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Il razzismo delle politiche migratorie europee


Foto via Twitter/AFP


La Germania approva un nuovo e controverso piano migratorio che fa molto discutere in quanto rischia di minare i diritti fondamentali delle persone migranti. Al contempo milioni di persone protestano per le strade delle principali città tedesche contro il razzismo e la xenofobia. 

1.  La Germania approva legge che mina i diritti delle persone migranti

Il parlamento tedesco ha approvato il pacchetto del governo Scholz per inasprire l'accoglienza delle persone richiedenti asilo. 

“Il provvedimento aumenta la durata massima della custodia cautelare di un residente irregolare da 10 a 28 giorni. Autorizza inoltre le perquisizioni domiciliari alla ricerca di documenti che rivelino con certezza l'identità di una persona migrante. Come già fatto dall'Italia in ambito Ue e dal Regno Unito (rispettivamente con Albania e Ruanda), la Germania sta cercando di stringere accordi con Paesi terzi per gestire la prima accoglienza e le pratiche amministrative dei richiedenti asilo”, riporta il giornalista Gabriele Barbati su Euronews. E ancora: “l'Associazione degli avvocati tedeschi l'ha definita "sproporzionata", mentre Sos Humanity, una delle ong impegnate con la propria nave nei salvataggi nel Mediterraneo, si è detta "inorridita che le persone in fuga o chi li soccorre per ragioni umanitarie siano minacciati da pene detentive". “La legge espone i soccorritori in mare e le altre organizzazioni umanitarie al rischio di potenziali procedimenti penali in Germania”, commenta Felix Braunsdorf, esperto di rifugiati e migrazione presso Medici Senza Frontiere (Msf).

Nel frattempo, milioni di persone si sono riversate nelle strade di Berlino, Amburgo e altre città per protestare contro il violento piano razzista di deportazione - sia di persone rifugiate, che di persone tedesche di origine straniera, privandole anche della cittadinanza - ambito dai politici del partito Afd (Alternative für Deutschland) e delle altre frange neonaziste del paese.


 

2. La Corte Suprema dell'Albania avvia la revisione dell'accordo di asilo con l'Italia

La Corte costituzionale albanese sta rivedendo l'accordo sull'asilo che il paese ha firmato con l'Italia. In base all'accordo le domande di asilo verrebbero esaminate esternamente sul suolo albanese.

“La Corte costituzionale albanese ha tempo fino all'inizio di marzo per decidere se l'accordo sull'asilo firmato tra Italia e Albania nel novembre dello scorso anno è legittimo. I giudici stanno valutando se l'accordo possa violare la costituzione albanese, utilizzando il territorio albanese per elaborare le richieste di asilo delle persone che cercano di entrare nell'Ue via mare” si legge su Info Migrants. Se il tribunale ritenesse l'accordo legittimo, sarebbe prevista la costruzione di due centri (uno per il rimpatrio e uno per le procedure di asilo) per il trattamento dei richiedenti vicino al porto di Shengjin in Albania: ricordiamo che quest’ultima non è membro Ue e che tutte le procedure di asilo sarebbero comunque a carico dell’Italia, compreso il pagamento del personale (forze di polizia) preposto. 

Amnesty International ha affermato che “sebbene l'Italia abbia affermato che le persone detenute rimarranno sotto la giurisdizione italiana, la realtà è che l'accordo sarà utilizzato per aggirare il diritto nazionale, internazionale e dell'Ue.  Ciò potrebbe avere conseguenze devastanti per i richiedenti asilo, che potrebbero essere sottoposti a lunghe detenzioni e altre violazioni, al di fuori del controllo delle autorità giudiziarie italiane".


3.  Spari contro migranti: la Cedu condanna la Grecia

La Corte europea dei diritti Umani (Cedu) ha ordinato al paese di pagare 80.000 euro ai parenti di una persona migrante siriana (Belal Tello) deceduta dopo essere stata colpita da un colpo d’arma da fuoco della guardia costiera greca nel 2014.

“Il 22 settembre 2014, all'alba, non lontano dalle coste turche e nei pressi dell'isolotto greco di Pserimos, un motoscafo con a bordo quattordici migranti è stato avvistato dalla guardia costiera greca. L'ufficiale comandante della nave militare ha ordinato all'operatore di fermare l'imbarcazione. Quest'ultimo rifiutò. La guardia costiera ha poi sparato venti proiettili per immobilizzare il motoscafo: sette colpi di avvertimento e tredici colpi mirati al motore. Due cittadini siriani sono rimasti feriti. Uno di loro, Belal Tello, è stato colpito alla testa”, riporta la giornalista Marina Rafenberg su Le Monde. 

E ancora: “i parenti di Belal Tello hanno aspettato quasi un decennio per il verdetto della Cedu che ha infine ordinato alla Grecia di risarcirli con una somma di 80.000 euro. Secondo la Corte, Atene non è riuscita a dimostrare che l'uso della forza era assolutamente necessario per fermare l'imbarcazione che si avvicinava alla costa greca. I tredici colpi sparati hanno necessariamente esposto i passeggeri del motoscafo a un rischio, hanno detto i sette giudici europei”.


4. In Libano i giovani siriani dormono all'aperto per evitare i raid notturni delle deportazioni

Per alcuni giovani, tra gli oltre 300.000 rifugiati siriani registrati nella valle orientale della Bekaa, in Libano, dormire all'aperto sembra l'opzione più sicura in mezzo a un'ondata di deportazioni in Siria, dove una guerra di 12 anni continua e i rimpatriati temono rappresaglie da parte del governo.

“Il Libano ha il più alto numero di rifugiati pro capite al mondo – uno su quattro – tra cui circa 1,5 milioni di siriani. I numeri esatti sono sconosciuti perché il governo ha smesso di consentire all'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, l'Unhcr, di registrare i nuovi arrivi nel 2015. A luglio, Human Rights Watch ha descritto l'ondata di deportazioni, che colpisce i siriani in tutto il paese – che si ritiene includa migliaia di persone, compresi i minori – come la "più grave" dall'inizio della guerra in Siria nel 2011” riporta il giornalista Omar Hamed Beato sul New Humanitarian. “Mohammed, rifugiato siriano di 38 anni, ha detto di essere stato torturato in Siria. È stato arrestato in Siria nell'agosto 2023 per aver evitato la coscrizione militare. Aveva lasciato il Libano di sua spontanea volontà mentre cercava di [...] raggiungere la Turchia e, infine, l'Europa [...]. [I soldati] hanno spento le sigarette contro la mia schiena, la mia testa e le mie gambe. Mi hanno tenuto in mutande per tutto il tempo”.


5. Meloni incontra Erdogan 

La presidente Giorgia Meloni è stata a Istanbul dal presidente Recep Tayyip Erdogan, un incontro che sembra aver gettato le basi per un imminente accordo tra Italia e Turchia per frenare l’arrivo di persone migranti dalla Libia.

“Nel corso del colloquio, durato oltre due ore, i due leader hanno discusso del rafforzamento della cooperazione in materia migratoria, dove la collaborazione dello scorso anno ha portato ad una riduzione del 56% dei flussi irregolari lungo il corridoio Italia-Turchia. La cooperazione in questo ambito, spiegano fonti italiane, sarà sempre più stretta anche per quanto riguarda la Libia, dove i rispettivi ministeri degli Esteri intendono accordarsi presto”, riporta la giornalista Federica Pascale su Euractiv.

Ricordiamo che la Libia - Paese con cui l’Italia ha all’attivo un Memorandum per il respingimento delegato alla cosiddetta guardia costiera libica - non è un paese sicuro e che le persone migranti che vi transitano per tentare di raggiungere l’Europa, vengono arbitrariamente detenute, torturate e stuprate, in totale assenza di tutele e protezione.


6. I nostri nuovi articoli su Open Migration

Fermare l'immigrazione è uno dei cinque punti principali del programma del primo ministro britannico. Dopo il rifiuto del primo accordo con il Ruanda per l'invio dei richiedenti asilo nello stesso, è stato firmato un nuovo patto. C'è malcontento tra i conservatori, tra la fazione più estrema, che pensa che questo accordo non sia sufficiente, e i centristi, che sono convinti che violi il diritto internazionale. Marianne Karakoulaki ci racconta di ciò che sta accadendo oltre Manica.
 

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