“Sorvegliare e punire”: la ricetta anti-migranti nelle politiche di frontiera Ue
Foto via Twitter/RefugeesInTunisia
Ue e Tunisia siglano un nuovo accordo per contrastare le migrazioni, nonostante le gravi violazioni dei diritti umani a cui sono sottoposte le persone migranti provenienti perlopiù dai Paesi dell’Africa Sub-Sahariana. Nel frattempo l’Ue aumenta i finanziamenti per la sorveglianza biometrica alle frontiere.
1. L’Ue-Tunisia, il nuovo accordo per fermare le migrazioni
L'Ue e i presidenti Mark Rutte e Giorgia Meloni hanno siglato un nuovo accordo con la Tunisia per contrastare i flussi migratori provenienti dal Paese nordafricano.
“In base all'accordo [...] l'Ue fornirà denaro a Tunisi in cambio di maggior controllo alle frontiere [...]. Il mese scorso la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen ha dichiarato che l'Ue è pronta a fornire alla Tunisia oltre 1 miliardo di euro in settori quali il commercio, gli investimenti e la cooperazione energetica”, scrive il giornalista Jones Hayden su Politico. L’accordo è vincolato a 1,9 miliardi di euro di prestito del Fondo Monetario Internazionale per tentare di sanare i problemi economici del Paese. Tuttavia, l’accordo arriva proprio mentre Saïed intensifica i respingimenti illegali nei confronti di persone provenienti dall’Africa Sub-sahariana, di cui molte famiglie con minori, lasciate senza acqua, né cibo:
Come scrive l’esperta Ahlam Chemlali, PhD Fellow del Danish Institutte for International Studies sul New Humanitarian, così facendo l’Ue legittima la presa sempre più autoritaria del presidente tunisino: “nel corso degli anni, la guardia costiera tunisina, sostenuta dall'Ue, ha intercettato in mare decine di migliaia di richiedenti asilo e migranti diretti verso l’Europa, compresi molti altri che erano partiti dalla Libia. Tuttavia, l'assenza in Tunisia di una politica migratoria sull'asilo fa sì che queste persone non abbiano modo di ottenere protezione e tutele”.
2. La tecnologia impiegata alle frontiere viola i diritti umani
I centri di ricerca EuroMed Rights e Statewatch hanno pubblicato un rapporto sull’utilizzo della tecnologia nelle politiche di frontiera dell’Ue.
Infatti, negli ultimi tre decenni “[...] è stata messa in atto un'ampia infrastruttura di sistemi di sorveglianza, banche dati, tecniche di identificazione biometrica e reti di informazioni per fornire alle autorità statali [...] il controllo sui cittadini stranieri che cercano di entrare nell'Ue o di soggiornare nel territorio Schengen. Le tecnologie digitali sono alla base delle invasioni della privacy, delle brutali violazioni dei diritti umani [...]”, si legge nell’introduzione al rapporto. “Uno studio condotto per conto della Commissione europea nel 2022 ha rilevato che più di 7,7 miliardi di euro sono stati spesi per “la gestione delle frontiere europee” tra il 2015 e il 2020 [...]”, si legge ancora.
“In un contesto che resiste al controllo pubblico e in cui il settore militare e di sicurezza privato ha un interesse [...] nell'espansione dell'architettura di sorveglianza, è fondamentale che la società civile si faccia sentire sulle violazioni che si verificano ogni giorno alle frontiere dell'Europa, anche attraverso l'uso della tecnologia”, riporta la giornalista Eva Baluganti su Eu Observer. “È quindi della massima importanza continuare a monitorare e denunciare il loro [tecnologie per la sorveglianza] uso, nella lotta per una politica migratoria umana che metta in primo piano i diritti delle persone [...]”.
3. Cresce il numero dei minori non accompagnati
Per la prima volta, nel 2022, i minori non accompagnati in tutta l'Ue rappresentavano il 19% del numero totale di richiedenti asilo. I giovani migranti che arrivano in Europa dai paesi dell'Africa occidentale e del Corno d'Africa sono per lo più ragazzi, di età compresa tra i 16 e i 17 anni, che viaggiano da soli.
“Le domande di protezione internazionale per il periodo da maggio 2022 ad aprile 2023 si sono avvicinate a livelli che ricordano i dati del 2015-2016, il periodo che ha visto un picco migratorio innescato principalmente dalla guerra in Siria”, si legge su Info Migrants.
E ancora “molti dei minori migranti non accompagnati che arrivano in Europa in realtà partono da casa, o sono costretti a fuggire, quando sono ancora più giovani di quando arrivano in Europa. Molti trascorrono anni in viaggio prima dell’arrivo e potrebbero trascorrere periodi in quanto sfollati interni nei loro Paesi prima di intraprendere la rotta migratoria verso l'Ue. Ciò è particolarmente vero per chi viene dall'Africa. Secondo l'UNHCR, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, circa il 40% degli sfollati nel mondo sono bambini. Il gruppo più numeroso di loro è ospitato in Etiopia, circa 41.000 hanno dichiarato l'UNHCR nel 2022”.
4. L’appello per una missione Ue di salvataggio
Un'ampia coalizione del Parlamento europeo ha votato a favore di una risoluzione sulle operazioni di ricerca e soccorso a livello Ue con il fine di prevenire le stragi lungo la rotta nel Mediterraneo.
“Il testo in Parlamento chiede "l'istituzione di una missione globale di ricerca e salvataggio dell'Ue attuata dalle autorità competenti degli Stati membri e da Frontex. [...] Il documento invita inoltre la Commissione a verificare se i respingimenti dei migranti siano in linea con il diritto europeo e internazionale”, scrive il giornalista Gregorio Sorgi su Politico. Inoltre, “la risoluzione invita la Commissione europea a fornire informazioni complete sui tipi di supporto che l'Ue e i suoi Stati membri forniscono alle autorità e alle guardie costiere di paesi terzi, tra cui Libia, Turchia, Egitto, Tunisia e Marocco” scrive il giornalista David MacRemond sul Journal, per via delle denunce relative al mancato rispetto dei diritti umani da parte sia di numerose Ong ma anche dalle Nazioni Unite.
Infine, la stessa Commissione Europea ha dichiarato che “vi è una chiara indicazione che la guardia costiera libica, che sovvenziona, è infiltrata da gruppi criminali. La dichiarazione di giovedì 6 luglio della Commissaria europea per la migrazione, Ylva Johansson, arriva, tuttavia, in seguito alla recente consegna delle motovedette da parte dell'Ue alla guardia costiera libica”, scrive il giornalista Nikolaj Nielsen su Eu Observer.
5. Oltre 800mila persone sono sfollate interne in Mozambico
Attualmente, stimano le Nazioni Unite, 800mila persone sono sfollate internamente in Mozambico, a causa di un conflitto tra gruppi di estremisti, presenti soprattutto nel nord di Cabo Delgado, e il governo del Mozambico iniziata nel 2017. Questi gruppi sarebbero guidati, in particolare, dal movimento estremista “Ansar al-Sunna” come spiega Theo Neetheling, professore di Scienze Politiche della University of the Free State (in Sud Africa) su The Conversation.
“Molti hanno paura di tornare a casa, temendo che gli attacchi degli insorti o gli scontri tra ribelli e forze governative li costringano a fuggire nuovamente. Tuttavia, le autorità affermano che la violenza è diminuita negli ultimi mesi grazie al sostegno delle forze straniere, principalmente truppe ruandesi e dell'Africa meridionale”, scrive il giornalista Sergio Nambi su Voa News.
Nonostante i vari sforzi da parte di numerose associazioni per aiutare le persone vulnerabili, gli attacchi dei ribelli non si sono fermati del tutto e la vita delle persone rimane nel limbo. "Gli aiuti umanitari sono assolutamente necessari per fornire assistenza a queste persone e aiutarle a ricominciare la loro vita nelle regioni di origine", ha affermato Mariana Camaroti su della Croce Rossa Italiana.
6. La Gran Bretagna vuole impugnare la sentenza della Corte di Appello sulle deportazioni
Il governo britannico ha dichiarato di aver ricevuto il via libera per impugnare la decisione della Corte d'appello del mese scorso secondo cui il suo piano di espulsione dei richiedenti asilo in Ruanda era illegale.
“Il mese scorso la Corte d'Appello ha stabilito che il piano era illegale perché non ci si poteva fidare del Ruanda per trattare in modo equo le richieste dei richiedenti asilo. Due dei tre giudici hanno affermato che i migranti erano a rischio di respingimento – allontanamento forzato verso paesi dove le loro vite sarebbero a rischio”, si legge su Info Migrants.
Oltre a portare avanti il suo piano per il Ruanda, il governo del Regno Unito sta anche cercando di portare all’approvazione il suo "disegno di legge sull'immigrazione illegale", nonostante le sfide legali. Il disegno di legge impone al governo l'obbligo legale di trattenere e allontanare i migranti irregolari che arrivano nel Regno Unito. Tuttavia, “l'attuale bozza del disegno di legge rischia di violare gli obblighi di diritto internazionale ai sensi della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo e della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla tratta” riporta Info Migrants.
7. I nuovi articoli pubblicati su Open Migration
La rielezione di Erdogan, l'accordo Ue-Turchia e l'esternalizzazione delle frontiere. Uniti, questi tre elementi continuano a influire negativamente sui diritti delle persone migranti che vengono sistematicamente respinte alle frontiere esterne dell'Unione Europea. Ce ne parla Arturo Salerni.
Nel maggio del 2022 sono iniziate le udienze preliminari relative al processo che vede imputati alcuni membri dell’equipaggio della nave della ong tedesca Jugend Rettet. Un processo che sta seguendo un osservatorio di cui fa parte anche Amnesty International. Ce ne parla Serena Chiodo.
Il Tribunale di Roma ha ordinato allo Stato italiano di rilasciare il visto umanitario a una famiglia afghana, respingendo in tal modo le argomentazioni dell’Avvocatura dello Stato secondo cui le richieste di visto presentate a mezzo email e le procure prese on line renderebbero invalida la richiesta stessa di rilascio del visto presentata dalla famiglia. Ce ne parlano Fabi Fugazza e Vittoria Garosci.
Il team di Open Migration
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