Verso un nuovo patto Ue sull’immigrazione
Foto via Twitter/Melting Pot Europa
Più profilazione razziale, respingimenti e detenzione. Il contenuto del nuovo Patto Ue sull’immigrazione mina gravemente i diritti delle persone migranti, ma anche di coloro che già si trovano in Europa da anni. Nel frattempo Frontex ammette che non esiste alcun “pull factor” delle Ong per i flussi migratori.
1. Il nuovo Patto Ue sull’immigrazione mina i diritti delle persone migranti
Ulteriore radicamento dei “respingimenti” alle frontiere, aumento del ricorso alla detenzione in tutta Europa, compresi bambini e famiglie, rischio di profilazione razziale delle persone che vivono e vengono in Europa, indipendentemente dalla loro cittadinanza o status di residenza, esternalizzazione dei confini e deportazioni. Con il nuovo patto sull’immigrazione - che dovrà essere approvato dal Parlamento e dal Consiglio europei - l’Ue prosegue con un’ulteriore securitizzazione dei propri confini, rischiando di minare i diritti anche delle persone di origine straniera presenti all’interno.
“Per anni l'Ue ha cercato di [trovare un accordo su] un nuovo sistema [...]. L’accordo ora sul tavolo peggiorerebbe sotto molti aspetti la legislazione esistente e rischierebbe di aumentare la sofferenza ai confini europei” afferma Eve Geddie, direttrice di dell’Ufficio Ue di Amnesty International, riportata dalla giornalista Lisa O’ Carroll sul Guardian. E ancora: “Le organizzazioni umanitarie hanno [affermato] che lo “screening” [alle frontiere] potrebbe discriminare milioni di cittadini europei neri o appartenenti a minoranze etniche che viaggiano all’interno del blocco. Potrebbe portare alla profilazione razziale da parte della polizia e delle forze dell'ordine per l'immigrazione, sostengono, poiché chiunque sembri “straniero” potrebbe essere fermato e controllato per i documenti di viaggio/residenza".
“Il Mediterraneo centrale è già la traversata marittima più pericolosa del mondo e l’assenza di rotte sicure e legali, unita alla maggiore cooperazione con i paesi terzi “sicuri” nell’ambito del nuovo patto, non farà altro che spingere più persone in fuga da guerre, povertà o persecuzione per tentare questo pericoloso viaggio”, scrive l’eurodeputata Cornelia Ernst su Euronews.
2. Anche Frontex lo ammette: le Ong non rappresentano un pull factor per le migrazioni
A differenza di quanto sostenuto più volte dal governo, ovvero che le Ong in mare sarebbero un pull factor (un fattore di attrazione) per le imbarcazioni che trasportano persone migranti, Hans Leijtens, l’attuale direttore di Frontex (agenzia Ue per il controllo delle frontiere marittime e terrestri), ha infine affermato che le Ong non incentivano le partenze.
“La posizione di Frontex riguardo alla tesi delle Ong “pull factor” sembra essere cambiata da quando ad aprile 2022 si era dimesso il controverso direttore dell’agenzia Fabrice Leggeri, accusato di avere un approccio ideologico molto conservatore e soprattutto di avere coperto alcuni respingimenti di massa di richiedenti asilo – illegali secondo le norme europee – compiuti dal personale di Frontex o dagli stati membri. Da quando Leggeri se n’è andato, nei documenti di Frontex non compare più alcun riferimento al “pull factor”, riporta Il Post.
Inoltre, Leijtens ha aggiunto che Frontex non potrà “aiutare” il governo con il Memorandum Italia-Albania: “sicuramente noi possiamo fornire supporto ma il nostro regolamento non ci permette di fare rimpatri da un paese terzo. Quindi non ci è consentito aiutare l'Albania a rimpatriare i migranti. Se l'Italia ha bisogno di aiuto possiamo farlo sul suolo italiano con la giurisdizione italiana”, ha affermato Leijtens, riportato dalla giornalista Annalisa Girardi su Fanpage.
3. L’opposizione del governo albanese si schiera contro il Memorandum con l’Italia
Membri dell'opposizione albanese hanno presentato due ricorsi alla Corte Costituzionale, contestando l’accordo con l'Italia sulla detenzione migranti e chiedendo la sospensione della sua ratifica in parlamento.
“Gli appelli, presentati dal Partito Democratico Albanese guidato dall'ex ministro dell'Interno Lulzim Basha e da 28 deputati legati all'ex premier Sali Berisha, sostengono che l'accordo va oltre un semplice protocollo tra governi, in quanto l'Albania rinuncia alla sua sovranità sul territorio destinato a ospitare i Centri. In base al testo approvato dal Consiglio dei ministri, i Centri saranno trattati come zone di frontiera o di transito sotto la giurisdizione italiana, accogliendo esclusivamente i migranti soccorsi dalle autorità italiane al di fuori delle acque territoriali o europee”, riporta Info Migrants.
I due ricorsi sollecitano inoltre la Corte ad agire rapidamente perché il parlamento albanese voterà a favore della ratifica del memorandum il 22 dicembre. Tuttavia, difficilmente i giudici potranno intervenire in un periodo di tempo così breve.
4. Rivelate più di 1.000 tombe senza targa sui confini Ue
Rifugiati e migranti vengono sepolti in tombe anonime in tutta l’Unione Europea a un ritmo senza precedenti al di fuori dei periodi di guerra.
“Almeno 1.015 uomini, donne e bambini morti ai confini dell’Europa negli ultimi dieci anni sono stati sepolti prima di essere identificati. Giacciono in tombe spoglie, spesso vuote, lungo i confini: ruvide pietre bianche ricoperte di erbacce nel cimitero di Sidiro in Grecia; croci di legno grezzo a Lampedusa in Italia; nel nord della Francia lastre senza volto contrassegnate semplicemente con “Monsieur X”; in Polonia e Croazia targhe con la scritta “NN” per nome sconosciuto”, riporta il Guardian.
Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione nel 2021 che chiede l’identificazione delle persone che muoiono lungo le rotte migratorie e riconosce la necessità di un database coordinato per raccogliere i dettagli dei corpi. Ma in tutti i paesi europei la questione rimane irrisolta, senza dati centralizzati.
5. Ennesima condanna della Cedu per l’Italia
La Corte Europea dei Diritti Umani ha ordinato al Governo italiano l’immediato trasferimento dal centro di accoglienza Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto (Crotone) di un minore trattenuto dal 24 giugno 2023 in condizioni materiali degradanti.
“Il minore, diversamente da quanto dovrebbe avvenire, è stato trattenuto in condizioni degradate e totalmente inadeguate dalla data del 24 giugno 2023, in una situazione di fortissimo isolamento, senza alcuna effettiva possibilità di reclamare il rispetto dei propri diritti”, denuncia l’Asgi.
E ancora: “Questo caso conferma la situazione particolarmente grave su tutto il territorio calabrese riguardo la condizione dei minori stranieri non accompagnati (MNSA). I minori, infatti, non potrebbero essere ospitati all’interno del centro, stante la sua configurazione giuridica, ma vi permangono in mancanza di adeguati servizi per periodi che possono raggiungere durate considerevoli, alcune volte fino alla maggiore età, in condizioni materiali di permanenza inadeguate ed illegittimamente privati della libertà personale”.
6. I nostri nuovi articoli su Open Migration
Nel 2020, nel pieno della pandemia di Covid-19, il governo varò una sanatoria per le persone migranti che erano presenti e lavoravano nel paese, pur essendo irregolari. Circa 200.000 persone (e i loro datori di lavoro), presentarono richieste di emersione. A tre anni di distanza e nonostante una pronuncia del Consiglio di Stato che intimava di completare l'analisi delle domande entro 180 giorni, molte sono quelle ancora non lavorate o per cui il lavoro non è arrivato ad una decisione finale. Per questo era stata promossa una class action contro la Prefettura di Milano (e di altre città), che il Tar Lombardia ha accolto pienamente. Ce ne parla Patrizio Gonnella.
Il team di Open Migration
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