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Moria Brucia, mentre si teme per la salute dei migranti
 
La polizia greca accompagna i rifugiati appena arrivati nell’hotspot di Fylakio il 1° giugno 2018. (Foto di Marianna Karakoulaki)
Il campo di Moria è stato colpito da un nuovo incendio - che è costato la vita ad un bambino di sei anni - mentre si teme che le condizioni di promiscuità e scarso accesso a servizi e cure possano aggravare il rischio di contagio di Coronavirus.

1. Un nuovo incendio colpisce il campo di Moria
Un nuovo incendio ha colpito il campo di Moria sull’isola di Lesbo seminando morte e distruzione e aggravando la già precaria condizione psicologica dei migranti lì bloccati.

Come ricorda Repubblica il campo - pensato per ospitare 3 mila persone - ne ospita attualmente 20 mila. 
Stando alla ricostruzione fatta dai soccorritori, l'incendio sarebbe scoppiato in uno dei container lunedì pomeriggio riuscendo a propagarsi grazie al forte vento. Nelle fiamme risulta deceduto un bambino di 6 anni

2. La situazione sulle isole 
L’incendio nel campo di Moria è solo l’ultimo di una serie di eventi drammatici. Come vi raccontavamo nei giorni scorsa la tensione in Grecia è di nuovo alta a seguito del forte afflusso di migranti dalla Turchia, situazione che diventa esplosiva sulle isole.

L’Unione Europea tenta di correre ai ripari e lancia un programma di rimpatrio volontario: 2.000 euro a persona saranno offerti ai migranti per tornare a casa nel tentativo di alleviare le condizioni disperate nei campi.

Intanto il New York Times denuncia: la Grecia trattiene migranti in centri di detenzione extragiudiziari.

3. L’incubo epidemia
Non solo violenza. La notizia di un caso confermato di Covid-19 a Lesbo sta suscitando timori per l'impatto che un’epidemia potrebbe avere nel sovraffollato campo profughi di Moria, dove i rifugiati vivono in condizioni terribili con scarso accesso ai servizi e alle cure mediche. Mentre anche dalla Turchia arrivano notizie sui primi contagi.

4. Paura contagio anche in Italia, si blinda il confine
La paura del contagio raggiunge anche il nostro paese. Secondo la Stampa: “La decisione politica è presa, ora si tratta di organizzare. La frontiera verso Est, ai confini verso la Slovenia, sarà sigillata con forze di polizia e con soldati dell’Esercito, un centinaio nella prima fase, per impedire l’ingresso di migranti clandestini. Quanto prima, il ministero dell’Interno dovrà allestire un campo di raccolta, su modello degli hot spot, dove mettere in quarantena chi sia intercettato.” Misure confermate anche da Redattore Sociale.

5. Diritto alla salute sia di tutti
Se misure per contrastare il virus vengono prese blindando il confine, si attendono quelle per evitare il contagio tra le fasce con meno mezzi a disposizione e quindi più esposte.

Come chi una casa non ce l'ha e vive per strada o in accampamenti informali. In questo articolo Eleonora Camilli e Giacomo Zandonini ci raccontavano come fossero almeno 10000 le persone escluse dall'accoglienza -tra richiedenti e titolari di protezione internazionale e umanitaria - con limitato o nessun accesso ai beni essenziali e alle cure mediche.

Per loro e per i tanti italiani senza casa è partita la campagna #iovorreirestareacasa.

6. ..Anche per chi è trattenuto nei CPR
“Immediata sospensione di ogni nuovo ingresso nei CPR, misure alternative al trattenimento di cui all’art 13, co. 5.2, Testo Unico Immigrazione e con la massima tempestività la progressiva chiusura dei Centri”. Sono queste in sintesi le richieste contenute in una lettera che Legal Team Italia, insieme ad avvocati e una serie di associazioni e realtà sociali, hanno inviato questa mattina al Ministro dell’Interno, ai Questori e Prefetti di tutta Italia.

In tempi di emergenza Coronavirus questo pezzo d'archivio ci aiuta a capire quali sono le condizioni nei Centri per il rimpatrio e perché la salute delle persone lì trattenute è a rischio.

7. Informazioni accessibili a tutti
Un altro problema potrebbe essere costituito dall’accesso alle informazioni. Il Grande Colibrì e CIR hanno tradotto tutte le principali misure intraprese dal Governo per bloccare l’avanzata del virus.

8. Torniamo in Libia
Secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), oltre 400 migranti sarebbero stati prelevati dalla guardia costiera libica e rispediti in Libia durante il fine settimana scorso. 

Intanto gli investigatori della Corte penale internazionale dell'Aia avrebbero preso nota della denuncia presentata sempre dall'Oim. Come riporta Nello Scavo su Avvenire, l’agenzia Onu accusa Malta e l'Europa di “essere i mandanti del respingimento di 49 migranti verso l'inferno la libico sotto il coordinamento di La Valletta e Frontex, l'agenzia Ue per i confini”.

9. Nuove prove sui campi di prigionia dai migranti accolti in Italia
Intanto nuove drammatiche testimonianze raccontano cosa accade in Libia: dal 2014 ad oggi sono sbarcati in Italia 660 mila migranti. Circa il 90% di loro ha trascorso settimane, mesi o anni in Libia, provenendo soprattutto dai paesi dell’Africa occidentale o del Corno d’Africa. Il rapporto “La fabbrica della tortura” si basa su oltre tremila testimonianze dirette di migranti e rifugiati transitati dalla Libia, raccolte dagli operatori di Medici per i Diritti Umani (MEDU) nell’arco di sei anni dal 2014 al 2020.

10. Il processo per la morte di Alan Kurdi
Tre uomini turchi sono stati condannati questa settimana a 125 anni di carcere per il ruolo avuto nella morte per annegamento di Alan Kurdi, il bambino siriano diventato simbolo mondiale delle sofferenze causate dalla guerra siriana. Alan, morì assieme a suo fratello, Galip, 5 anni; la loro madre, Rihan; e altri due rifugiati quando un gommone che trasportava 14 migranti verso l'isola greca di Kos si è rovesciato. Della sua famiglia, solo il padre è sopravvissuto.


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