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Alle frontiere europee si continua a morire

Foto via Twitter/Sea Watch International


Solo quattro sono le persone sopravvissute all’ultimo naufragio di Lampedusa dove oltre 40 persone sono decedute. Nel frattempo, mentre la tutela dei diritti fondamentali delle persone migranti viene sempre meno, aumentano i fondi per la securitizzazione delle frontiere, con budget da milioni di euro all’agenzia Ue Frontex.

1. Il bilancio dell’ultimo naufragio al largo di Lampedusa

Più di 40 persone sono decedute a seguito dell’ennesimo naufragio avvenuto al largo di Lampedusa. L’imbarcazione era partita da Sfax, in Tunisia.

Al naufragio sono sopravvissute solo quattro persone, tre uomini e una donna originari della Costa d'Avorio e della Guinea. “Le persone sopravvissute hanno riferito alla Guardia Costiera che 45 persone avevano lasciato Sfax. Dopo circa sei ore di navigazione, l'imbarcazione metallica [...] si è capovolta a causa di una grossa onda e tutte e 45 sono finite in mare. Le autorità non hanno ancora recuperato i corpi”, riporta la giornalista Elena Giordano su Politico. “[l’Ong] Sea-Watch, il cui aereo di sorveglianza ha individuato le persone soccorse da una nave mercantile, ha dichiarato: “erano tra i pochi a bordo [della barca affondata] con un giubbotto di salvataggio e [dopo il naufragio] sono rimasti in acqua finché non hanno trovato un'altra barca vuota. Secondo i soccorritori, i sopravvissuti sono esausti e in stato di shock. Si presume che abbiano trascorso diversi giorni alla deriva in mare senza cibo né acqua potabile”, scrivono i giornalisti Lorenzo Tondo e Angela Giuffrida sul Guardian.

Nel frattempo, Vittorio Alessandro, ammiraglio in congedo della Guardia Costiera, sul Manifesto scrive: “non si capisce, ad esempio, come mai non siano dislocate a Lampedusa e nei porti del canale di Sicilia le unità di altura della Guardia Costiera, raramente operative in questi soccorsi, e non si vede perché non si affronti l’emergenza con tutte le risorse disponibili: i grandi porti del Sud e il volontariato organizzato secondo un rigoroso coordinamento dello Stato”.


2. Aumenta il budget per Frontex ma non per la tutela dei diritti

Per Frontex si registra un bilancio record: l’Ue spende più soldi per la gestione delle frontiere che per la tutela dei diritti umani delle persone migranti.

“Parte del budget è assorbito dallo staff dell’Agenzia (2100 dipendenti al marzo 2023) che si aggira intorno ai 183 milioni di euro, rispetto ai 139 milioni del 2022. Un aumento di personale che ha portato a oltre quattro milioni le spese per le attività di reclutamento rispetto ai 2.8 milioni dell’anno scorso. Dal 2021 a oggi sono aumentati costantemente anche i fondi destinati ai rimpatri forzati. In quell’anno erano stati spesi 57 milioni di euro, diventati 68 milioni nel 2022. Per il 2023, invece, il costo delle espulsioni sarà di 83.5 milioni”, riporta il giornalista Youssef Hassan Holgado su Domani.

Inoltre “in questo quadro articolato di finanziamenti, soltanto una parte residua del budget è stata messa a disposizione per attività legate al rispetto dei diritti umani durante le operazioni di intercettazione o rimpatrio. La somma è pari a due milioni di euro e benché sia raddoppiata rispetto al 2022 [...]”.

3. Libia e Tunisia insieme per gestire le migrazioni

Tunisia e Libia hanno annunciato che condivideranno la responsabilità per gestire le centinaia di persone migranti bloccate al confine tra i due Paesi.

“Il portavoce del Ministero dell'Interno tunisino Faker Bouzghaya ha dichiarato [...] che la Tunisia prenderà in carico un gruppo di 76 uomini, 42 donne e 8 bambini bloccati nella zona di confine. Il funzionario del governo ha aggiunto che il gruppo sarebbe stato portato nei centri di accoglienza nelle città di Tatouine e Medenine, dove avrebbero ricevuto assistenza sanitaria e psicologica”, riporta Info Migrants.

Decine di persone migranti sub-sahariane continuano a morire nel deserto libico-tunisino: la Tunisia, nonostante le “promesse”, continua a violare il diritto internazionale, come già denunciato da numerose organizzazioni internazionali. Nel frattempo, “almeno 27 persone provenienti dall'Africa Sub-Sahariana sono morte dopo essere state espulse dalla Tunisia verso il confine con la Libia e abbandonate nel deserto [...]”, riporta Al Jazeera.


4. Il Governo crea “l’emergenza migranti”

Il Ministero dell’Interno ha inviato una circolare ai prefetti in cui viene chiesto di mandare via diversi rifugiati con protezione internazionale riconosciuta dai Centri di Accoglienza Straordinaria (Cas). Questi ultimi rischiano ora di ritrovarsi senza un posto dove stare, riporta la giornalista Alessandra Ziniti su Repubblica.

Ricordiamo, come denuncia l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi), che “migliaia di titolari di protezione internazionale o speciale stanno per essere espulsi dai Cas e mandati per strada [...]. Tale prassi risulta del tutto illegale in quanto i titolari di protezione internazionale e speciale hanno diritto di essere collocati tempestivamente dai Cas verso il sistema Sai, e non abbandonati nel giro di pochi giorni”. Tutto questo è conseguenza anche del Decreto Cutro: “fino a prima del decreto Cutro poteva accedere al Sai anche chi aveva solo fatto domanda d’asilo, cioè di protezione internazionale: ora può farlo solo chi ha già ottenuto una forma di protezione internazionale oltre ad alcune categorie specifiche di richiedenti asilo, come i minori stranieri non accompagnati o quelli provenienti da Ucraina e Afghanistan. In questo modo la gran parte dei migranti che arrivano in Italia continua a stare nei Cas, che però non hanno più posto”, si legge su Il Post.

“Alla riunione [del 4 agosto, convocata dal Ministero dell’Interno] a cui ha partecipato il Tavolo asilo non è stato comunicato nessun numero”, conferma [Gianfranco] Schiavone, [avvocato di Asgi], che ha partecipato alla riunione. “È plausibile che manchino per i prossimi mesi cinquantamila posti in Italia, ma è impossibile fare dei piani senza dei dati precisi”, riporta la giornalista Annalisa Camilli sull’Essenziale.


5. Saliti e già evacuati: legionella sulla Bibby Stockholm

Diverse persone richiedenti asilo sono state spostate dalla chiatta Bibby Stockholm a causa di un’infestazione da legionella, che può causare un grave tipo di infezione polmonare.

"I campioni ambientali del sistema idrico della Bibby Stockholm hanno fatto emergere la presenza di batteri della legionella [...]", ha detto a Sky News un portavoce del Ministero dell'Interno britannico. “Un ospite della Bibby Stockholm ha affermato che, insieme ad altri compagni, sarebbe stato riportato sulla chiatta dopo una settimana [...]”, riportano i giornalisti Ione Wells e Joe Nimmo su Bbc. E ancora: “il ministro laburista Stephen Kinnock, ha affermato che il governo non avrebbe completato correttamente i controlli di sicurezza", dicendo inoltre che il governo si trovi attualmente in uno stato di caos".  

Il Consiglio dei Rifugiati britannico, denunciando il fatto, ha affermato che il Regno Unito ha il dovere di offrire alle persone in cerca di asilo un alloggio sicuro.


6. Sono passati due anni: la sorte delle persone evacuate dall’Afghanistan

Centinaia di migliaia di persone rifugiate afghane sono state lasciate nel limbo, con visti a breve termine o in Paesi terzi in attesa di reinsediamento.

“Più di 124mila civili sono stati evacuati dall'Afghanistan nell'agosto e nel settembre 2021, ma molti si trovano alle prese con politiche di visto restrittive negli Stati Uniti e in Europa [...]”, scrivono i giornalisti e ricercatori Ali M. Latifi, Masroor Mansoor e Wadud Salangi sul New Humanitarian. Molte persone afghane “rimangono bloccate in Pakistan, Iran, Golfo Persico e nei paesi africani, alla disperata ricerca di visti, in un'attesa interminabile, temendo la deportazione e contemplando viaggi rischiosi in Europa e negli Stati Uniti per cercare di chiedere asilo [...]”.

Negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Germania - le tre nazioni che hanno guidato la missione NATO ventennale in Afghanistan, fornendo la maggior parte del sostegno e del finanziamento dell'ex governo sostenuto dall'Occidente - le persone afghane che sperano in un reinsediamento hanno affermato di non avere chiare risposte sul loro futuro.


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