Migranti sempre più vulnerabili tra instabilità nei paesi di origine e respingimenti
Foto via Twitter/Info Migrants
Mentre il colpo di stato in Niger rischia di essere un ulteriore causa di migrazione da un Paese già instabile a livello socio-economico, un nuovo studio dimostra che contrariamente alla narrazione dominante, la presenza di Ong nel Mediterraneo non è un fattore di attrazione per chi tenta di attraversarlo.
1. Colpo di stato in Niger: persone migranti sempre più vulnerabili
Dopo il colpo di stato in Niger la situazione di vulnerabilità delle persone migranti continua a peggiorare.
“La Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (Ecowas) ha minacciato un intervento militare in Niger se i golpisti qualora i golpisti non ripristinassero la presidenza di Mohamed Bazoum. Il Burkina Faso e il Mali hanno affermato che un'azione militare equivarrebbe a una dichiarazione di guerra”, riporta il New Humanitarian. Per le persone migranti la situazione non cambia ma continua a peggiorare: “il Niger – che ospita oltre 300mila rifugiati, quasi tutti provenienti dalla vicina Nigeria – è insieme al Ruanda meta dei trasferimenti dei (pochi) richiedenti asilo registrati presso l’Unhcr in Libia che riescono a essere evacuati tramite il Meccanismo di transito di emergenza (Etm). Prima del colpo di stato in 600 attendevano di partire verso i paesi occidentali con i corridoi umanitari”, scrive il giornalista Giansandro Merli su Il Manifesto.
Inoltre, le politiche europee di contrasto alle migrazioni che vedono il Niger come uno dei fulcri principali per l’esternalizzazione delle frontiere, hanno contribuito all’instabilità socio-economica: “l'adozione della legge 36 da parte del Niger era legata alle promesse europee di finanziamento, ma non era condizionata al mantenimento delle promesse” ha affermato Alia Fakhry, ricercatrice sulla migrazione per il German Council on Foreign Relations. [...] Una volta che la legge ha iniziato a essere applicata, intorno al 2017, le persone ad Agadez hanno affermato di aver assistito al crollo dell'economia locale”, riportano i giornalisti Nick Roll e Rachel Chason sul Washington Post.
2. Il pull-factor non esiste: nessuna correlazione tra Ong e partenze
Un nuovo studio scientifico pubblicato su Nature dai ricercatori e le ricercatrici Alejandra Rodriguez Sanchez, Julian Wucherpfennig, Ramona Rischke e Stefano Maria Iaco, prova che la presenza delle Ong in mare non è un fattore di attrazione per le persone migranti, né un incentivo alle partenze.
Lo studio si basa sulla raccolta di informazioni, in un lasso di tempo che va dal 2011 al 2020, in cui sono state analizzate tre fasi: l’operazione di salvataggio messa in campo dall’Italia tra il 18 ottobre 2013 e il 31 ottobre dell’anno seguente (Mare Nostrum), l’arrivo delle navi Ong, a partire dal 26 agosto 2014 e l’istituzione della zona Sar (search and rescue) libica e la collaborazione tra Tripoli e Unione Europea, dal 2017, in funzione anti-migranti. “Un confronto tra le serie temporali [...] osservate e previste nei periodi post-intervento suggerisce che le politiche di respingimento hanno influenzato il flusso migratorio, ma che i periodi di ricerca e salvataggio non hanno prodotto una differenza percepibile tra il numero controfattuale osservato e quello previsto di tentativi di attraversamento. Quindi non troviamo supporto alla tesi per cui [le operazioni di] ricerca e salvataggio siano causa di “migrazione irregolare”, si legge nella ricerca.
Nel frattempo, nonostante la campagna di criminalizzazione delle Ong, la Guardia Costiera ha dovuto chiedere aiuto alla Ong Open Arms per mancanza di carburante: “ci dirigevamo verso il porto di Civitavecchia, quando le autorità italiane ci hanno chiesto di intervenire su un caso di distress - spiega Veronica Alfonsi, presidente di Open Arms Italia. Mentre procedevamo al soccorso di circa 46 persone, ci siamo trovati di fronte un'altra barca con 14 persone a bordo”, riporta il giornalista Nello Scavo su Avvenire.
3. La Lettonia è stata accusata di tortura nei confronti di richiedenti asilo
Percosse, bruciature di sigaretta sulle braccia e scosse elettriche. Queste sono solo alcune delle forme di violenza che le autorità lettoni avrebbero inflitto a un gruppo di richiedenti asilo, che ora porta il Paese a processo.
"Tutte le istituzioni lettoni, persino il difensore civico della Lettonia, negano che la Lettonia abbia fatto qualcosa di illegale nei confronti delle persone migranti", ha affermato Nikita Matyushchenkov, avvocato per i diritti umani di Respect, protect, fulfill (Rpf), l'organizzazione di supporto legale che ha aiutato Sidya Sompare (20 anni, Guinea) a presentare il suo caso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu)”, riporta il giornalista Michal Kranz su Euronews. Sompare ha infatti affermato di essere stato respinto in un rimpallo tra i confini della Lettonia e della Bielorussia e di essere stato violentemente picchiato, insultato e infine imprigionato in un centro di detenzione lettone, dove ha anche tentato di togliersi la vita.
Oltre a contestare le procedure di espulsione in corso contro Sompare, la Cedu si sta concentrando sui maltrattamenti subiti da altri richiedenti asilo, tenuti in detenzione nelle zone di confine.
4. La prigione galleggiante Bibby Stockholm è una trappola
I vigili del fuoco hanno accusato i ministri del governo inglese di negligenza in quanto intendono ospitare i richiedenti asilo in una "potenziale trappola mortale".
“Il sindacato dei vigili del fuoco (Fbu) ha dichiarato che intende scrivere al Ministero dell'Interno in merito al sovraffollamento e all'accesso alle uscite di sicurezza sulla nave. L'intervento dei funzionari della salute e della sicurezza aveva già portato al rinvio dell'arrivo delle prime persone che avrebbero dovuto soggiornare nella Bibby Stockholm”, scrivono i giornalisti Rajeev Syal e Diane Taylor sul Guardian. “I vigili del fuoco credono che il Bibby Stockholm sia una potenziale trappola mortale [...]. La chiatta dispone di 222 cabine lungo stretti corridoi su tre ponti, con due uscite principali. Il punto di evacuazione per le persone a bordo è un recinto in banchina, che gli assessori hanno definito “del tutto inadeguato”, per circa 550 persone”.
“Il Bibby Stockholm non è un luogo adatto per ospitare i richiedenti asilo. Non è ancora troppo tardi per fermarlo. Gli esseri umani appartengono alle comunità”, ha affermato la sindaca di Portland, luogo in cui attualmente si trova la prigione galleggiante.
5. Due nuovi naufragi al largo di Lampedusa
Sono due i naufragi avvenuti nelle ultime ore al largo di Lampedusa, con una trentina di dispersi.
“Il Soccorso alpino e speleologico siciliano e 82 Csar dell'Aeronautica militare hanno recuperato a Lampedusa 34 persone tra cui sei donne e un minore, erano bloccati da circa 48 ore, dopo il naufragio della loro imbarcazione, su una scogliera ai piedi di una parete verticale alta più di 100 metri nella zona di Cala ponente”, riporta Rai News.
“Con quasi 92.000 arrivi finora quest'anno, secondo i dati del ministero dell'Interno di venerdì, rispetto ai circa 43.000 nello stesso periodo del 2022, si registra un aumento degli arrivi. La guardia costiera ha affermato di aver effettuato un complesso salvataggio a sud di Lampedusa, recuperando i passeggeri di due barche di migranti affondate che erano probabilmente salpate da Sfax in Tunisia”, riporta Reuters.
6. I nuovi articoli pubblicati su Open Migration
L’ultimo articolo della serie su persone con background migratorio e carcere, si concentra sulle donne presenti negli istituti di pena in Italia. I dati forniti ci parlano di una costante diminuzione di presenze, ma anche di ingressi in carcere. Così come per gli uomini, anche le donne commettono reati legati maggiormente al patrimonio, quindi ad una condizione di bisogno, mentre è quasi inesistente l'associazione di stampo mafioso. Ce ne parla Susanna Marietti.
Il team di Open Migration
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