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Subject Ministro a processo
Date January 15, 2024 9:53 AM
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Continua il processo Open Arms in cui il ministro Matteo Salvini è accusato di sequestro di persona

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Ministro a processo

Foto via Twitter/OpenArms ([link removed])

Prosegue il processo Open Arms che vede come imputato Matteo Salvini, attuale Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, e che, nel 2019, da Ministro dell'Interno, aveva bloccato la Ong in questione, impedendo lo sbarco di oltre 100 persone migranti, tenendole di fatto in ostaggio. Nel frattempo, salgono le pressioni per garantire protezione internazionale alle persone rifugiate di Gaza.

1. Il processo Open Arms continua

Matteo Salvini, attuale Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, è stato interrogato ([link removed]) durante la prima udienza del 2024 per il processo Open Arms, in cui è imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per aver bloccato - nel 2019, quando era Ministro dell’Interno - lo sbarco di oltre 100 persone migranti.
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“La nave dell’ong non poteva ritenersi inoffensiva, secondo il ministro, per diversi motivi: era una nave battente bandiera straniera, aveva soccorso le persone in acque non italiane e il coordinamento delle operazioni non era stato eseguito dalle autorità italiane”, scrive ([link removed]) la giornalista Marika Ikonomu su Domani che racconta di come Salvini ritenesse che ci fosse il rischio di terrorismo. In realtà, incalzato dalla Pm, Salvini ammette che “non c’era la sicurezza che ci fossero persone pericolose a bordo”. Inoltre Salvini afferma, che come priorità c’era quella di salvare la vita delle persone a bordo, oltre quella di ottenere il coinvolgimento dei paesi Ue. Tuttavia, come scrive Ikonomu, “uno dei tweet di Salvini, relativo proprio alla Open Arms, accusava l’ong di tenere in ostaggio gli immigrati a bordo (fra cui finti malati e finti minorenni). Come è emerso nel processo, nella fase del di
battimento, è confermato che sulla nave c’erano anche minorenni”.

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Infine, Salvini afferma che durante il suo mandato non ci sono mai stati avvenimenti luttuosi che coinvolgessero migranti, tuttavia, come sottolinea la giurista Vitalba Azzollini, anche in questo caso si tratterebbe di una falsità:
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2. L’Ue deve accogliere i rifugiati di Gaza

Secondo un parere emesso dall’avvocato generale della Corte di Giustizia Europea (Cge) di Lussemburgo, Nicholas Emiliou, le autorità devono tenere conto delle condizioni generali di vita a Gaza quando valutano i casi di asilo.

“Le autorità devono anche considerare le ragioni per cui i palestinesi lasciano l’area di protezione dell’Agenzia delle Nazioni Unite (Unrwa) e se sarebbe possibile per loro ritornarvi. Secondo l'interpretazione di Emiliou, i palestinesi che sono fuggiti nell'Ue potrebbero affermare che la protezione dell'Unrwa non si applica più a causa della terribile situazione di sicurezza a Gaza indipendentemente dal fatto che ne siano stati colpiti direttamente”, afferma ([link removed]) Emiliou su Info Migrants. “Soprattutto, nella situazione attuale, è necessario utilizzare informazioni precise e aggiornate. Questo perché è possibile che l'Unrwa non sarà più in grado di svolgere la sua funzione protettiva e garantire ai rimpatriati la soddisfazione dei loro bisogni primari come cibo e alloggio”.

Infine, “secondo Emiliou, costringere le persone a ritornare [nel proprio paese di origine] sarebbe incompatibile con la dignità umana e violerebbe la Carta dei diritti fondamentali dell'Ue.”
3. Le condizioni inumane e degradanti dei lavoratori a Gioia Tauro

La Ong Medici per i Diritti Umani, Medu, denuncia le condizioni insostenibili subite dai braccianti stranieri della Piana di Gioia Tauro.

“La popolazione degli insediamenti è composta da giovani uomini con un'età media di 35 anni provenienti dall'Africa occidentale subsahariana, in particolare Mali, Gambia, Senegal, Ghana e Costa d'Avorio. Nonostante molti di loro vivano in Italia da diversi anni – l’88% da più di 3 anni – continuano a fronteggiare esclusione, precarietà lavorativa e sfruttamento”, denuncia ([link removed]) Medu. E ancora: “l'estremo degrado, l'abbandono e l'illegalità degli insediamenti informali sono sintomi di un problema cronico che affligge la realtà socio-economica della Piana. Tra le nomine dei commissari, la crisi economica e demografica, il lavoro sommerso, l’illegalità diffusa, l’assistenza sanitaria al collasso, i migranti e i richiedenti asilo costretti a vivere in condizioni disumane per la raccolta stagionale degli agrumi [...] appaiono come una piaga vergognosa e apparentemente incurabile, ripetendosi come le stagioni”.

Nonostante lo stanziamento di milioni di euro - anche con i fondi Ue - per la costruzione di palazzine, le unità abitative non sono state utilizzate, in un contesto di sfruttamento ed esclusione socio-lavorativa.
4. Dubbi e silenzi sul funzionamento del protocollo con l’Albania

Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha affermato che squadre di tecnici italiani sono già impegnate nei sopralluoghi in Albania, ma con i parlamentari non risponde ai tanti dubbi che restano sull’accordo con Tirana.

"Alcune questioni concrete sono state poste ieri al ministro durante il comitato Schengen: dove si realizzerà lo screening per decidere chi va in Albania e chi in Italia? Nel primo caso: che succederà a chi non ottiene asilo? Cosa si farà con quelli che ricevono il diniego alla domanda di protezione internazionale ma non possono essere espulsi? Come sarà garantita la difesa dei migranti trattenuti? A queste domande Piantedosi non ha risposto o lo ha fatto con affermazioni generiche”, riporta ([link removed]) il giornalista Giansandro Merli su Il Manifesto.

E ancora: “sapevamo che i minori arrivati via mare nel 2023 sono stati 17.319, circa 3mila in più dell’anno precedente. [...] Piantedosi ha aggiunto che al 4 gennaio erano 2.263 nei centri di prima accoglienza, 1.576 in quelli di accoglienza straordinaria e 5.870 nei progetti del Sistema accoglienza e integrazione (Sai). Totale: 9.709. Molti meno di quelli sbarcati”. Insomma, contro ogni propaganda emergenziale e allarmistica, l’Italia si riconferma paese di transito, non di arrivo.
5. Tensioni in Burkina Faso: milioni di sfollati interni

Più di 30.000 burkinabé si sono diretti verso la capitale, Ouagadougou, negli ultimi anni, fuggendo da un conflitto jihadista che ha avvolto gran parte del paese e causato complessivamente più di due milioni di sfollati. Eppure, nonostante la sicurezza e le opportunità di lavoro della città, gli sfollati devono affrontare affitti elevati e la mancanza di assistenza e riconoscimento da parte delle organizzazioni umanitarie e dei diversi governi.

“Sono venuta qui sperando di trovare aiuto per i miei figli, ma nessuno mi vede", ha detto Ramata Amadou, che ha 34 anni ed è originaria di Gorom-Gorom, nel nord del Burkina Faso”, riportano ([link removed]) i giornalisti Warren Saré e Giulia Tringali sul New Humanitarian. Le persone sfollate nella città di Ouagadougou vivono in insediamenti informali, con famiglie ospitanti, in edifici in affitto o anche nelle tende. “Ho lasciato il mio villaggio alla fine del 2019 quando è iniziata la guerra. Quando [i jihadisti] ci hanno cacciato, sono venuto qui con mio zio e sua moglie. Siamo scappati con altre persone del villaggio ma non tutti ce l'hanno fatta. Alcuni morirono lungo la strada per fame e sete”, racconta Abdoul Karim, di 16 anni.
6. Lasciate annegare in Texas

Un deputato dello stato del Texas ha affermato che tre persone persone migranti, tra cui due bambini, che cercavano asilo negli Stati Uniti sono annegate mentre cercavano di raggiungere il Paese. Si tratta di un luogo vicino alla città di confine di Eagle Pass, dove l’amministrazione Biden ha iniziato a negare l’accesso agli agenti di pattuglia di frontiera.

“Il membro del Congresso Henry Cuellar, un democratico del Texas, ha accusato lo stato di non agire nel contesto delle crescenti tensioni tra il Texas e il governo degli Stati Uniti sull'applicazione dell'immigrazione. Cuellar ha detto che le persone annegate erano una madre e i suoi due figli, una bambina di otto anni e un bambino di 10” scrive ([link removed]) il giornalista Adam Gabbatt sul Guardian. E ancora: “[...]Eagle Pass [...] è un importante punto di passaggio per le persone migranti che entrano dal Messico ed è il centro degli aggressivi tentativi del governatore repubblicano Greg Abbott di fermare gli attraversamenti, noti come Operazione Lone Star. Le persone che attraversavano il fiume in quella zona sono state uccise quando sono state spazzate via dalle correnti del Rio Grande”.

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