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Il vuoto dell’accoglienza che crea l’emergenza

        Foto via Twitter/Melting Pot Europa


Con l’arrivo di 7.000 persone migranti a Lampedusa, la gestione degli hotspot diventa insostenibile. L’approccio del Governo alle migrazioni continua a essere di tipo emergenziale, prediligendo la repressione alla tutela dei diritti fondamentali. Nel frattempo, le conseguenze del cambiamento climatico provocano ancora vittime e ulteriori sfollati interni.
 

1. Aumentano gli arrivi a Lampedusa: centri pieni

Nella notte tra lunedì e martedì 11 e 12 settembre centinaia di persone sono sbarcate sull’isola di Lampedusa a bordo di circa 33 imbarcazioni. In un contesto in cui gli hotspot continuano a essere sovraffollati, la situazione non ha fatto altro che degenerare, come riporta Melting Pot Europa.

“L’hotspot è strabordante. Difficile garantire i più elementari diritti e qualunque forma di protezione. Numeri precisi non ce ne sono, neanche sui minori. Che comunque sono tanti: ragazzi non accompagnati e bambini con i genitori”, racconta Giovanna Di Benedetto di Save The Children su Il Manifesto, intervistata dalla reporter Lidia Ginestra Giuffrida. L’approccio emergenziale continua a prevalere su un fenomeno ormai strutturale: come riporta Flavio Di Giacomo dell’Oim (Organizzazione per le migrazioni delle Nazioni Unite) uno dei problemi è l’aver reso Lampedusa l’unico porto dove incanalare gli arrivi:

“Le norme pensate dal ministero dell’interno sembrano voler togliere flessibilità al sistema e non offrono soluzioni efficaci né per il rispetto dei diritti dei migranti né per una convivenza non conflittuale di questi ultimi con le comunità locali. La naturale conseguenza è la volontaria prosecuzione di una logica di gestione emergenziale del sistema che attraversa gli anni e i governi oltre che un generico atteggiamento di ostilità, da parte dell’opinione pubblica, nei confronti delle persone migranti” evidenzia Openpolis. Nonostante l’assenza di piani adeguati e coordinati, associazioni e solidali lampedusani hanno offerto il loro aiuto procurando cibo, acqua e altri generi di prima necessità alle persone migranti:


2. Le falsità e le inesattezze del video di Giorgia Meloni

In risposta agli ultimi sbarchi avvenuti a Lampedusa, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un video ha delineato i prossimi provvedimenti draconiani da adottare sull’immigrazione, aggiungendo però informazioni inesatte o false, senza tenere conto del rispetto della legislazione interna e internazionale in materia di protezione dei diritti umani delle persone migranti.


Ad esempio, si legge ne Il Post, mentre Meloni sostiene che “decine di milioni di persone” migreranno dall’Africa all’Europa, “[...]diversi studi sostengono che gli africani migrino di meno, in media, rispetto al resto del mondo. E quando lo fanno si spostano soprattutto all’interno del continente africano. Un rapporto dell’Onu mostra che fra il 2000 e il 2017 la percentuale di migranti africani che sono arrivati in Europa è rimasta la stessa: sono stati il 26 per cento, poco più di un quarto del totale”. 

E ancora: Meloni ha sostenuto di voler rimpatriare in maniera immediata chiunque entri “illegalmente”. Come viene spiegato da Il Post: “le leggi italiane ed europee prevedono che chiunque possa entrare in Italia e nell’Unione Europea per chiedere asilo, a prescindere dalle circostanze del suo ingresso. Il comma 4 dell’articolo 10 del Testo Unico sull’immigrazione vieta esplicitamente di respingere persone che chiedono «asilo politico, il riconoscimento dello status di rifugiato, ovvero l’adozione di misure di protezione temporanea per motivi umanitari». Il decreto legislativo 25 del 28 gennaio 2008 prevede che la richiesta di asilo possa essere fatta nel momento stesso in cui si entra nel territorio italiano”.

3. Disastro ambientale in Libia: migliaia di vittime

La Libia è stata colpita da una forte ciclone che ha provocato migliaia di vittime. Al Jazeera riporta che il numero supera le 11mila, con circa 40mila persone ancora disperse.


“L’intera fascia intorno al fiume della città è stata spazzata via, scavando un enorme solco di 3-4 metri di profondità: la massa d’acqua proveniente dalle montagne retrostanti ha abbattuto quattro ponti principali, due edifici e due dighe, travolgendo interi quartieri della città, che conta 100.000 abitanti”, scrive il giornalista Giovanni Gugg su Focus on Africa. E ancora, “Le scarse notizie provenienti da Derna descrivono una città “completamente tagliata fuori” dal mondo: non c’è connessione internet, né elettricità; la portata del disastro peggiora di minuto in minuto. Secondo le prime ipotesi, la tempesta Daniel avrebbe causato un improvviso e violento aumento del carico d’acqua, causando la completa distruzione della principale diga della città”.

“L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) in Libia ha dichiarato che almeno 30.000 persone sono ora sfollate interne a Derna, la città più colpita dalla tempesta Daniel” scrivono i giornalisti Patrick Wintour e Luke Harding sul Guardian. Inoltre, l'Oim ha aggiunto che 6.085 persone sono attualmente sfollate in altre aree colpite dalla tempesta, tra cui Bengasi, con un numero di morti ancora non verificato.


4. Von der Leyen a Lampedusa

La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, si è recata a Lampedusa a seguito di un appello di Giorgia Meloni sullo stato dell’arte degli sbarchi in Italia. In conferenza stampa, riporta France 24, Von der Leyen ha affermato "decideremo noi chi arriverà nell'Unione europea e in quali circostanze. Non i trafficanti". 

Inoltre, Von der Leyen ha affermato di voler: mettere a punto nuove missioni navali nel Mediterraneo e di voler accelerare i fondi verso la Tunisia - già stabilito nel Memorandum con l’Ue - per bloccare le partenze in cambio di aiuti; aiutare l’Italia ad accelerare le procedure di richiesta di asilo e creare corridoi umanitari nei paesi di origine per scoraggiare le rotte illegali. Tuttavia, come riporta la giornalista Annalisa Camilli su Internazionale, in riferimento al modus operandi delle autorità tunisine “molti migranti sono stati vittime di maltrattamenti da parte della polizia, alcune decine infine sono stati trasferiti con la forza in una zona desertica al confine con la Libia, a centinaia di chilometri da Sfax, dove sono stati abbandonati senza acqua, né cibo”.

Infine, anche il Difensore Civico dell’Ue ha interrogato la Commissione Europea sulla tutela dei diritti fondamentali delle persone migranti in quanto oggetto principale del Memorandum con la Tunisia:

5. Le 40  persone sopravvissute al naufragio di Pylos chiedono giustizia e verità

40 persone sopravvissute al mortale naufragio di Pylos hanno presentato una denuncia penale contro tutte le parti responsabili davanti al Tribunale navale del Pireo.

“I rappresentati dalla Rete per i diritti dei rifugiati e dei migranti, dalla Lega ellenica per i diritti umani (Hlhr), il Consiglio greco per i rifugiati (Grc), l’Iniziativa degli avvocati e giuristi per il naufragio di Pylos e il Refugee Support Aegean (Rsa) denunciano una serie di violazioni degli obblighi delle autorità greche di proteggere la vita delle persone a bordo e chiedono un'indagine efficace sulle circostanze del naufragio più mortale avvenuto nel Mediterraneo negli ultimi anni”, scrive in un  comunicato la ong Rsa.

"Come avvocati della Rsa, rappresentiamo le vittime sopravvissute a questa tragedia, la cui vita è stata messa a repentaglio e che hanno vissuto la perdita traumatica di parenti e amici, chiedendo giustizia per tutte le vittime di questo tragico naufragio", ha affermato Eleni Spatha, avvocata intervistata da Al Jazeera. Ricordiamo infatti che, come riporta Al Jazeera, “le autorità greche erano a conoscenza della barca già da ore prima che affondasse e, secondo quanto riferito, avevano ignorato tre offerte di assistenza da parte di Frontex, l’agenzia di frontiera dell’Ue [...]”.


6. I nostri nuovi articoli su Open Migration

Lampedusa, come le Canarie e le isole greche sono diventate il poliziotto cattivo delle politiche di esternalizzazione delle frontiere, luoghi di confine/confino. A Lampedusa i migranti ci sono, ma i cittadini non li vedono, non li incontrano, non ne possono scorgere l'aspetto umano e culturale. Mentre cresce la rabbia e la frustrazione per l'abbandono che gli abitanti di quest'isola subiscono e per le narrazioni a cui sono costretti e che non sono mai le loro. In questo terzo reportage a dieci anni dal naufragio del 3 ottobre 2013, Christian Elia ci racconta di queste terre di mezzo. Ce ne parla Christian Elia.

Al confine tra Tunisia e Libia si incontrano le storie di persone fuggite dai propri paesi. Ilaria Romano ne ha raccolte alcune per noi, raccontandoci di chi ha subito torture in Libia, di chi ragazzino viaggia da solo per raggiungere l'Europa e aiutare la propria famiglia. Della difficoltà delle loro vite, di un sentimento anti migranti che cresce, ma anche della solidarietà che incontrano. Ce ne parla Ilaria Romano.


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