice Leggeri, ex capo di Frontex che è stato al centro di numerose inchieste giornalistiche per i respingimenti illegali ai danni delle persone migranti e sostenitore della teoria, falsa, per cui le Ong in mare sarebbero un fattore di attrazione (pull factor) per le persone migranti, si candiderà alle europee con il partito di estrema destra e anti-immigrazione di Marine Le Pen.
3. È uscito il nuovo rapporto Ismu 2023 sulle migrazioni
La fondazione Ismu ha pubblicato il nuovo rapporto sulle migrazioni 2023. Tra gli elementi importanti – e che contrastano la propaganda su falsi presupposti – l’assenza di “invasioni” di persone straniere, scarsa inclusione sociale, aumento di studenti e studentesse (italiani de facto) con background migratorio nelle scuole e criticità in tema lavoro.
“[...] Gli stranieri presenti in Italia”, riporta l’Ismu, sono “circa 5 milioni e 775 mila, 55 mila in meno rispetto alla stessa data del 2022. Il bilancio demografico mostra una significativa crescita della popolazione straniera residente in Italia (+110.000 unità). Diminuisce, invece, la componente irregolare, che si attesta sulle 458 mila unità, contro le 506 mila dell’anno precedente”, questo dovuto anche all’emersione 2020, seppur con innumerevoli criticità evidenziate dalla campagna Ero Straniero. E ancora: “Il 2023 ha segnato il record storico delle assunzioni di personale immigrato [...], Permangono, però, numerose criticità”, già elencate nel Libro Bianco, pubblicato sempre da Ismu, in cui è stata evidenziata la necessità di nuove politiche migratorie basate sull’ingresso per lavoro e che contrastino lo sfruttamento, la precarietà e l’”etnicizzazione” dei lavori.
Infine, “i nati in Italia rappresentano il 67,5% degli alunni con CNI. I nati in Italia figli di immigrati sono passati da 577.071 nel 2020/21 a 588.986: quasi 12mila unità in più. Dalla prima rilevazione dell’a.s. 2007/08 ad oggi, il gruppo si è triplicato e rappresenta il 67,5% degli alunni con CNI”.
4. Strage di Cutro: mancarono i soccorsi, ufficiali a processo
Il 26 febbraio 2023 morirono oltre 90 persone migranti al largo di Steccato di Cutro, in Calabria. Ciò che è emerso fin da subito è stata l’assenza dell’avvio dei soccorsi: in questo rimpallo di responsabilità tra Frontex e le autorità italiane (che già sei ore prima del naufragio erano al corrente dell’imbarcazione – avvistata prima da Frontex – in difficoltà), ora sei ufficiali della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza saranno portati a processo.
“Omissione di soccorso e disastro colposo le ipotesi di reato che nelle prossime settimane saranno formulate con diversi livelli di responsabilità, che potrebbero portare a condanne fino a 12 anni di carcere”, scrive la giornalista Alessandra Ziniti su Repubblica. “Un rapporto redatto dall’ufficio dei diritti fondamentali (Fro), che monitora le attività dell’Agenzia europea delle frontiere [Frontex], pubblicato dal sito di informazione Euractiv”, scrive il giornalista Youssef Hassan Holgado su Domani, evidenzia che “le autorità italiane presenti nella sala di monitoraggio di Frontex a Varsavia (un funzionario della guardia costiera e uno della guardia di finanza) hanno considerato come “non di particolare interesse” la segnalazione in cui è stata avvistata (ore prima del naufragio) l’imbarcazione su cui viaggiavano i migranti”. Ciò smentirebbe quanto detto dalla stessa presidente Giorgia Meloni che sosteneva di non aver ricevuto avvisi da Frontex.
Nel frattempo, proprio sul cosiddetto Decreto Cutro – e in particolare sul trattenimento di persone migranti in Cpr in assenza di fideiussione da 5 mila euro – la Corte di Cassazione ha rimandato la questione alla Corte Europea di Giustizia: “La Corte di Cassazione – dice Rosa Emanuela Lo Faro, avvocata di cittadini tunisini liberati con una sentenza del Tribunale di Catania – ha confermato i dubbi interpretativi che sono sorti dalla emissione del decreto Cutro, qui in Italia le leggi non sono chiare perché dovrebbero essere compatibili con le norme internazionali e non si capisce se lo sono”, riporta il giornalista Francesco Grignetti su La Stampa.
5. Il Senato approva l’accordo con l’Albania
Il Senato ha approvato in via definitiva l’accordo con l’Albania in cui è prevista la costruzione di centri di detenzione per persone migranti gestiti dall’Italia.
“L’Italia si farebbe carico di tutti i costi legati alla costruzione dei centri, al trasporto e alla sistemazione dei migranti, pagando anche eventuali spese mediche; le autorità italiane dovrebbero essere responsabili dell’interno delle strutture, mentre le autorità albanesi della sicurezza all’esterno dei centri e durante il trasferimento dei migranti. Sull’accordo erano stati avanzati molti dubbi, relativi sia a problemi logistici che alla costituzionalità di alcune sue parti”, riporta Il Post.
Durissima la condanna di Amnesty International: “in base all’accordo, le persone rimarrebbero sulle navi diversi giorni prima di raggiungere l’Albania. Questa distorsione delle regole di ricerca e salvataggio è pericolosa, mette a rischio vite umane e colpisce persone che si trovano già in condizioni di vulnerabilità a causa delle circostanze dei viaggi, segnando un capitolo vergognoso per l’Italia”.
6. Il parlamento britannico afferma che la legge sull’asilo in Ruanda viola i diritti umani
In un rapporto parlamentare pubblicato il 12 febbraio è stato rilevato che il rapporto di collaborazione con il Ruanda, designato come luogo sicuro per il trattamento di richiedenti asilo, viola sia gli obblighi britannici in materia di diritti umani sia il diritto internazionale.
Già un mese fa, sono stati denunciati abusi e molestie sessuali di tre donne richiedenti asilo deportate dal Regno Unito al Ruanda: “Hamshika Krishnamoorthi, 23 anni, ha detto di essere stata aggredita sessualmente da un’infermiere presso l'ospedale militare del Ruanda a Kigali [...], mentre era in cura a seguito di un tentativo di suicidio”, riporta il giornalista Jacob Goldberg sul New Humanitarian. E ancora: “a novembre la Corte Suprema del Regno Unito ha stabilito che il piano era illegale perché i richiedenti asilo inviati in Ruanda sarebbero “a rischio reale di maltrattamenti”, comprese potenziali violazioni dei diritti umani e la possibilità di essere rimandati nel loro paese di origine”.
7. I nostri nuovi articoli su Open Migration
Da anni, ormai, le politiche di frontiera statunitensi tentano di arginare il flusso di persone migranti provenienti dall’America centrale con metodi coercitivi, come arresti, detenzioni e l’uso di dispositivi (barriere o boe) per impedire alle persone di entrare nel Paese. Ora, queste politiche potrebbero peggiorare ulteriormente per via di due proposte di legge recentemente approvate in Texas. Ce ne parla Nancy Nguyen.
Il team di Open Migration
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