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Ancora accordi sui corpi delle persone migranti

       
       Foto via Twitter/Refugees in Libya

Mentre a Roma si è svolta la conferenza internazionale sulle Migrazioni e lo Sviluppo per contrastare le migrazioni, l’Inghilterra presenta la nuova “prigione galleggiante” che ospiterà centinaia di richiedenti asilo. I respingimenti illegali sono ormai politiche europee de facto.
 

1. L'Italia ospita la conferenza internazionale sulle Migrazioni e lo Sviluppo

Domenica a Roma si è tenuta la conferenza internazionale che ha coinvolto l’Ue - con la presenza della presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen - i leader dei Paesi nordafricani che si affacciano sul Mediterraneo e del Medio Oriente per affrontare diversi temi inerenti ai flussi migratori.

“Meloni ha definito quattro temi principali per un'ulteriore cooperazione: contrastare il traffico di migranti, gestire meglio i flussi migratori, sostenere i rifugiati e aiutare i paesi di origine” si legge su Deutsche Welle. La conferenza arriva poco dopo il tanto discusso Memorandum d’Intesa con la Tunisia, già aspramente criticato per via delle violazioni dei diritti umani ai danni delle persone provenienti dall’Africa Sub-Sahariana. “Gli Emirati Arabi Uniti hanno promesso 100 milioni di euro per aiutare a migliorare le condizioni nei paesi in cui la povertà e la mancanza di servizi stanno spingendo all'emigrazione” riporta Africa News.

Come risposta alla conferenza organizzata dall’Italia, Refugees in Libya, il collettivo che si occupa dei diritti delle persone migranti rinchiuse o respinte in Libia, e altre reti, hanno organizzato una contro-conferenza focalizzata sull’importanza della salvaguardia della vita in mare e del diritto alla libertà di movimento, ad oggi negato per via delle politiche restrittive e repressive dell’Ue, sotto lo slogan di No agreement on our bodies (Nessun accordo sui nostri corpi).


2. “Bibby Stockholm”: la prigione galleggiante per richiedenti asilo in Inghilterra

Una grande chiatta sulla costa meridionale di Portland ospiterà centinaia di richiedenti asilo. Anche questo fa parte del controverso disegno di legge sull’immigrazione del primo ministro inglese Rishi Sunak. 

“I residenti di Portland si sono opposti, preoccupati che la comunità locale non sia stata consultata e temono l'impatto sui servizi locali come l'assistenza sanitaria. Gli attivisti sono preoccupati per le condizioni in cui vivranno le persone, mentre altri hanno sostenuto che l'uso della chiatta non farà risparmiare denaro”, riporta Bbc News. "Questo disegno di legge costituisce un preoccupante precedente per lo smantellamento degli obblighi relativi all'asilo che altri paesi, anche in Europa, potrebbero essere tentati di seguire, con un effetto potenzialmente negativo sul sistema internazionale di protezione dei rifugiati e dei diritti umani nel suo complesso", ha affermato l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, mentre esortava il governo del Regno Unito”, si legge sul Guardian.

“Il disegno di legge nega l'accesso alla protezione dei rifugiati a chiunque rientri nel suo campo di applicazione, compresi i minori non accompagnati e separati, indipendentemente dal fatto che siano a rischio di persecuzione, abbiano subito violazioni dei diritti umani o siano sopravvissuti alla tratta di esseri umani o a forme moderne di schiavitù” denunciano le Nazioni Unite. 


3. I respingimenti illegali sono politiche europee de facto

La parola "respingimento" è entrata nel lessico dell'Ue insieme a centinaia di migliaia di persone che hanno chiesto asilo dal 2015. Sempre più attivisti ed esperti affermano che i respingimenti sono ora così sistematici da essere di fatto una politica.

“Un respingimento può assumere una varietà di forme. Nella sua forma più semplice, potrebbe essere una singola guardia di frontiera che impedisce a una singola persona che intende chiedere asilo di attraversare un confine usando la violenza (o la minaccia di essa), sia essa fisica o verbale”, scrive la giornalista Ella Joyner su Deutsche Welle. “[...] il Border Violence Monitoring Network, afferma di aver raccolto testimonianze di espulsioni illegali che hanno interessato circa 25.000 persone dal 2017, [...] alla  fine  dello scorso anno. Secondo Stephanie Pope, esperta di migrazione presso l'organizzazione non governativa Oxfam, nell'ultimo decennio sono stati documentati episodi di respingimenti in vari punti delle frontiere esterne dell'Ue. A terra, sono stati segnalati [respingimenti] sul fiume Evros al confine greco-turco, al confine ispano-marocchino nell'enclave spagnola di Melilla, ai confini di Polonia e Bielorussia, Ungheria e Serbia, e Croazia-Bosnia ed Erzegovina” riporta Joyner.

Secondo Hanaa Hakiki del Centro europeo per i diritti costituzionali e umani (ECCHR), nessuno sa davvero quanti aspiranti richiedenti asilo siano morti dopo essere stati respinti. "La morte è sempre stata uno dei rischi dei respingimenti, perché sono stati sempre fatti con negligenza rispetto a ciò che sarebbe accaduto a queste persone”, ha detto Hakiki a Deutsche Welle.


4. Detenzioni arbitrarie e tortura: la denuncia di Human Rights Watch sulla Tunisia

In un nuovo rapporto di Human Rights Watch (Hrw) è stato denunciato che in Tunisia le persone provenienti dai Paesi dell’Africa Sub-sahariana, oltre a essere sistematicamente respinte e sgomberate dalle proprie abitazioni, subiscono gravi abusi dalle stesse autorità.

“Gli abusi documentati includono percosse, uso eccessivo della forza, alcuni casi di tortura, arresti e detenzioni arbitrarie [...] sgomberi forzati e furto di denaro e beni. l Memorandum d'intesa [tra Ue e Tunisia] [...] non ha incluso una serie garanzie volte a impedire che le autorità tunisine compiano violazioni dei diritti delle persone migranti e richiedenti asilo e che il sostegno finanziario o materiale dell'Ue non venga devoluto alle persone responsabili di tali violazioni”. “Il rafforzamento dell'apparato di sicurezza statale e dei controlli alle frontiere dei paesi terzi non ferma la migrazione, costringe solo le persone richiedenti asilo e migranti a prendere rotte più lunghe e pericolose, ha affermato Imogen Sudbery dell'International Rescue Committee” riportano le giornaliste Laura Dubois e Heba Sale sul Financial Times.

La Tunisia non è quindi un Paese sicuro, eppure: “Dal 2015 al 2022 Hrw stima che l’Unione europea abbia speso dai 93 ai 178 milioni di euro per il rafforzamento delle frontiere terrestri e marittime della Tunisia. Un totale a cui va aggiunta l’ultima tranche da 105 milioni. Un’operazione di esternalizzazione delle frontiere da parte di Bruxelles che, valutando le condizioni interne del paese, viene considerata illegittima”, scrive il giornalista Matteo Garavoglia su Il Manifesto


5. Più di 200 persone richiedenti asilo sono state liberate in Libia

Un gruppo di 220 richiedenti asilo, di cui 218 provenienti dal Sudan e due dall'Etiopia, sono stati rilasciati dal centro di detenzione di Ain Zara, gestito dal governo libico, riporta Info Migrants.

“Erano stati arbitrariamente detenuti per 18 mesi in seguito al loro coinvolgimento in un sit-in fuori dalla sede dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) a Tripoli, dove avevano chiesto assistenza per il trasferimento dopo aver presentato domanda di asilo all'agenzia. Il gruppo di migranti, di età compresa tra i 18 e i 42 anni, è stato rilasciato dopo un lungo e complicato processo di campagne condotte dall'organizzazione Refugees in Libya, secondo il portavoce del gruppo David Yambio, un rifugiato sudanese”.

"Anni sono stati rubati dalle loro vite", ha spiegato Yambio. Anche se vengono aiutati a trovare un posto in affitto in Libia, la realtà è che non avranno "accesso al lavoro, alle scuole, ai servizi pubblici o alla sicurezza sociale".


6. I Cas (Centri di Accoglienza Straordinaria) sono già pieni

“Nelle ultime settimane le prefetture e i comuni di molte province italiane, soprattutto nelle regioni del Nord, stanno cercando di trovare posti per accogliere i migranti che ogni giorno sbarcano sulle coste italiane”, riporta il Post.

I Cas stanno ospitando più persone di quante ne potrebbero accogliere: “per molti migranti quelli che dovrebbero essere alloggi temporanei sono diventati una sistemazione definitiva. Dopo due anni di relativa calma si è persa anche la poca organizzazione della rete di accoglienza gestita dai comuni e chiamata Sai, acronimo di “Sistema di accoglienza e integrazione”. “Che siamo in difficoltà è un dato oggettivo”, ha detto Giovanni Barini della cooperativa Milonga che gestisce il Cas (a Verona). “Nelle tende abbiamo ospitato una ventina di richiedenti asilo: non è questa una sistemazione dignitosa, ma non c’è più posto. D’altra parte se i sindaci negano case, come possiamo fare?”.

“Nella ripartizione della percentuale degli oltre 3mila arrivi, alla provincia di Firenze ne toccherebbero più di 800. Questo può portare il sistema di accoglienza fiorentino ad adottare una modalità emergenziale, che ne limiterebbe l’efficacia. È inoltre necessario mantenere il sistema dell’accoglienza diffusa [Sai]”, afferma l’assessora Sara Funaro, del comune di Firenze, criticando il nuovo provvedimento sull’immigrazione del Governo che di fatto limita l’accesso al sistema Sai, creando quindi “l’emergenza”.


7. I nuovi articoli pubblicati su Open Migration

Il cambiamento climatico si trova alla base dei molteplici fattori che spingono le persone a doversi spostare. Tra i Paesi più colpiti c'è la Somalia che oltre a essere martoriata dai conflitti interni, è particolarmente colpita da disastri ambientali che vanno dalle inondazioni alla siccità, andando ad aumentare l'insicurezza alimentare. Ce ne parla Oiza Q. Obasuyi.

Nel corso degli anni si è ridotto il numero degli stranieri in carcere tenendo conto della loro presenza in Italia. Ad aiutare sono anche i processi di integrazione che hanno visto protagoniste molte comunità, per esempio quella albanese e quella rumena, che hanno portato ad una netta diminuzione dei tassi di criminalità. Ce ne parla Susanna Marietti.



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