Legge di bilancio: nessuna sorpresa, buona notizia
La legge di bilancio 2024, approvata lunedì dal Consiglio dei Ministri, non contiene particolari sorprese, e questa è una buona notizia. L'unica novità è la probabile sostituzione di quota 103 con quota 104, con la simultanea revisione dell'Ape sociale e di Opzione donna, e anche queste sono buone notizia perché confermano che il governo è consapevole della delicatezza della situazione. Tuttavia, ciò non è sufficiente a dissipare tutte le nubi: la situazione del bilancio pubblico rimane precaria e il governo non dà sempre l'impressione di trarre tutte le dovute conseguenze.
Il problema principale è e rimane l'elevato debito pubblico: il rallentamento della crescita economica e dell'aumento dei tassi, che già da quest'anno avrà un impatto significativo sulla spesa per interessi, rendono la questione ancora più prioritaria. In questo contesto, il governo si è trovato con le mani praticamente legate: gran parte dello spazio fiscale è stato cancellato dal superbonus. Le poche risorse disponibili non potevano che essere destinate alla conferma della decontribuzione e a misure bandiera, come l'accorpamento dei primi due scaglioni Irpef parzialmente bilanciato dalla riduzione delle detrazioni per i redditi al di sopra di 50 mila euro (col risultato che, probabilmente, l'imposizione sul reddito diventerà ancora più progressiva). Tutto considerato, il deficit resterà elevato, l'intonazione della manovra sarà espansiva e il debito (in rapporto al Pil) dovrebbe stabilizzarsi agli attuali livelli.
La tenuta dei conti, in tale quadro, è delegata a due promesse: il taglio lineare del 5 per cento delle spese discrezionali dei ministeri e l'avvio di un piano di privatizzazioni del valore di circa un punto di Pil nel triennio. Si tratta di impegni significativi, perché invertirebbero una tendenza che negli ultimi anni sembrava consolidata, cioè l'abbandono di ogni remora sul fronte della spesa e la damnatio memoriae verso le privatizzazioni (che si sono rovesciate nel loro opposto, visto che nel frattempo sono entrate nell'orbita pubblica colossi come Ilva, Autostrade, Tim). E' quindi importante che il governo dia da subito un segnale chiaro, mostrando che non si tratta di generici buoni propositi per farsi tornare i numeri, ma dietro c'è una volontà e - vorremmo sperare - anche un disegno. E' ovvio che tutti gli occhi sono puntati, in questo momento, su Monte dei paschi e Alitalia. Ma altrettanto importante sarebbe porre un freno al processo di ri-statalizzazione dell'economia.
Nel passato, analoghe promesse si sono sprecate, quasi sempre alla stregua di meri adempimenti formai pressoché privi di conseguenze pratiche. Proprio per questo, i mercati sono scettici, tanto più che i partiti di maggioranza nel passato hanno spesso invocato una politica di bilancio ancora più dissennata. Proprio per questo, l'esecutivo dovrebbe fare di tutto per dimostrare di avere il pieno controllo della situazione e per mostrare che le parole non sono utilizzate alla leggera. La politica economica viene spesso rappresentata come un pendolo tra la crescita e la stabilità. La funzione principale della manovra, oggi, è garantire la stabilità: senza di essa, e senza la fiducia degli investitori internazionali nella serietà del percorso di risanamento del nostro paese, non può esserci crescita.
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