La normalizzazione del razzismo sistemico in Europa
Foto via Twitter/Enar Europe
Il razzismo nei confronti delle persone di origine africana rimane “implacabile e pervasivo”. Questo è quanto ha affermato l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (Fra) che nel suo nuovo rapporto "Being Black in the Eu" (Essere neri in Unione Europea) evidenzia come le persone afrodiscendenti continuino a essere discriminate in ogni ambito (lavoro, salute, fermi di polizia). A ciò si aggiungono le politiche di frontiera Ue sempre più repressive.
1. “Essere persone nere in Ue”: le esperienze negative delle persone afrodiscendenti in Europa
Il razzismo nei confronti delle persone nere sta crescendo, è quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Agenzia Ue sui Diritti Fondamentali (Fra) che ha effettuato sondaggi intervistando le persone afrodiscendenti (più precisamente 6700 persone originarie di Paesi africani sub-sahariani) in 13 Paesi Ue. Austria, Germania svettano tra i Paesi con il maggior numero di discriminazioni razziali.
“Quasi la metà delle persone di origine africana intervistate ha subito discriminazioni razziali, con un tasso di discriminazione che dal 39% nel 2016 è aumentato al 45% nel 2022 [...]”. Si legge nel rapporto. Inoltre, “una percentuale considerevole di persone intervistate di origine africana (63%) si è sentita discriminata a causa del colore della pelle, del background etnico o migratorio”. Le discriminazioni avvengono in ogni ambito, “dal lavoro, alla ricerca di un alloggio” - come afferma Michael O'Flaherty, direttore della Fra, su Bbc - all’accesso ai diritti sociali fino alla profilazione razziale della polizia (che, stando al rapporto, ferma soprattutto persone nere giovani). “Molte persone di origine africana svolgono lavori elementari e sono sovra qualificate per il loro lavoro”, si legge nel rapporto, oltre ad avere una maggior probabilità di avere contratti precari e con scarsa sicurezza sul lavoro.
In conclusione, nonostante le promesse dell’Ue sull'impegno nel contrasto al razzismo sistemico - specie dopo l'ondata di proteste che ha coinvolto in Paesi europei nel 2020, in seguito all’omicidio di George Floyd negli Usa - “le persone afrodiscendenti continuano a essere discriminate”.
2. Minori nei centri di accoglienza con gli adulti
Il terzo decreto sui migranti, conosciuto come “Cutro 2”, ora all’esame dell’Aula della Camera, modifica la disciplina sull’ accoglienza dei minori.
“I minori migranti non accompagnati che hanno compiuto i 16 anni potranno finire nei Centri di accoglienza per gli adulti per 5 mesi. Il decreto che riforma la disciplina di accoglienza degli stranieri prevedeva che il periodo di permanenza di questi minori fosse di 90 giorni. Ma, con un sub-emendamento presentato in Commissione Affari Costituzionali, dal deputato della Lega Igor Iezzi, ai 90 giorni se ne potranno aggiungere altri 60, arrivando così a complessivi 150 giorni. È questa una delle misure più contestate dalle opposizioni”, riporta il Sole 24 Ore.
Infine, “in commissione è stata respinta la norma per trasferire nei centri anti-violenza le donne migranti vittime di violenza”, riporta Il Manifesto
3. Nuovo naufragio al largo di Lampedusa
43 persone migranti sono state soccorse sugli scogli di Capo Ponente, al largo di Lampedusa, dalle motovedette della Capitaneria di porto e due giovani dai due pescatori lampedusani.
“Una bambina di 2 anni è morta sull'unità di soccorso. La piccola è spirata mentre la motovedetta la stava portando, assieme agli altri superstiti, verso il porto”, riporta l’Ansa. “In un rapporto pubblicato il 22 novembre, Medici Senza Frontiere (MSF) afferma: con quasi 2.200 bambini, donne e uomini segnalati come dispersi o morti quest’anno nel Mediterraneo centrale, il 2023 si è già guadagnato il poco invidiabile record di essere l’anno più mortale in questo rotta migratoria dal 2017”, riporta l’Ong Ecre (Consiglio Europeo per i Rifugiati).
4. L'Ue deve rivalutare la cooperazione migratoria con la Tunisia rispetto agli abusi
Refugees International, una ONG con sede negli Stati Uniti, esorta sia i Paesi Ue che gli Stati Uniti a "rivalutare" la loro collaborazione con la Tunisia sulle migrazioni per via delle segnalazioni riguardanti abusi, corruzione e collusione con le reti di trafficanti all'interno delle forze di sicurezza del paese.
“Secondo il rapporto, la Tunisia è diventata il principale punto di partenza per migranti e rifugiati che tentano di raggiungere l’Europa via mare. L’economia, la democrazia e le istituzioni della Tunisia hanno subito una serie di gravi battute d’arresto nel corso degli ultimi anni e il paese è ora diventato un trampolino di lancio per i migranti che intraprendono il pericoloso viaggio attraverso il Mediterraneo”, riporta Info Migrants. Inoltre, “il rapporto critica la risposta del governo tunisino alla questione migratoria. Sotto la pressione dell’Europa per frenare l’immigrazione irregolare, il governo, guidato dal presidente Kais Saied, ha fatto ricorso alla demagogia e agli abusi, nota Refugees International. Le forze di sicurezza tunisine, comprese alcune che collaborano direttamente con i paesi dell'Ue e con gli Stati Uniti, hanno commesso abusi gravi e sistematici contro rifugiati, richiedenti asilo e altri migranti”.
Un'indagine di Refugees International ha corroborato e approfondito la documentazione di questi gravi abusi e contemporaneamente hanno scoperto indizi di corruzione di routine e collusione tra le reti di trafficanti ed elementi delle forze di sicurezza tunisine.
5. In tutto il mondo politiche crudeli contro le persone migranti
Dalle politiche repressive del Regno Unito, passando per il nuovo memorandum Italia-Albania fino all’ostilità xenofoba alimentata sia dal Kenya che dall’India. Come riporta lo scrittore Kenan Malik sul Guardian, a livello globale le persone migranti sono viste come una minaccia e vengono oppresse con politiche severe e inumane.
Uno dei punti fondamentali per la propaganda anti-migranti [osserva Hein de Haas in “How migration really works”, sociologo olandese citato da Malik] “è rendere più facile trasformare le questioni relative alla politica sociale interna – dalla stagnazione dei salari alla mancanza di alloggi a prezzi accessibili – in un dibattito su una minaccia esterna per la nazione. Trasforma le persone immigrate in capri espiatori e consente ai politici di assolversi dalle colpe, presentandosi come crociati contro il nemico esterno”, scrive Malik.
E ancora: “le democrazie liberali si trovano ad affrontare il trilemma di conciliare tre obiettivi distinti: il bisogno economico di manodopera migrante; il desiderio politico di essere visto come colui che controlla l’immigrazione; e la necessità morale di trattare i migranti e i richiedenti asilo come persone dotate di diritti e dignità. L’apparente impossibilità di raggiungere tutti e tre gli obiettivi ha portato i governi a perseguire una politica palese di durezza nei confronti dell’immigrazione”.
6. I nostri nuovi articoli su Open Migration
Il Centro Studi e Ricerche sull’Immigrazione IDOS ha pubblicato il nuovo Dossier 2023 sull’immigrazione in Italia. Il rapporto ci restituisce un quadro ancora drammatico e ben lontano da quell’ideale di inclusione sociale e antidiscriminazione fondamentali per una società che possa dirsi realmente fondata sui diritti. Disuguaglianze e sfruttamento lavorativo sono solo alcune delle problematiche che affliggono in modo particolare le persone straniere, definite “essenziali” ma ancora inserite in un contesto fatto di propaganda allarmistica su presunte “invasioni” ed emergenzializzazione dell’accoglienza. Ce ne parla Oiza Q. Obasuyi.
Il team di Open Migration
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