Il Mediatore dell’Ue apre un’indagine sulla strage di Pylos
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Morire in mare o nel deserto: le politiche targate Ue continuano a uccidere
Foto via Twitter/Melting Pot Europa ([link removed])
Mentre il Mediatore dell’Ue apre un’indagine sulla strage di Pylos, in Grecia, in cui sono morte centinaia di persone, dalla Tunisia continuano ad arrivare testimonianze di gravi violazioni dei diritti sul confine libico-tunisino.
1. Il Mediatore dell’Ue apre un’indagine sulla strage di Pylos
Il Mediatre dell'Ue, ha avviato un'indagine sul ruolo dell'agenzia di frontiera Frontex nel naufragio di migranti al largo della Grecia, avvenuto il mese scorso e che ha causato centinaia di vittime, riporta ([link removed]) la giornalista Eleonora Vasques su Euractiv.
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Emily O'Reilly, mediatrice Ue, ha affermato di voler scoprire "i responsabili di queste morti", aggiungendo l’importanza di chiarire il ruolo svolto da Frontex nelle operazioni di ricerca e salvataggio. “È stato riferito che in questo caso Frontex ha allertato le autorità greche della presenza della nave e ha offerto assistenza, ma non è chiaro cos'altro avrebbe potuto o dovuto fare", ha affermato O'Reilly in un comunicato stampa ([link removed]) .
“O’Reilly ha concluso la sua lettera ricordando che “una tragedia di questa portata richiede a tutti i soggetti coinvolti di riflettere sulle proprie responsabilità e di chiarire al pubblico chi è responsabile di queste morti”. Frontex deve fare la sua parte, rispondendo a tutti gli interrogativi “entro la fine di settembre” riporta ([link removed]) il giornalista Simone de la Feld su Eu News.
2. Dalla Tunisia ancora respingimenti e decessi nel deserto
Continuano ad arrivare testimonianze terribili ([link removed]) dal deserto sul confine libico-tunisino, dove centinaia di persone migranti subsahariane sono state violentemente espulse dalle autorità tunisine, denuncia il Consiglio Europeo per i Rifugiati (Ecre).
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L’ultimo caso riguarda quello di Fati Dosso (Matyla Dosso) e della figlia di 6 anni, Marie, trovate senza vita nel deserto. Il collettivo Refugees in Libya è riuscito a mettersi in contatto ([link removed]) con il compagno di Fati Dosso, padre di Marie, che è riuscito a sopravvivere: “Il mio nome legale è Mbengue Nyimbilo Crepin, ma mi chiamano tutti Pato". Doveva morire per salvare la moglie e la figlia. Ora lui è vivo e solo. A ottobre avrebbe festeggiato, con loro, trent’anni. Già vedovo, e senza più l’unica figlia, a questo punto della sua storia Pato considera la morte come il male minore. Matyla e Marie, mamma e figlia, sono morte abbracciate nel deserto. Respinte e uccise da intese politiche spietate”, riporta ([link removed]) il giornalista Nello Scavo su Avvenire.
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Infine, Mediterranea Saving Humans e Refugees in Libia hanno organizzato una maifestazione a Milano, di fronte al consolato tunisino per protestare contro le politiche Ue, l’esternalizzazione delle frontiere e i respingimenti.
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3. Le difficoltà nell’avvio del nuovo Patto Ue sulle migrazioni
I paesi dell'Ue devono finalizzare il testo dell'intero accordo prima che il Parlamento europeo possa dare il via libera.
“L'ultima bozza è arrivata molto tardi", ha affermato un diplomatico dell'Ue [...] "Diversi paesi volevano avere più tempo per analizzarlo.[...] I funzionari dell'Ue speravano di raggiungere un accordo sul regolamento prima della fine dell'estate e poi negoziare con il Parlamento europeo su un accordo finale. Il Parlamento ha indicato che non approverà altri fascicoli in fase di negoziazione fino a quando i paesi dell'Ue non raggiungeranno un accordo sull'intero pacchetto”, riporta ([link removed]) il giornalista Gregorio Sorgi su Politico. “[...] L'accordo è andato in pezzi mercoledì mattina, quando è emersa la divisione tra gli stati in prima linea del sud e i Paesi del nord come Germania e Paesi Bassi, dove i richiedenti asilo spesso si spostano senza permesso”.
Anche i paesi dell'est - il blocco Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia - hanno contribuito a far frenare l’accordo e dovrebbero mantenere questa linea quando i colloqui riprenderanno a settembre: “la loro richiesta principale: misure più forti per sostenere i Paesi che affrontano un afflusso di migranti [...]”.
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4. Il confine Siria-Turchia e le violenze dimenticate
Negli ultimi anni centinaia di persone sarebbero state gravemente ferite o uccise dalle guardie di frontiera turche mentre tentavano di attraversare il confine. Le famiglie delle vittime hanno poche strade – se non nessuna – per cercare giustizia e tutela, finendo con il dover affrontare violenza e assenza di sostegno, riportano ([link removed]) i giornalisti Mahmud Abo Ras e Melissa Pawson sul New Humanitarian.
“Un decennio di guerra, carenza di carburante e aumento dei prezzi hanno spinto milioni di siriani in tutto il paese in una grave povertà [...]. I recenti tagli agli aiuti, l'inflazione della lira turca (utilizzata come valuta in alcune parti della Siria settentrionale) e i terremoti mortali all'inizio di quest'anno hanno aggravato una crescente crisi”. Inoltre, “coloro che vogliono provare a partire in cerca di sicurezza e stabilità si rivolgono ai contrabbandieri per superare il confine fortificato della Turchia. Un muro di cemento alto tre metri sormontato da filo spinato corre lungo 764 chilometri della frontiera di 911 chilometri, pattugliata dall'esercito turco”.
“Mio figlio se n'è andato per trovare un modo per vivere, ed è stato punito con la morte. [...]”, denuncia una donna nel reportage del New Humanitarian.
5. La Polonia punta a chiudere il confine con la Bielorussia
La Polonia ha affermato che potrebbero chiudere i confini con la Bielorussia. L'annuncio arriva dopo che i mercenari del gruppo Wagner si sono spostati in Bielorussia a seguito del tentativo di ammutinamento fallito, riporta ([link removed]) Info Migrants.
"Le autorità hanno registrato più di 16.000 tentativi di attraversamento del confine polacco dall'inizio di quest'anno, ha dichiarato il primo ministro Morawiecki". "
Da maggio 2021, migliaia di persone migranti hanno cercato di raggiungere Polonia, Lituania e Lettonia attraverso la Bielorussia, scatenando una crisi umanitaria tra coloro che sono rimasti bloccati lungo il confine esterno dell'Ue".
I difensori dei diritti dei migranti hanno recentemente affermato che le forze di sicurezza polacche stavano ostacolando illegalmente un gruppo di persone migranti nell'esercitare il loro diritto di chiedere asilo ([link removed]) . Grupa Granica (collettivo che si occupa dei diritti delle persone migranti) afferma che per le persone migranti è impossibile tornare in Bielorussia, dove le guardie di frontiera del paese autoritario le minacciano con la violenza.
6. I nuovi articoli pubblicati su Open Migration
Nei giorni scorsi, alla presenza della Premier italiana Giorgia Meloni e la presidenta della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen è stato siglato con la Tunisia un memorandum per la gestione dei migranti e l’esternalizzazione delle frontiere. A pagare il prezzo più alto di questo “modello” da applicare “successivamente in altri Paesi terzi” è la comunità subsahariana, tra campagne antimigranti e deportazioni nella no man’s land nel deserto tra Tunisia e Libia. Ce ne parla ([link removed]) Arianna Poletti.
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