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Tra tensioni ai confini ed emergenza Covid19: quale futuro per le vie d'accesso sicure per i rifugiati?

Le tensioni ai confini tra Grecia e Turchia hanno mostrato quanto l’approccio europeo all'immigrazione sia sempre più focalizzato sulla difesa dei confini che sulla tutela delle persone, mentre l'emergenza Coronavirus rende difficile prevedere quali saranno le prossime mosse delle istituzioni per implementare vie d'accesso sicure per i rifugiati. Proviamo a farlo con Paolo Riva che ci parla di fondi Fami, di reinsediamenti e di esempi virtuosi come i corridoi umanitari.

Cambiamo continente per andare in Africa. Nel nord-ovest del Kenya, nella contea del Turkana, si prevede che  la temperatura possa aumentare anche di 5°entro il 2060. Cosa comporterà per chi ci vive, uomini, donne e bambini che già tanto hanno dovuto fare per adattarsi all'emergenza climatica? Ce lo raccontano Michela Sarno e Maurizio Di Pietro in questo approfondimento foto giornalistico.


Non può mancare poi la rassegna-web di questa settimana. Le Ong che sono in prima fila nel combattere il Coronavirus, lo sfruttamento che non conosce emergenza, i rischi per i migranti nei Cpr, le bufale su stranieri ed epidemia. Questo e molto altro nella nostra rassegna settimanale su rifugiati e richiedenti asilo.

Scriveteci e diteci che ne pensate!

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Un rapporto di Ecre e Unhcr riflette su come i fondi dell’Unione Europea possono incentivare i reinsediamenti. Senza dimenticare i possibili sviluppi dei corridoi umanitari. Ce ne parla Paolo Riva.
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Entro il 2060 si prevede che in Turkana - la più povera e meno sviluppata delle terre aride e semi-aride del mondo - la temperatura possa aumentare anche di 5 gradi rispetto ad oggi. Nella contea del nord-ovest del Kenya questo significherà periodi di siccità più frequenti e prolungati e un accesso più ridotto alle risorse naturali. Michela Sarno e Maurizio Di Pietro ci raccontano cosa comporterà per chi ci vive, uomini, donne e bambini che già tanto hanno dovuto fare per adattarsi all'emergenza climatica.
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Mentre si fa sempre più serio - ovunque nel mondo - il rischio di contagio per i tanti migranti nei centri d’accoglienza come nei campi profughi ( e purtroppo nei centri di detenzione) e si susseguono gli appelli affinché venga garantita anche la loro salute, monta una nuova polemica sulle ong: dove sono ora che avremmo bisogno del loro aiuto? La risposta è tanto forte quanto scontata: sono proprio lì dove sono sempre state in prima fila nell'aiutare dove c'è più bisogno.
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