La repressione di Stato sulle persone migranti più vulnerabili
Foto via Twitter/Melting Pot Europa
Nel nuovo decreto immigrazione il Governo punta a detenere i minori non accompagnati nei centri hotspot per adulti, aumentando persino i termini di trattenimento. Nessuna tutela neanche per le donne migranti vittime di violenza per cui non è previsto l’accesso ai Cav (Centri antiviolenza) e al sistema Sai (Sistema di Accoglienza e Integrazione) territoriali. Nel frattempo l’Italia continua a collezionare condanne della Cedu e l’Ue procede con la securitizzazione delle frontiere.
1. Verso un nuovo decreto immigrazione
La Camera approva un nuovo decreto migranti, noto come “Cutro 2”, con 162 sì, 106 no, 2 astenuti.
Tra i punti principali, riporta l’Ansa, emergono: gli over 16 non accompagnati nei centri (hotspot) per adulti fino a 5 mesi; gli under 16 nei centri per minori fino a 45 giorni (prima erano 30); consentito per legge il sovraffollamento dei centri, nel caso di flussi migratori intensi, con la possibilità di sforare i limiti massimi di capienza del 50% nei Centri per minori e del 100% in quelli per adulti; nessuna tutela per le donne migranti vittime di violenza - benché le opposizioni abbiano chiesto di indirizzare nelle reti territoriali con creazione di sezioni specifiche del sistema Sai, il governo prevede, al momento, di continuare a detenerle.
Come denuncia la Ong Sea Watch: “lo Stato continua a ridurre sempre più la libertà e i diritti di chi arriva in Italia sopravvivendo all’inferno. Con questo decreto il governo aggiunge nuove assurdità e disumanità a una lista già lunga, schiacciando con sempre più forza i diritti delle persone migranti”.
2. Ennesima condanna della Cedu per detenzione di minori in Italia
La Corte Europea dei Diritti Umani (Cedu) ha nuovamente condannato l’Italia per detenzione illegittima di minori stranieri (caso A.T. ed altri c. Italia).
Più precisamente, la Corte ha deciso di condannare l’Italia su fatti avvenuti nel 2017, poiché ha “detenuto illegalmente nell'hotspot di Taranto diversi minori stranieri non accompagnati, per avere utilizzato trattamenti inumani e degradanti nel predisporre le loro misure di accoglienza, per non avere nominato un tutore né avere fornito loro alcuna informazione sulla possibilità di contrastare in giudizio tale condizione”, riporta Redattore Sociale.
“Si tratta dell’ennesima sentenza contro l’Italia relativa alla gestione del fenomeno migratorio e, in particolare, dei cittadini stranieri minorenni”, scrive Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazion). “La rilevanza della decisione è immediatamente percepibile nel contesto attuale, nel quale non solo non sono stati modificati gli approcci repressivi precedenti. Al contrario ne sono implementati ulteriori non rispettosi dei principi basilari dei diritti umani e fondamentali della persona, come dimostra l’accordo con l’Albania teso all’identificazione e detenzione dei cittadini stranieri all’estero”.
3. L’Ue pronta per l’elaborazione di nuovi piani anti-migranti
La Commissione Europea sta proponendo nuove leggi per combattere il traffico di migranti, cercando di aggiornare il suo attuale quadro legislativo vecchio di 20 anni.
“Il blocco sta cercando di reprimere le reti criminali che traggono profitto dal traffico di migranti con sanzioni più severe e una giurisdizione legale più ampia per i crimini legati al traffico. Per i reati gravi che comportano la morte, la pena massima verrebbe aumentata dagli attuali otto anni a 15 secondo le nuove proposte. Anche i procedimenti legali da parte degli stati dell’UE diventerebbero più facili grazie alle leggi proposte – ad esempio, la giurisdizione degli Stati membri si applicherebbe quando le barche affondano in acque internazionali e le persone muoiono”, si legge su Info Migrants. Tuttavia, sostiene Picum, Ong che si occupa della tutela delle persone migranti prive di documenti, tali provvedimenti non faranno altro che colpire i cosiddetti “facilitatori/scafisti” più che la rete di trafficanti: “Picum sottolinea che i migranti vengono sempre più spesso accusati ingiustamente di essere “trafficanti”, rischiando lunghi periodi di detenzione arbitraria così come l'esclusione dall'accesso all'asilo e ad altre procedure di regolarizzazione”.
Nel frattempo l’Ue punta a rafforzare i rapporti con Libia, Egitto e Tunisia per il contrasto all’immigrazione, anche se, come denuncia Statewatch, oltre a essere Paesi in cui la tutela delle persone richiedenti asilo è totalmente assente, è già stato provato come le istituzioni di questi stessi paesi siano coinvolte nelle reti dei trafficanti, reti che l’Ue sostiene di voler combattere.
4. Tensioni tra Russia e Finlandia per lo spostamento di richiedenti asilo
Sale la tensione tra Russia e Finlandia, la quale ha deciso di chiudere l’ultimo valico settentrionale di Raja-Jooseppi sul confine russo per contrastare l’arrivo di richiedenti asilo che, secondo quest’ultima, sarebbero inviati dalla Russia in un contesto di “guerra ibrida”.
“L'afflusso è drammaticamente più alto rispetto al numero precedente (appena uno al giorno) e la guardia di frontiera finlandese afferma che prima dell'agosto 2023 le autorità russe impedivano ai cittadini stranieri di recarsi nell'area senza i visti necessari”, scrive il giornalista Paul Kirby su Bbc. “Il ministro dell'Interno Mari Rantanen ha affermato che si tratta di una questione di sicurezza nazionale e il capo dell'Ufficio per la sicurezza nazionale polacco ha annunciato che i suoi consiglieri militari si recheranno in Finlandia per fornire conoscenze in loco sulla sicurezza delle frontiere".
Ad ogni modo, a rimetterci sono sempre le persone migranti, sbattute da una parte all’altra dei confini, senza tutele, come spiegano in un reportage della testata giornalistica finlandese Yle, Moayad, Rayan e Kamal, intrappolati nella gelida terra di mezzo tra Russia e Finlandia.
5. I morti senza nome d'Europa
In una nuova inchiesta congiunta realizzata, tra gli altri, da Lighthouse Reports, Der Spiegel, Solomon, viene spiegato che sempre più persone cercano di raggiungere l’Europa occidentale attraverso i Balcani, prendendo strade sempre più pericolose per eludere la polizia di frontiera e, nel mentre, molti muoiono senza lasciare traccia.
“Non esistono dati ufficiali sul numero di migranti morti e dispersi nei Balcani. Gli sforzi compiuti per raccogliere dati – ad esempio il Missing Migrants Project dell'OIM – si basano principalmente su resoconti dei media ed è probabile che siano notevolmente sottostimati”, scrive Lighthouse Reports. E ancora “Attraverso interviste con più di una dozzina di persone i cui familiari erano scomparsi o erano morti lungo il percorso, abbiamo appreso che non hanno idea di dove cercare o a chi chiedere”.
“Abbiamo sentito dire che l'Europa è la terra della libertà, della democrazia e dei diritti umani", afferma sobriamente Hussam Adin Bibars, padre di un ragazzo scomparso. "Dove sono i diritti umani se non posso vedere mio figlio prima della sua sepoltura?” riportano i giornalisti Stavros Malihoudis e May Bullmann su Solomon.
6. Il Niger abroga la legge targata Ue sul controllo dei flussi
La giunta militare del Niger ha dichiarato di aver revocato una legge anti-immigrazione che aveva contribuito a ridurre il flusso di persone migranti provenienti dall’Africa occidentale verso l’Europa.
“La legge, che rendeva illegale il trasporto di migranti attraverso il Niger, è stata approvata nel maggio 2015 quando il numero di persone che viaggiano attraverso il Mar Mediterraneo ha raggiunto livelli record [...]. La giunta del Niger, che ha preso il potere con un colpo di stato a luglio, ha abrogato la legge [...]. La giunta sta rivalutando le sue relazioni con gli ex alleati occidentali che hanno condannato il colpo di stato, e sta cercando di mantenere il sostegno in patria”, si legge su Voa news.
Conosciuta come Legge 2015-36, la legislazione ha reso illegale per i migranti viaggiare da Agadez, capitale del Niger, verso il confine settentrionale del Paese. Ha inoltre criminalizzato il lavoro dei "traghettatori" locali che trasportavano le persone migranti verso la Libia e l'Algeria. “ll numero di migranti in transito attraverso il Niger e verso l’Europa è diminuito drasticamente nel corso degli anni a causa della legge. Ma ha attirato critiche da più parti, dagli abitanti della regione di Agadez alle organizzazioni internazionali per la tutela di persone migranti. La legge ha interrotto molti mezzi di sussistenza dipendenti a una regione che soffriva di un drastico declino economico nel decennio precedente alla sua introduzione”, riporta Info Migrants.
Il team di Open Migration
|