Caccia ai migranti in Grecia, ritenuti responsabili degli incendi
Foto via Twitter/Gazmend Kapllani
Mentre a Cipro sono avvenuti scontri tra residenti e migranti, in Grecia si sono formate milizie civili che li intercettano. In Germania, invece, alcuni partiti politici chiedono che si riprendano le deportazioni in Afghanistan.
1. A Cipro sono avvenuti scontri tra migranti e residenti
21 persone sono state arrestate dalla polizia cipriota per gli scontri avvenuti solo pochi giorni fa nel villaggio di Chloraka, a ovest di Nicosia.
Come riporta Politico gli scontri sono avvenuti a seguito di una manifestazione pacifica organizzata da un gruppo di rifugiati per protestare contro le violenze che subiscono. In particolare i migranti erano stati sfrattati solo la settimana precedente da uno stabile nel quale abitavano, senza acqua né corrente elettrica.
Gli scontri sono iniziati quando i manifestanti anti-immigrazione sono scesi in strada- come scrive Reuters - incappucciati, chiedendo l'allontanamento dei richiedenti asilo e dando fuoco ai bidoni dell'immondizia e danneggiando veicoli appartenenti a non ciprioti.
Sempre Reuters riporta le dichiarazioni di alcuni gruppi che si occupano di diritti umani, sottolineando come il sentimento anti-migranti sia in aumento, così come episodi di violenza e intolleranza: "Temiamo che il numero crescente di questi incidenti e l'esposizione di rifugiati e migranti in condizioni di vulnerabilità sia dovuto alla mancanza di un piano di integrazione globale e di azioni corrispondenti".
2. I migranti indicati come colpevoli degli incendi in Grecia
“Un uomo apre il retro del suo furgone mimetico verde e mostra trionfante i "25 pezzi che ha cacciato" all'inizio della giornata. I suoi 'trofei di caccia' sono migranti terrorizzati”. A riportare questa scena è Euronews. La stessa si è svolta a Evros, regione al confine con la Turchia nel nord-est della Grecia, una delle più colpite dagli incendi che hanno devastato il paese ellenico nelle ultime settimane. Una vera è propria “caccia al migrante” sviluppatasi attorno alla ricerca di un colpevole proprio per gli incendi. "C'è una voce diffusa e i politici locali la usano come strumento politico perché è facile incolpare i migranti. Non hanno voce in capitolo", ha detto a Euronews Lefteris Papayannakis, direttore dell'Istituto greco per i rifugiati.
In un post sui suoi social media, un deputato di “Soluzione Greca”, partito che fa parte della stessa famiglia europea di Fratelli d’Italia, ha descritto la situazione come una “guerra” e ha invitato la gente a organizzare raid per “arrestare i migranti illegali”.
Questa narrazione ha portato alla nascita di vere e proprie milizie civili che, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, commettono atti illegali di violenza contro i migranti.
Nel frattempo - come riporta Reuters - cresce il numero di migranti soccorsi o trovati morti nella zona degli incendi, importante rotta di passaggio tra la Turchia e la Grecia.
3. Cambia la narrazione del governo italiano sulle migrazioni?
“C’è un dato innegabile: dall’inizio dell’anno al 28 di agosto si è registrato un aumento del 103% degli arrivi via mare rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”. A dirlo è stato il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Alfredo Mantovano in una recente conferenza stampa, ripresa da Il Fatto Quotidiano.
“Questi arrivi – ha aggiunto Mantovano in un video riportato – sono determinati da fattori precisi come l’aumento delle crisi degli Stati di provenienza. Solo il Sudan ha prodotto l’arrivo di 800mila persone”. Una dichiarazione in cui molti hanno letto un cambio totale di rotta rispetto alla narrazione che da sempre la destra ha portato avanti tra colpe dei governi e navi Ong come pull factor. Un cambio di narrazione che per alcuni è solo di facciata, visti i mancati passi indietro rispetto alle politiche di accoglienza e alla criminalizzazione delle Ong.
4. Una persona ha tentato il suicidio nella Bibby Stockholm
Un luogo di esilio, pericoloso, spaventoso e isolato. È la Bibby Stockholm, la chiatta che nelle acque di Portland ospita alcuni richiedenti asilo, così come emerge da una lettere che alcune delle persone presenti hanno inviato al Ministro degli Interni britannico.
“Uno dei richiedenti asilo - si legge nella lettera riportata dal Guardian - ha tentato il suicidio ma noi siamo intervenuti tempestivamente e abbiamo impedito questo sfortunato evento. Considerando le difficoltà attuali, non è inaspettato che situazioni simili possano ripetersi in futuro”. “Alcuni amici - prosegue la lettera - hanno detto che avrebbero addirittura desiderato avere il coraggio di suicidarsi. La nostra convinzione personale è che molti di questi individui potrebbero ricorrere a questa follia per sfuggire ai problemi futuri”.
Il Premier inglese Rishi Sunak ha evitato di parlare del tema e i LibDem hanno accusato il primo ministro di essere senza cuore e di ignorare gli avvertimenti sui suicidi.
5. Un video mostra una donna morta in un centro di detenzione libico
Nei giorni scorsi il Guardian ha pubblicato il video, girato presumibilmente due settimane prima, dove a terra si vede una donna nuda, con gli occhi aperti e probabilmente morta. “"Questa donna è morta", si sente dire nel video, "è morta stamattina". Il gruppo di migranti era arrivato dalla Tunisia e il video mostra centinaia di persone stipate nel centro di detenzione Abu Salim a Tripoli.
6. Riprendere le deportazioni di migranti in Afghanistan
A chiederlo - come riporta Info Migrants - sono i rappresentanti del Partito liberale democratico (FDP) al potere in Germania e l'Unione cristiano-democratica/Unione cristiano-sociale (CDU/CSU) all'opposizione.
"Chiunque sia stato legalmente condannato per aver commesso un reato in qualità di straniero e classificato come persona pericolosa deve lasciare la Germania", ha affermato Stephan Thomae, capogruppo dell’FDP al parlamento tedesco.
A rispondergli è stato il deputato del gruppo parlamentare SPD Dirk Wiese secondo cui i richiedenti asilo che commettono gravi crimini in Germania "hanno perso il loro diritto a restare" ma che, tuttavia, la situazione della sicurezza nel paese di destinazione deve essere favorevole al ritorno delle persone. "Non possiamo rimandare le persone dove la loro vita è a rischio", ha aggiunto Wiese.
7. I nostri nuovi articoli su Open Migration
Il prossimo 3 ottobre saranno dieci anni da una tragedia che ha segnato a livello mediatico il racconto delle migrazioni; come ogni anniversario sarà un’occasione per un bilancio, per capire cosa e come è cambiato il meccanismo che ha portato a quella tragedia, quali sono state le responsabilità, chi ha pagato e chi no. È quello che proveremo a fare anche noi, con una serie di articoli di Christian Elia. Questo è il primo. Inizia il 3 ottobre con il naufragio e si conclude l'indomani, con il cordoglio unanime di politica e istituzioni.
Il team di Open Migration
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