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Repressione e diritti negati alle frontiere Ue


Foto via Twitter/Melting Pot Europa

 

L'Ue è pronta per approvare un nuovo patto sulle migrazioni che sta facendo molto discutere per via delle implicazioni sui diritti umani che rischiano di essere violati, specialmente sull'accesso al diritto di asilo. Nel frattempo, in Italia, il Decreto Flussi continua a essere un fallimento sulla pelle delle persone straniere lavoratrici.
 

1. Verso un nuovo patto Ue sulle migrazioni

Gli Stati membri dell’Ue e il Parlamento europeo hanno approvato un nuovo Patto sull’immigrazione che il vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas, lo abbia descritto come una “svolta decisiva”. 

Tra gli elementi principali, riporta il giornalista Jorge Liboreiro su Euronews: “procedure di richiesta di asilo accelerate alla frontiera per persone migranti categorizzate come pericolo per la sicurezza nazionale o se provenienti da Paesi che hanno un basso tasso di riconoscimento di protezione internazionale - come Marocco, Pakistan e India, queste persone verranno invece detenute alla frontiera; sistema di solidarietà obbligatoria tra Stati membri tramite tre opzioni: ricollocare un certo numero di richiedenti asilo, pagare un contributo per ogni richiedente rifiutato o supportare finanziariamente tali operazioni; in caso di crisi, le autorità nazionali potranno applicare norme più severe in caso dell’arrivo di flussi massicci di persone”. Il nuovo provvedimento però mina gravemente i diritti fondamentali: “con il nuovo sistema, molte persone [...] saranno detenute e incanalate in procedure di asilo accelerate inferiori agli standard e priveranno delle garanzie previste dalla procedura normale, come l’assistenza legale. Ai bambini di sei anni verranno prese le impronte digitali”, denuncia Judith Sunderland di Human Rights Watch.

Come denuncia il Border Violence Monitoring Network: questo Patto sarà di fatto devastante per l’accesso al diritto di asilo, di fatto diventato inesistente. 


2. Il fallimento del Decreto Flussi sulla pelle delle persone lavoratrici straniere

La Campagna Ero Straniero ha presentato un nuovo dossier sull’andamento del Decreto Flussi: “l’analisi dell’impatto degli interventi normativi in materia di ingressi per lavoro [...] evidenzia i limiti di un sistema rigido e inefficace”, come si legge su Repubblica.

L’ingresso per lavoro in Italia è normato dal Decreto Flussi, “lavoratrici e lavoratori di paesi terzi per lavorare in Italia devono essere individuati da aziende e famiglie dall’estero e fatti entrare nell’ambito delle quote d’ingresso annualmente stabilite con il decreto flussi e nei limiti previsti dal documento di programmazione triennale”, si legge nel dossier. Per mandare l’application occorre attendere la data individuata dal decreto per partecipare al cosiddetto “click day”, una vera e propria lotteria sulla pelle delle persone straniere. “Per gli ultimi due anni le domande di ingresso per lavoro inoltrate sono più del triplo rispetto alle quote fissate. Migliaia di persone non entrano in Italia dopo aver ottenuto il visto. E solo il 30% delle domande esaminate, ottenuto il nulla osta, sono giunte a conclusione con la sottoscrizione del contratto di soggiorno e il rilascio del permesso di soggiorno”. 

Inoltre: “[...] rispetto alle domande inoltrate, nel corso del 2022 e del 2023, i nulla osta rilasciati sono inferiori ai posti disponibili: un numero consistente di domande non arriva al secondo passaggio della procedura per l’ingresso, e cioè il rilascio del nulla osta. Si tratta di migliaia di posti di lavoro che vanno perduti. Una volta ottenuti il nulla osta e il visto, poi, una quota cospicua di lavoratrici e lavoratori non fa ingresso in Italia. Nel 2022, su 55.013 nulla osta rilasciati (tra stagionali e non), risultano esserci ancora 3.183 persone che non hanno fatto ingresso in Italia, pur avendo ricevuto il visto”.


3. Aumenta il numero delle persone sfollate a Gaza

Il 13 ottobre, le autorità israeliane hanno ordinato a più di un milione di persone nel nord di Gaza di evacuare le proprie case. Due mesi dopo, quasi 1,9 milioni di persone – l’85% della popolazione di Gaza – sono sfollate, quasi la metà stipate all’interno di Rafah.

“Islam Saeed Muhammad Barakat non ha avuto il tempo di raccogliere le cose di cui la sua famiglia ha bisogno per l'inverno quando è fuggita dalla sua casa a Gaza City. Provo una certa ansia perché non abbiamo abbastanza coperte e vestiti caldi, ha detto Barakat, 48 anni, un civile sfollato a Khan Younis, nel sud di Gaza, nei messaggi trasmessi alla Cnn da Walid Mahmoud Nazzal, un operatore di una Ong con sede a Ramallah”, scrivono le reporter Sana Noor Haq e Rosa Rahmi su Cnn. E ancora: “I beni essenziali sono diventati difficili da trovare e, quando disponibili, sono costosi. La gente cammina per ore o fa lunghe file per comprare cibo e carburante [...]. Il Programma Alimentare Mondiale (Wfp) ha dichiarato che a Gaza vi è una “crisi alimentare catastrofica”.

“L’accesso a quantità sufficienti di acqua pulita è una questione di vita o di morte, e i bambini a Gaza hanno a malapena una goccia da bere, ha affermato il La direttrice esecutiva dell’Unicef Catherine Russell”, riporta Al Jazeera.


4. La nuova legge sull’immigrazione in Francia mina i diritti delle persone di origine straniera

Il testo su cui deputati e senatori si sono accordati in commissione paritetica (Cmp) riprende gran parte delle misure adottate dal Senato che avevano inasprito il testo del governo. 

“Difeso dal ministro degli Interni, Gérald Darmanin, il testo originale si presentava come un compromesso tra un maggiore controllo sull'immigrazione e una migliore integrazione. Ma le numerose integrazioni della maggioranza di destra e di centro al Senato hanno irrigidito l'orientamento del testo” riporta Le Monde. “Si tratta del disegno di legge più regressivo degli ultimi 40 anni per quanto riguarda i diritti e le condizioni di vita degli stranieri, compresi quelli che sono da tempo in Francia”, hanno affermato in una dichiarazione congiunta circa 50 gruppi, tra cui la Lega francese per i diritti umani, riportati dalla giornalista Angelique Chrisafis sul Guardian. 

E ancora: “il governo centrista ha presentato un disegno di legge molto più severo e di destra che ha ridotto l’accesso ai servizi per persone straniere, ha inasprito le regole per gli studenti stranieri, ha introdotto quote di migrazione, ha reso più difficile per i figli di stranieri nati in Francia di diventare francesi e ha stabilito che i cittadini con doppia cittadinanza condannati per reati gravi contro la polizia potrebbero perdere la cittadinanza francese”.

5. Ennesima condanna della Cedu per l'Italia
Si aggiunge alla lunga serie di sentenze della Corte Europea per i Diritti Umani e le Libertà Fondamentali contro l’Italia, "la decisione cautelare del 19.12.2023 con la quale il Giudice di Strasburgo ha ordinato al Governo italiano di trasferire un minore di 15 anni trattenuto dall’inizio di ottobre nel centro di Restinco in provincia di Brindisi, in un adeguato centro per minori non accompagnati", riporta l'Asgi.

"La Corte ha specificato che tale nuovo centro dovrà garantire al minore i diritti sino ad oggi negati tra cui tutta l’assistenza necessaria, compreso, a titolo esemplificativo, il rilascio di validi documenti di identificazione, il collocamento in condizioni compatibili con l’articolo 3 della Convenzione, l’accesso alle procedure legali e amministrative pertinenti, la nomina di un tutore. Inoltre ha deciso di dare priorità all’esame del ricorso di merito. Sono attualmente trattenuti nelle medesime condizioni inumane nel centro di Restinco decine di altri minori, alcuni anche dallo scorso mese di agosto".
 
6. Soccorsi nella notte di Natale

La Ong Sea Watch soccorre 119 persone migranti nel Mediterraneo Centrale.

Il naufrago più piccolo ha soli 3 anni, “l'Italia ha assegnato il porto Marina di Carrara alla Sea Watch 5 che ieri ha soccorso 119 migranti. La destinazione, lamenta la ong tedesca, "dista circa 1.150 km. Lo scopo di questi porti distanti è quello di tenere le navi di soccorso lontane dall'area delle operazioni in modo da non poter salvare altre persone in difficoltà", riporta l’Ansa.



7. I nostri nuovi articoli su Open Migration
Il ricorso alla detenzione amministrativa è una dolorosa ineffettività dell'articolo 13 della Costituzione, laddove dispone che la libertà personale sia inviolabile e non ve ne si possa essere privati se non in casi specifici e con le dovute motivazioni. In Italia si fa largo uso di questa pratica, in particolar modo nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio e, questo, nonostante le denunce sulle condizioni di trattenimento spesso inumane e degradanti. Ora, con l'accordo con l'Albania, il governo punta ad un ulteriore salto di qualità nella limitazione della libertà personale senza reato, in una quanto meno dubbia extraterritorialità giuridica. Il 5 dicembre scorso è stato approvato un disegno di legge governativo per il quale, ieri, il Presidente della Repubblica ha autorizzato la presentazione alle Camere. Ora dovrà essere il Parlamento a ratificare questo accordo. Nel frattempo, dall'altra parte dell'Adriatico la Corte Costituzionale albanese ha sospeso per 3 mesi la procedura di ratifica. Ce ne parla  Federica Borlizzi.

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