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Subject Disuguaglianze e precarietà per le persone migranti in Europa
Date October 30, 2023 10:33 AM
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Nuovo rapporto Idos 2023: l’invasione che non c’è

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Disuguaglianze e precarietà per le persone migranti in Europa

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Il nuovo rapporto Idos 2023 restituisce un quadro fatto di disuguaglianze sociali profonde tra lavoratori e lavoratrici italiani e stranieri, in cui questi ultimi sono doppiamente penalizzati. Nel frattempo l’Italia sospende il trattato di Schengen per contrastare i flussi migratori dalla Slovenia.

1. Nuovo rapporto Idos 2023: l’invasione che non c’è

Il Centro Studi e Ricerche IDOS ha pubblicato il nuovo Dossier Statistico sull’Immigrazione 2023 ([link removed]) .

Al contrario di quanto emerge dalla propaganda emergenziale sull’invasione: “il numero dei cittadini stranieri residenti in Italia – immigrati o nati nel Paese – si è assestato, nell’ultimo quinquennio, sui 5 milioni [...] mentre sono saliti a quasi 6 milioni gli italiani residenti all’estero (erano 4 milioni nel 2010)”, si legge nel Dossier. Il problema risiede nella carenza di pianificazione, infatti: “l’incremento dell’insicurezza globale, associato alla quasi totale assenza di canali di viaggio sicuri e regolari, si traduce nei cosiddetti flussi non programmati, per lo più composti da migranti in cerca di protezione. In Italia le persone in fuga arrivano soprattutto attraverso il Mediterraneo centrale, per il 13,4% costituite da minori non accompagnati, e lungo la rotta balcanica (13 mila migranti stimati)”.

Infine la segregazione occupazionale delle persone migranti rimane una costante: “Non è cambiata la rigida divisione del lavoro per cittadinanza e genere, con più di un terzo delle lavoratrici straniere (34,0%) impiegate nei servizi domestici o di cura alle famiglie (2,4% le italiane) e il 42,2% degli uomini occupato nell’industria e nelle costruzioni (35,6% gli italiani). L’Italia continua a occupare massivamente gli stranieri in attività manuali e a bassa qualifica, da cui derivano retribuzioni inferiori” - nonostante “nel 2021 tra spese (28,2 miliardi di euro) e introiti (34,7 miliardi di euro) dello Stato imputabili all’immigrazione ha segnato un guadagno per l’erario pubblico di 6,5 miliardi di euro”.
2. Sospeso il trattato di Schengen

Le misure di sicurezza “antiterrorismo” lungo il confine italiano con la Slovenia si stanno intensificando e il Trattato di Schengen resta sospeso per un periodo prolungato, spinto dalla necessità di controlli di sicurezza "indispensabili" - secondo quanto riferito dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi.

“Nella sua informativa al comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, il ministro Piantedosi ha spiegato così le ragioni dei provvedimenti presi contro l'aumento del rischio di infiltrazioni di jihadisti provenienti dalla rotta balcanica”, si legge ([link removed]) su Il Sole 24 Ore. E ancora: “[...] alla frontiera italiana le forze di polizia hanno già identificato 3.142 persone e controllato 1.555 veicoli, rintracciando 66 stranieri. Dopo i primi approfondimenti per 28 di questi è stato già disposto il respingimento”.

Tuttavia, oltre a ricordare che i respingimenti a catena verso la Slovenia sono illegali - come stabilito da una sentenza ([link removed]) del Tribunale di Roma del 2021 - non vi è alcun collegamento diretto tra “sbarchi” e “terroristi”, come osservato dal ricercatore di Ispi, Matteo Villa:
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3. Rischio di un nuovo esodo di rifugiati palestinesi

L’Unrwa (Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi) ha affermato ([link removed]) che attualmente quasi 600 mila persone sono sfollate all'interno di Gaza. Si aggrava il bilancio delle persone uccise dai raid israeliani con, la cifra ammonterebbe a 6747 vittime a Gaza. La catastrofe umanitaria è imminente e si rischia un nuovo esodo.
“Istituita più di settant'anni fa dalle Nazioni Unite” il campo profughi di Jabal al-Hussein, ad Amman, in Giordania, “ospita oggi più di 30.000 rifugiati palestinesi, discendenti di alcuni degli oltre 700.000 che furono espulsi o fuggirono dalle loro case in quello che oggi è Israele in seguito alla guerra arabo-israeliana del 1948”, scrivono ([link removed]) i giornalisti Nada Bashir, Celine Alkhaldi e Nadeen Ebrahim su Cnn. Nonostante la gravità del contesto, nessun appello al cessate il fuoco sembra essere ascoltato, con gli Stati Uniti che hanno posto il veto ([link removed]) in merito durante una riunione del Consiglio di Sicurezza.

“Gaza è stata descritta negli ultimi 15 anni come una grande prigione a cielo aperto , con un blocco aereo, marittimo e terrestre che soffoca 2,2 milioni di persone in un raggio di 365 kmq. La maggior parte dei giovani non ha mai lasciato Gaza. Oggi questa prigione sta diventando il cimitero di una popolazione intrappolata tra guerre, assedi e privazioni”, scrive ([link removed]) Philippe Lazzarini, direttore dell'Unrwa, sul Guardian.

4. Aumentano le migrazioni verso i paesi ricchi

La migrazione internazionale verso i paesi ricchi ha raggiunto il massimo storico lo scorso anno, spinta dalle crisi umanitarie globali e dalla domanda di lavoratori, ha riferito l’Ocse.

“L’Ocse stima che lo scorso anno si siano trasferiti nei suoi 38 paesi membri 6,1 milioni di nuovi migranti permanenti, il 26% in più rispetto al 2021 e il 14% in più rispetto al 2019, prima che la pandemia bloccasse molti movimenti transfrontalieri” riporta ([link removed]) la giornalista Delphine Strauss su Financial Times. E ancora: “sia i flussi [per ragioni umanitarie] che quelli legati al lavoro sembrano raggiungere livelli elevati, con questi ultimi che rappresentano una quota crescente della migrazione totale, ha affermato l’Ocse”.

Infine, le donne migranti sono doppiamente penalizzate durante il loro viaggio e inserimento nel Paese di arrivo: “tra loro si riportano anche livelli più elevati di sottoccupazione. Inoltre le donne che emigrano per motivi familiari spesso non beneficiano di programmi di integrazione strutturati, come quelli disponibili per i migranti umanitari, né di un'offerta di lavoro come per chi migra a tal proposito”, riporta ([link removed]) la giornalista Ilaria Cicinelli Euronews.

5. Nuovi naufragi nel Mediterraneo

Un'imbarcazione proveniente dalla Tunisia con a bordo 60 persone si è ribaltata a largo di Selinunte.

"La Guardia costiera italiana ha dichiarato di aver recuperato i corpi di cinque migranti sulla spiaggia della città siciliana di Marinella di Selinunte, in provincia di Trapani. Poco distante è stata rinvenuta anche la barca arenata che, secondo le prime informazioni, è naufragata poco lontano dalla costa all'alba di sabato, dopo essere partita tre giorni fa dalla Tunisia con a bordo più di una sessantina di persone tra uomini, donne e bambini”, riporta ([link removed]) la giornalista Michela Morsa su Euronews. Le autorità hanno individuato 18 persone migranti che sono riuscite a raggiungere la riva vive ma, secondo le testimonianze dei sopravvissuti mancherebbero all'appello 37 persone.

Inoltre, mentre l'unità Sea-Eye 4 dell'omonima ong tedesca ha localizzato un'imbarcazione nel Mediterraneo centrale, portando in salvo 49 persone migranti, “una motovedetta della Guardia di finanza ha soccorso 95 migranti che stavano cercando di raggiungere le coste italiane a bordo di due barchini. Sul primo erano in 53, uomini e donne provenienti da Siria, Eritrea, Sudan. Erano partiti da Zouara, in Libia. Sul secondo barchino, partito da Al Amra, in Tunisia, erano invece in 42, tutti uomini partiti da Etiopia, Eritrea, Siria e Sudan”.
6. I nostri nuovi articoli su Open Migration

Nelle ultime settimane alcune decisioni dei tribunali hanno portato il governo e la maggioranza parlamentare ad accusare i giudici di essere schierati. In alcuni casi, quello della giudice Apostolico, rea di non aver confermato il trattenimento di alcuni richiedenti asilo tunisini, in linea con i nuovi decreti governativi, le accuse sono state accompagnate da un vero e proprio dossieraggio. Come scrive Patrizio Gonnella in questo editoriale ([link removed]) , però, il giudice non è disumanizzato e privo di idee e un governo ha tutti gli strumenti forniti dalle leggi per ricorrere contro le decisioni dei tribunali.

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