L’esternalizzazione delle frontiere continua a violare i diritti umani
Foto via Twitter/Francesca Spinelli
Mentre la Corte di Appello del Regno Unito dichiara illegittima la deportazione di richiedenti asilo in Ruanda, si intensifica il conflitto in Sudan che provocherà la fuga di più di 1 milione di rifugiati, già fuggiti principalmente in Ciad, Egitto e Sud Sudan. Nuovi allarmanti dettagli emergono sulle responsabilità del naufragio in Grecia.
1. Regno Unito: deportare richiedenti asilo in Ruanda è illegittimo
Il piano del governo britannico di espellere richiedenti asilo in Ruanda è illegale. Così ha stabilito la Corte d'appello, in un duro colpo alle controverse politiche sull'immigrazione della Ministra dell’Interno Suella Braverman, già fermamente condannate dalle organizzazioni umanitarie.
“La Corte d'appello ha stabilito che le carenze nel sistema di asilo del Ruanda [rappresentavano] fondati motivi per ritenere che coloro che vi sarebbero stati inviati sarebbero stati riportati nelle loro nazioni d'origine dove avrebbero dovuto affrontare persecuzioni o altri trattamenti disumani”, riportano i giornalisti Andrew Macaskill, Sam Tobin e Michael Holden su Reuters. Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha affermato di voler ricorrere alla Corte Suprema: “Sunak ha affermato che, pur rispettando la Corte d'appello, è "fondamentalmente" in disaccordo con la sua conclusione [...]. “Il Ruanda è un paese sicuro", ha affermato Sunak”, riportano i giornalisti Matt Honeycombe-Foster e Bethany Dawson su Politico.
Inoltre, nonostante la sentenza, “più di 24.000 richiedenti asilo provenienti da circa un terzo dei paesi del mondo potrebbero in futuro affrontare il rimpatrio in Ruanda da parte del ministero dell'Interno” riporta la giornalista Diana Taylor sul Guardian.
2. Salta la mediazione di Meloni coi Paesi Visegrad
Dopo l’incontro degli Consiglio Ue a Bruxelles, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni torna a Roma senza risultati sui ricollocamenti di richiedenti asilo per il nuovo Patto sulle migrazioni.
“Il volo di ritorno da Bruxelles è un viaggio complicato per Giorgia Meloni che, dopo una vigilia di grandi aspettative, torna dal Consiglio europeo con nulla in mano. Per di più, per colpa dei suoi alleati ungheresi e polacchi. Salta intesa sui migranti: tutto da rifare, con Budapest e Varsavia che si sono messe di traverso su redistribuzione e sanzioni a chi non rispetterà le nuove norme”, riporta la giornalista Lisa Di Giuseppe su Domani. “L'Ungheria si rifiuta di sistemare decine di migliaia di migranti nei ghetti: con questa motivazione, e con il sostegno della Polonia, il primo ministro ungherese ha giustificato il rifiuto dell'accordo proposto dai partner europei - e già siglato in Lussemburgo - al vertice dell'Unione europea a Bruxelles di questa settimana”, riporta il giornalista Cristiano Tassinari su Euronews.
3. Più di un milione di persone in fuga dal Sudan
Si prevede che più di 1 milione di rifugiati fuggiranno dal conflitto in Sudan. Per Open Migration la sociologa Igiea Lanza Di Scalea aveva scritto un approfondimento in merito: “per un breve periodo, il Sudan ha rappresentato la speranza di “soluzioni africane a problemi africani”, con gli accordi dell’agosto 2019 che avevano portato a un governo di transizione militare/civile con il compito di traghettare il paese verso la democrazia e la ricostruzione delle istituzioni e degli organi dello Stato centrali, come l’Assemblea legislativa [...]. Un sogno durato poco, sino all’ottobre del 2021, quando i militari hanno deposto il Primo Ministro Hamdok, reo di non aver messo il Paese in sicurezza e, al contrario, di aver aggravato la crisi economica e i tassi di povertà”.
“Già quasi 600.000 persone sono fuggite nei paesi vicini come l'Egitto, il Ciad, il Sud Sudan e la Repubblica Centrafricana”, riporta Deutsche Welle. L’analista Abiol Lual Deng, esperta di geopolitica dell’Africa dell’Est, sempre per Deutsche Welle, ha affermato che il conflitto in corso sta riaccendendo la miccia anche del conflitto del Darfur e che gli attacchi agli aiuti umanitari e ai civili continuano a intensificarsi.
Nel frattempo, ricevere assistenza a livello internazionale è sempre più difficile: “circa 25 milioni di persone - circa la metà della popolazione - hanno ora bisogno di assistenza umanitaria e quasi tre milioni sono sfollati a causa dei combattimenti. Un gran numero di loro è sostenuto da famiglie e comunità ospitanti. La situazione è particolarmente critica in Darfur – dove le milizie delle Rsf (Rapid Support Forces) sono accusate di violenze etnicamente mirate – e a Khartoum dove l'esercito sta bombardando le forze [militari] di terra delle Rsf con poco riguardo per i milioni di persone ancora intrappolate nella città”, riportano i giornalisti Filippo Kleinfield e Mohammed Ammin su New Humanitarian.
4. Migrazioni dall’Africa: tra securitizzazione e stereotipi
La mobilità umana è resa sempre più impossibile per via dell’approccio securitario che i Paesi dell’Ue adottano specialmente per coloro che provengono dal Sud globale. In questo caso, il sociologo e collaboratore delll’Institut des Droits de l’Homme et de la Paix (IDHP) dell’Università Cheikh Anta Diop di Dakar Riccardo Cappelletti, su Open Migration, approfondisce il caso del Senegal.
“Ciò che ci interessa rilevare, seppur sinteticamente, è l’impatto profondo dell’inasprimento progressivo del quadro giuridico e delle politiche migratorie internazionali. Un impatto che ha stravolto progetti e strategie – basati, ad esempio, su reti di solidarietà, finanziamento e accoglienza a base regionale o di villaggio, di affiliazione/appartenenza religiosa, su meccanismi di ricambio intergenerazionale/familiare ecc. – del passato recente, rendendo sovente l’opzione migratoria una «scelta tragica»”. Inoltre: “la maggior parte dei flussi migratori africani, al contrario della percezione che se ne ha in Europa con la complicità di differenti attori politici e massmediatici, si compie all’interno del continente. Così come andrebbe corretta la scala fuorviante delle carte geografiche, per ridare all’Africa la giusta dimensione rispetto agli altri continenti, non sarebbe male riequilibrare il discorso anche su questo aspetto”.
5. Frontex valuta se lasciare la missione in Grecia
Frontex, l’agenzia di controllo delle frontiere dell’Ue, sta valutando la possibilità di sospendere temporaneamente la sua attività in Grecia in seguito al naufragio al largo di Pylos, che ha visto coinvolte oltre 600 persone.
“L'idea è stata suggerita dal responsabile dei diritti fondamentali di Frontex, Jonas Grimheden”, scrive la giornalista Giulia Carbonaro su Euronews. Nel Frattempo, aumentano le testimonianze sulla responsabilità della Guardia costiera greca, accusata di aver causato il ribaltamento dell’imbarcazione: “sedici rifugiati hanno accusato i greci, ad esempio, di aver causato il capovolgimento del peschereccio, mentre sette sono convinti che i tentativi di salvataggio greci siano stati nel migliore dei casi titubanti, il che significherebbe che erano disposti ad accettare la morte di centinaia di persone. Ci sono anche seri dubbi sulla volontà delle autorità greche di indagare a fondo sul disastro”, si legge nell’inchiesta portata avanti da un team di giornalisti del Der Spiegel, Lighthouse Reports, El Pais, Siraj, l'agenzia siriana di reportage investigativo.
Infone: “piuttosto che inviare una nave ospedale della marina o specialisti di soccorso, le autorità greche hanno inviato una squadra che comprendeva quattro uomini mascherati e armati di un'unità operativa speciale della guardia costiera", hanno riportato i giornalisti Matina Stevis-Gridneff e Karam Shoumali sul New York Times.
6. Migranti abbandonati a loro stessi sul confine Usa-Messico
Tra le tante difficoltà, anche le alte temperature stanno mettendo in pericolo la vita delle persone che spesso intraprendono viaggi lunghi e pericolosi senza cibo né acqua per arrivare dal Sud o Centro America agli Stati Uniti.
“Le persone semplicemente non sanno cosa stanno affrontando", ha detto Laurie Cantillo, volontaria di Humane Borders, un’organizzazione senza scopo di lucro che consegna rifornimenti [di cibo e acqua] alle persone che tentano di arrivare negli Stati Uniti”, scrive la giornalista Alicia Victoria Lozano su Nbc News. “ll Texas, che è stato soffocato da un'intensa ondata di caldo per gran parte di giugno, è stato considerato tra i luoghi più caldi della terra [...]. Le condizioni torride hanno causato almeno 13 morti, hanno detto alcuni sanitari”.
La settimana scorsa è stato trovato un corpo che galleggiava sul lato messicano del Rio Grande. In una dichiarazione, la US Customs and Border Protection ha affermato di aver registrato ulteriori decessi ma senza specificarne il numero. "Il terreno lungo il confine, il caldo estivo estremo e le miglia che i migranti devono percorrere nel deserto dopo aver attraversato il confine in molte aree non perdonano".
Il team di Open Migration
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