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Subject Trattamenti inumani e respingimenti: per le persone migranti non esistono tutele
Date July 10, 2023 9:43 AM
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In Tunisia si intensificano le violenze e gli sgomberi nei confronti delle persone migranti provenienti dai Paesi dell’Africa sub-sahariana.

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Trattamenti inumani e respingimenti: per le persone migranti non esistono tutele


Foto via Twitter/Il Manifesto Global ([link removed])

In Tunisia si intensificano le violenze e gli sgomberi nei confronti delle persone migranti provenienti dai Paesi dell’Africa sub-sahariana: adulti e minori si sono ritrovati senza casa. Nel frattempo proseguono le politiche securitarie in Ue: mentre il Tribunale di Roma condanna il Ministero dell’Interno per respingimenti a catena, Grecia e Turchia continuano a violare i diritti delle persone richiedenti asilo.

1. La Tunisia espelle e abbandona le persone migranti sul confine con la Libia

Le forze di sicurezza tunisine hanno espulso collettivamente diverse centinaia di persone provenienti dall’Africa Sub-sahariana, compresi bambini e donne incinte, in una remota zona militarizzata al confine tra Tunisia e Libia. Le violenze si sono concentrate principalmente nella città di Sfax.

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“Le persone espulse erano di molte nazionalità africane – ivoriana, camerunese, maliana, guineana, ciadiana, sudanese, senegalese e altre – e includevano almeno 29 bambini e tre donne incinte. Almeno sei persone espulse erano richiedenti asilo registrate presso l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), mentre almeno due adulti avevano tessere consolari che li identificavano come studenti in Tunisia”, riporta ([link removed]) Human Rights Watch. “Tra loro sono segnalati richiedenti asilo, donne incinte, bambini e neonati di sei mesi. Tuttavia mantenere un contatto telefonico è un’impresa difficile: sono numerosi infatti i casi di pestaggi e violenze da parte delle forze di sicurezza tunisine, impegnate anche a sequestrare cellulari e a distruggere i passaporti delle persone fermate”, riporta ([link removed]) il giornalista Matteo
Garavoglia sul Manifesto.

In questo contesto, il silenzio assordante dell’Unione Europea (Ue) è emblematico: “per i politici europei, che attualmente si preparano a erogare circa 1 miliardo di euro in aiuti, la città [Sfax] è arrivata a rappresentare molto di più. [...] La prospettiva di collaborare con il presidente intransigente del paese [Kaïs Saïed] è sul tavolo delle trattative” scrive ([link removed]) il giornalista Simon Speakman Cordall su Al Jazeera. Nel frattempo, al largo di della Tunisia è affondata un’imbarcazione partita da Zarzis: almeno una persona deceduta e altre 10 disperse.
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2. Ministero dell’Interno condannato: respingimenti illegali

Il Ministero dell’Interno è stato condannato dal Tribunale di Roma per aver effettuato respingimenti a catena. In particolare, la sentenza del Tribunale riguarda il caso di A., cittadino originario del Pakistan in fuga dal Paese e che l’Italia ha fermato prima a Trieste per poi continuare il respingimento verso la Slovenia, poi la Croazia e infine la Bosnia ed Erzegovina.

“La decisione della giudice Damiana Colla [...] è estremamente rilevante non soltanto perché “accerta e dichiara l’illegittimità” delle riammissioni informali attive da parte italiana ma soprattutto perché inchioda l'”evidente nesso di causalità” tra l’operato della polizia italiana e il “danno subito” da A. “La lesione del diritto d’asilo e i trattamenti inumani - scrive infatti la giudice - sono stati la diretta conseguenza della riammissione informale del ricorrente in Slovenia da parte delle autorità di frontiera di Trieste”, riporta ([link removed]) il giornalista Duccio Facchini su Altreconomia.
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Inoltre, “[...] la condotta, in palese violazione delle norme internazionali, europee e interne che regolano l’accesso alla procedura di asilo, è illegittima perché eseguita senza la consegna agli interessati di alcun provvedimento e senza alcun esame delle situazioni individuali, dunque con chiara lesione del diritto di difesa e del diritto alla presentazione di un ricorso effettivo”, riporta ([link removed]) l’Asgi.
3. I rischi del nuovo accordo sulle migrazioni

Il nuovo accordo Ue sulle migrazione rischia di violare gravemente i diritti delle persone migranti.

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“L’accordo, votato a maggioranza qualificata in seno al Consiglio dell’UE, così com’è andrebbe a ridurre gli standard di protezione internazionale”, scrive ([link removed]) il giornalista Lorenzo Di Stasi in un nuovo approfondimento per Open Migration. “Un obiettivo di fondo della posizione negoziale degli Stati membri è trasferire la responsabilità a Paesi extraeuropei, anche se a fine 2022 secondo l’UNHCR il 76% dei rifugiati si trovava in Paesi a medio-basso reddito. I destinatari sono i Paesi dei Balcani occidentali e del Nord Africa, attraverso il concetto giuridico di “Paese terzo sicuro”. Tuttavia, le riforma proposta non aumenta la probabilità che questi Paesi accettino di ospitare persone rimpatriate dall’UE”.

Inoltre, “Sono stati respinti i miglioramenti alle norme sulla responsabilità (rispetto a Dublino) proposti inizialmente dalla Commissione europea, tra cui una definizione di famiglia più ampia per consentire l’unificazione familiare con fratelli e sorelle”.
4. Il sottofinanziamento delle operazioni di ricerca e soccorso

Continuano a emergere nuove inchieste in seguito al naufragio avvenuto al largo di Pylos, in Grecia. Il giornalista Apostolis Fotiadis della testata giornalistica investigativa greca Solomon, ha denunciato ([link removed]) che solo lo 0,07% di 819milioni di euro di budget per il controllo delle frontiere viene effettivamente utilizzato per le operazioni di ricerca e soccorso.

“Secondo l'analisi di Solomon sulle proposte di programma previste dal “Fondo di gestione delle frontiere ([link removed]) ” europeo, l'ammontare delle risorse destinate alla Grecia dall'attuale bilancio dell'Ue, per gli anni 2021-2027, supera gli 819 milioni di euro. Il denaro finanzierà programmi la cui attuazione avrà un impatto diretto sulla capacità operativa delle autorità nazionali e su quella di Frontex, l'agenzia per le frontiere dell'Ue”, scrive ([link removed]) Fotiadis. “È tragico ma non sorprendente che la priorità sia tenere fuori le persone piuttosto che salvare vite", ha affermato Catherine Wollard, direttrice dell’Ecre (Consiglio europeo per i rifugiati).

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5. Ue e Turchia, l’accordo che continua a violare i diritti umani

Il ministero dell'Interno turco ha dichiarato che due gommoni con rispettivamente 37 e 47 persone a bordo sono stati soccorsial largo dell'isola greca di Lesbo. Un'altra imbarcazione con 11 persone è stata intercettata nei pressi della città turca di Izmir, si legge ([link removed]) su Info Migrants. I funzionari non hanno fornito dettagli sui paesi di origine delle 95 persone migranti, ma hanno accusato la Grecia di essere complice di respingimenti.

“Da anni la Turchia accusa le autorità greche di aver effettuato respingimenti in mare respingendo le barche dei migranti nelle acque turche. Ciò costituirebbe una violazione del diritto internazionale”. Tuttavia, “la Grecia accusa la Turchia di non aver fatto la sua parte per impedire ai migranti irregolari di lasciare le sue coste”, in base all’accordo Ue-Turchia basato sul contenimento dei flussi migratori.

Come scrive ([link removed]) Arturo Salerni in un nuovo approfondimento per Open Migration: “la situazione post elettorale in Turchia (e la stabilità che ne consegue) ragionevolmente condurrà a una prosecuzione e a un’implementazione delle politiche sinora seguite dagli stati europei in tema di migrazione, proprio nel momento in cui nell’Unione si mira a rafforzare le frontiere e ad incrementare i rimpatri dei migranti giudicati irregolari anche verso i paesi di transito. Il tutto a prescindere dal rispetto dei diritti delle persone nei luoghi verso cui queste sono respinte con un arretramento rispetto ai principi di non respingimento e di protezione internazionale [...]”.
6. Aumentano i posti di lavoro con il Decreto Flussi
Quasi 500.000 in tre anni. Tra le categorie lavorative troviamo principalmente collaboratrici domestiche, idraulici, elettricisti e autisti, riporta ([link removed]) la giornalista Alessandra Ziniti su Repubblica.
"Quote riservate per Tunisia, Marocco, Costa d’Avorio. Tanto più che, come era stato annunciato nei mesi scorsi più volte dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, quote di questi ingressi saranno riservate ai Paesi di origine ma anche di transito che hanno stretto accordi con l’Italia per il contrasto all’immigrazione clandestina e per la riammissione di chi arriva in Italia illegalmente: dunque, su tutti, Tunisia, Marocco, Costa d’Avorio, solo per citare i Paesi con i quali nelle scorse settimane il governo italiano ha stretto accordi in questo senso", scrive Ziniti.

E ancora: "il nuovo decreto flussi, più o meno nella misura di 150.000 unità all’anno, apre a nuove categorie di lavoratori raccogliendo così le istanze che nei mesi scorsi erano state sottoposte al governo".

7. La cosiddetta Guardia Costiera libica spara contro la Ocean Viking

Una motovedetta delle autorità libiche ha sparato contro la Ocean Viking ([link removed]) , imbarcazione della Ong SOS Mediterranée, durante le operazioni di soccorso.
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"L’operazione è avvenuta venerdì e ha permesso il soccorso di 57 persone in totale. I due gommoni erano partiti dalla nave Ocean Viking alle 12 circa per una prima imbarcazione in difficoltà. I problemi con la Guardia costiera libica sono cominciati quando la Ocean Viking si stava spostando per rispondere a un’altra richiesta di soccorso da un’altra imbarcazione: c’è stata un’interlocuzione tra i libici e un membro dell’equipaggio in grado di parlare l’arabo in cui è sembrato che i primi volessero opporsi al secondo salvataggio. Alla fine hanno acconsentito", riporta ([link removed]) Il Post. Tuttavia, "quando i gommoni hanno soccorso le persone dalla seconda imbarcazione in difficoltà, la nave della Guardia costiera libica ha iniziato alcune manovre pericolose, tagliando la traiettoria dei gommoni e sparando almeno tre volte".

Ci troviamo di fronte a un “apartheid delle migrazioni”, come afferma ([link removed]) il giornalista
Andrew Connelly su Foreign Policy: “l'Europa ha investito molto per garantire che i migranti non lasciassero la Libia. L'intercettazione delle barche sovraffollate è subappaltata a una milizia che i burocrati chiamano ridicolmente guardia costiera. Le risorse aeree europee, inclusa Frontex, vagano per il Mar Mediterraneo alla ricerca di barche di migranti e poi chiamano i libici per trascinare i migranti nelle prigioni dove si verificano gli orrori più indicibili”.
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